Giovedì, 27 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2906

Terzo incontro allo spazio sotterraneo del S.A.S.S. previsto nel programma delle "Rotte del Mondo"
ASPETTANDO PRIMAVERA: LA COOPERAZIONE TRENTINA NEL DOPOGUERRA DEI BALCANI

Si può parlare di una primavera dei Balcani, di un movimento dal basso che spinge verso la democratizzazione, simile a quello che ha vissuto recentemente il Medioriente? E come sta agendo il mondo della solidarietà e della cooperazione trentino a 20 anni dalla dissoluzione della Jugoslavia? A queste complesse domande, formulate dalla moderatrice dell'incontro Francesca Vanoni, direttrice dell'area progetti dell'Osservatorio Balcani e Caucaso, hanno risposto ieri sera nello spazio del S.A.S.S. di piazza Cesare Battisti a Trento, Fabrizio Bettini di "Operazione Colomba", Stefano Bertoldi dell' "Associazione Auto Mutuo Aiuto" di Trento, Daniele Billotta di "Viaggiare i Balcani", Elisa Bartolameni della "Cooperativa Arianna", Annalisa Tomasi, consigliera nella Circoscrizione Centro Storico di Trento, una lunga esperienza in Bosnia alle spalle.-

Nel corso della serata, organizzata con il supporto del Centro di formazione alla solidarietà internazionale e dell'Associazione Trentino per i Balcani, alcuni protagonisti della cooperazione trentina hanno portato la loro esperienza di lavoro e di vita in un'area che sta ancora vivendo una condizione di grande difficoltà, come ha illustrato nell'introduzione la moderatrice Francesca Vanoni. Tuttavia oggi, rispetto a 20 anni fa, in Serbia, Bosnia Erzegovina, Kosovo e Albania non si vive in un regime autoritario, non ci sono conflitti in atto e tutti questi paesi sono considerati nel panorama internazionale , in un futuro più o meno prossimo, stati membri dell'Unione europea. Fabrizio Bettini, di Operazione Colomba e Tavolo trentino con il Kossovo ha definito l'azione di cooperazione come incisiva nel tessuto sociale, non nel contesto politico, a causa della persistenza di un "comunismo strutturale", ancorché non ideologico. In Albania non c'è guerra, ma si muore per vendetta di sangue e le istituzioni negano questo fenomeno. "Come operatori ci manca la grande scala, ci vogliono riconoscimento e finanziamenti più ampi" ha aggiunto Bettini, ricordando come la sua associazione si indirizza soprattutto ad interventi in situazioni di emergenza, mentre ad oggi forse è più utile un lavoro diverso, quello che punta ad affidare alle persone la responsabilità di crescere autonomamente. Per questo ha avuto un buon successo un percorso a cui hanno partecipato una trentina di ragazzi serbi, albanesi, rom ed egyptian, che hanno lavorato all'insegna di un incontro reale fra le diversità. "L'amore per i Balcani, una terra con tutti i suoi limiti e problemi, ci ha insegnato a comprendere di più anche la nostra società. Viaggiare oltre l'Adriatico è stato come un vaccino che ci può aiutare a combattere l'intolleranza" ha detto ancora Bettini.
Stefano Bertoldi lavora in Kossovo, dove accanto alla ricostruzione materiale serve anche un aiuto di altro tipo, psicologico e sociale. L'auto-mutuo aiuto è stato promosso nel paese fin dal 2001 grazie all'associazione A.M.A., ma funziona anche in altre realtà come Brasile, Russia, Serbia. Si tratta di una metodologia di aggregazione e confronto fra i partecipanti, con la presenza di helper (facilitatori) e oggi va avanti autonomamente. Ha una modalità interattiva: i capisaldi sono aiutare l'altro per aiutare noi stessi e creare forme di cittadinanza attiva in gruppi di persone con problemi diversi, come disabilità, alcolismo, detenzione per cause politiche, necessità di elaborare il lutto in familiari di persone scomparse.
Elisa Bartolameni lavora in Trentino e in Kosovo per la cooperativa Arianna, che organizza da 5 anni campi estivi per bambini. Quest'anno 30 ragazzi trentini e 50 ragazzi di Peja hanno accolto fino a 200 bambini al giorno. La loro azione educativa vuole creare una cittadinanza attiva europea e partecipata, che ha per obiettivo una maggiore consapevolezza. I temi conduttori su cui riflettere vengono riportati in momenti di confronto anche a Trento. Per Elisa il tema principale è: combattere la paura del diverso. "I Balcani sono vicini a noi e la nostra scoperta è stata che i sogni dei ragazzi di Trento sono gli stessi di quelli di Peja" ha concluso.
Nelle parole di Daniele Billotta, l'azione della sua associazione è certamente uno stimolo al turismo responsabile nell'area. Attiva dal 2002, dal 2009 Viaggiare i Balcani è un'associazione autonoma che organizza percorsi di viaggio e turismo scolastico, con il coinvolgimento delle classi preparate all'incontro con la realtà giovanile del luogo. Pur lavorando in zone difficili (Vukovar, Pristina, Peja Sarajevo), quest'anno ben 300 ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori di tutta Italia hanno visitato i Balcani, sempre con la presenza di un mediatore culturale.
Annalisa Tomasi ha lavorato a lungo in Bosnia-Erzegovina, nella cooperazione internazionale che vede oggi la "Circoscrizione Trento Centro" lavorare con la realtà di Prijedor. L'obiettivo del progetto, che nasce nel 1996, è rafforzare il soggetto politico della circoscrizione come strumento di partecipazione. Questo impegno è sostenuto anche dal Consiglio d'Europa. "L'obiettivo è costruire l'Europa delle città, avendo come priorità l'attenzione ai giovani e il lavoro con gli ultimi", ha detto la Tomasi, che ha parlato della grande voglia di imparare e confrontarsi dei giovani politici balcanici con chi ritengono che abbia più esperienza di loro. In queste relazioni costruite in lunghi anni di rapporto fra comunità sta il senso dell'azione di cooperazione. La città di Prijedor è il simbolo della pulizia etnica, con le stragi che sono state perpetrate durante il conflitto (a danno soprattutto della componente musulmana) e ben 50.000 persone cacciate di casa. "Oggi, sebbene il gruppo serbo sia predominante, sta diventando la città del rientro, e Trento ha dato un grande contributo nel creare le condizioni per questi ritorni", ha aggiunto Annalisa Tomasi, che ha concluso: "Molto rimane ancora da fare. La sfida oggi è quella di pensare al futuro, in un momento in cui i riflettori sono spenti, ma i problemi dei Balcani restano complessi". (s.m.)

Gli incontri proseguono questo pomeriggio alle 17 in sala Depero con un evento pubblico sul tema: "Ricerca della fede vissuta e fenomeno nascente delle nuove confessioni religiose."
Nel frattempo proseguono gli "Incontri con l'autore" presso la casa- base di piazza Duomo. Ieri l'incontro con Silvia Biasutti e Casimira Grandi che hanno presentato "Viaggio a Chisinau".
La sociologa e fotografa Silvia Biasutti ha accompagnato una sala gremita alla scoperta della complessa realtà della Moldavia, un paese poco conosciuto e che vive una difficile situazione economico-sociale. I suoi cittadini sono presenti in gran numero in Italia. Anche in sala forte la presenza di persone immigrate da questa terra e desiderose di farla conoscere. Anche grazie a loro è stato molto ricco il dibattito finale.Oggi alle 18. 30, sempre nel tendone di piazza Duomo, generazioni di artisti albanesi a confronto, con Edmond Budina, Dardana Berdyna e Albertt Dedja - compagna "quarta parete".

Domani mattina - venerdì 28 settembre - alle 10.30, sempre in Sala Depero, conferenza stampa sui lavori di gruppo svolti dai missionari e di sintesi del percorso sviluppato dalle Rotte del Mondo in questi quattro anni. I colleghi degli organi di informazione sono cordialmente invitati.

Foto e immagini a cura dell'ufficio stampa.

Il programma completo delle Rotte del Mondo sul sito: www.missionetrentino.it
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