Venerdì, 30 Novembre 2012 - 02:00 Comunicato 3740

A San Michele all'Adige alla Fondazione Mach il terzo appuntamento del ciclo "Incontri sul paesaggio" organizzati dalla Scuola per il governo del territorio e del paesaggio
AGRICOLTURA E PAESAGGIO RURALE, CARTE D'IDENTITA' DEL TRENTINO

Continuano gli incontri promossi dalla Provincia autonoma, assessorato all'urbanistica e enti locali, organizzati da step in collaborazione con le Comunità di Valle per promuovere il confronto e la consapevolezza sul paesaggio come elemento centrale anche della nostra identità e come fattore imprescindibile per una progettazione equilibrata. Tre i progetti illustrati ieri sera a San Michele all'Adige presso la Fondazione E. Mach. Il primo "Indicazioni metodologiche per le trasformazioni delle aree agricole di versante a nuove tecniche produttive" è stato presentato dal dott. Alberto Gelmetti e dal prof. Mosè Ricci dello studio Ricci&Spaini; il secondo, "Tecniche costruttive e compatibilità dei manufatti e delle costruzioni rurali in aree agricole", è stato illustrato dall'arch. Davide Endrizzi. Il terzo dal titolo "Valorizzazione della viabilità rurale storica della Destra Adige" curato dal Servizio Urbanistica della Provincia autonoma di Trento è stato presentato dall'arch. Nicla D'Aquilio. In rappresentanza dell'assessorato all'urbanistica ha partecipato il dirigente generale del dipartimento territorio, ambiente e foreste Romano Masè. Giorgio Tecilla coordinatore degli studi e della ricerca in materia di paesaggio per la Provincia autonoma ha poi coordinato una tavola rotonda a cui hanno partecipato Chiara Bertoli del comitato scientifico di step, Franco Frisanco della Fondazione Edmund Mach, Claudio Maurina presidente dell'ordine dei Dottori agronomi e forestali e Ruggero Mucchi per la Comunità Rotaliana-Konigsberg.-

"L'attività agricola è la prima attività che disegna paesaggio", così Giorgio Tecilla ha introdotto la serata del terzo appuntamento di "Incontri sul paesaggio"e, prima di passare la parola al dirigente generale Romano Masè, ha detto che "la scommessa dovrebbe essere quella di saper conciliare un'attività produttiva così importante come quella agricola con il mantenimento di un paesaggio rurale armonico". Il dirigente Masè ha portato, prima di tutto, il saluto dell'assessore Mauro Gilmozzi, quindi ha evidenziato come la serata sia un ulteriore frutto dell'attenzione che la Provincia pone nei confronti del paesaggio. Nello specifico l'incontro è il risultato di una serie di progetti che fanno capo al Fondo per il Paesaggio "un riferimento importante per tutta una serie di attività e, in particolare, per i piani territoriali delle Comunità di Valle. Questi incontri sono momenti di riflessioni, di sensibilizzazione particolarmente importanti. La Provincia autonoma ha voluto porre il tema di paesaggio in una prospettiva nuova, riconoscendone il valore estetico (legato ad una percezione individuale), abbandonando una concezione statica per entrare in una logica dinamica che esprime e traduce l'interelazione storica fra uomo e interventi sul paesaggio. Questa consapevolezza sul paesaggio si colloca all'interno della riforma istituzionale che attribuisce una responsabilità diretta dei territori. Pup e Riforma sono intimamente correlati e l'elemento che integra li integra entrambi è il piano territoriale di Comunità. Il paesaggio diventa un patrimonio, un bene di tipo collettivo, rappresenta lo specchio, ‘il volto' della nostra società - ha continuato Masè - è il frutto del rapporto fra l'uomo e il suo ambiente, di quello che la società riesce a mettere in campo. Viene ben esplicitato da contesti territoriali, dai paesaggi agrari e dagli ambiti forestali che rappresentano il 60% del territorio trentino. Da qui la necessità di elaborare approcci diversi, strumenti di analisi nuovi per scongiurare il rischio dell'abbandono". Il dirigente, entrando dnnello specifico delle realtà delle aree agricole di versante, ha sottolineato come "ci sono due rischi: l'abbandono e la trasformazione pesante. Trovare il giusto equilibrio è la vera sfida. Come affrontarla è la risposta strategica che deve essere declinata in ogni piano territoriale. La strategia non può che essere quella legata al momento di crisi, contenendo la spesa del funzionamento per mantenere vitale un'economia legata al territorio, che si fonda sui beni e sui territori. Una giusta chiave di lettura fra la qualità della vita e la qualità del territorio. Mantenimento di una qualità territoriale significa, per esempio, garantire stabilità idrogeologica. Il paesaggio - ha concluso il dirigene Masè - come patrimonio delle Comunità al quale si collega l'elemento identitario e come strumento fondamentale di competitività che ci consente di conferire ad un determinato luogo caratteri di qualità, di specificità che ci permettono di imporci sui mercati. La necessità di un investimento importante che la Provincia autonoma ha voluto fare partendo dal Pup, ma anche all'istituzione della scuola di formazione per il governo del territorio e del paesaggio, all'Osservatorio del Paesaggio, e al lavoro che stiamo facendo con l'Università".
La presentazione dei progetti è iniziata con la relazione di Mosè Ricci su "Indicazioni metodologiche per le trasformazioni delle aree agricole di versante". L'architetto ha evidenziato come i
versanti coltivati, e in particolare quelli interessati dalla presenza di terrazzamenti, costituiscono elementi di rilevante pregio paesaggistico. Essi purtroppo sono spesso investiti da fenomeni di abbandono o da processi di radicale trasformazione connessi alla meccanizzazione delle attività agricole. Lo studio, svolto dallo Studio Ricci-Spaini, è partito dall'esigenza di individuare approcci e metodologie di intervento utili per governare in modo equilibrato questi processi, che diversamente, rischiano di comportare la perdita di un inestimabile patrimonio culturale e paesaggistico. Lo studio ha individuato e classificato gli ambiti agricoli di versante presenti sul territorio provinciale ed ha elaborato alcune strategie di intervento finalizzate a garantirne la conservazione e valorizzazione.
Ricci ha detto fra l'altro "Abbiamo elaborato una proposta basata su nun metodo che è quello della valutazione del rischio. Di solito in Italia, questa metodologia si usa per i Beni culturali. L'idea è quella di trasferire la valutazione dei rischi sul paesaggio. A cosa serve? Ad indirizzare gli investimenti. E' un metodo strategico per capire il valore patrimoniale e per indirizzare le risorse a soccorso delle situazioni più urgenti. Il rischio è stato valutato in funzione della vulnerabilità e della pericolosità: queste due variabili danno una serie di rischi, nel nostro caso rischio ambientale, antropico e statico-strutturale. La nostra idea era lavorare su una scala provinciale, molto ampia, a un progetto che riguarda anche ogni singolo terrazzamento. Abbiamo pensato di fissare tre livelli di intervento, tre scale, riassunte in tre schede: ‘large', ‘medium' e small. La prima tavola del lavoro è il censimento delle aree a partire dalle testimonianze (operatori del territorio), incorciando la conoscenza di base con la georeferenziazione ottenendo 214 aree. Poi con le schede ‘large' abbiamo analizzato ciascuna area con le caratteristiche specifiche, la carta d'identità di ciascuna area. Poi abbiamo cercato di capire i valori paesaggistici, oggettivizzando il giudizio sul paesaggio". I tre valori individuati sono quello paesaggistico, produttivo ed ecologico "abbiamo visto - ha continuato l'architetto - che molto spesso dove c'è compresenza di questi tre valori l'area assume più valore". Alberto Gelmetti ha illustrato le schede ‘medium' che hanno permesso di individuare 5 aeree sensibile corrispondenti alle 5 Comunità di Valle: Val di Cembra, Val di Ledro, Valsugana (Madrano, Canzolino, Vigalzano), Val di Non, Rotaliana con il conoide di Faedo. Per ogni territorio sono stati analizzati diversi elementi per definire i vari tipi di paesaggi. Le schede ‘small si riferiscono a progetti pilota che suggeriscono alcune ‘tattiche' per la sostenibilità del territorio da tanti punti di vista, anche in termini estetici, per esempio usando più legno per i pali delle viti, ma anche altre soluzioni per ridurre al minimo l'impatto visivo di alcuni manufatti.
Si è passati poi al progetto "Tecniche costruttive e compatibilità dei manufatti e delle costruzioni rurali in aree agricole" che ha evidenziato come buone modalità costruttive dei manufatti e delle costruzioni rurali possono assicurare un assetto paesaggistico più equilibrato. Lo studio, elaborato da un gruppo coordinato dall'arch. Davide Endrizzi, ha analizzato la struttura paesaggistica e le dinamiche storiche di trasformazione di tre contesti rurali, rappresentativi del territorio della provincia di Trento, e ha elaborato una metodologia di valutazione di sostenibilità degli interventi sia alla scala dell'insediamento che a quella del singolo edificio. Il progetto ha definito criteri e indirizzi per orientare gli interventi in area agricola ed una rassegna di soluzioni architettoniche ritenute particolarmente significative.
Così l'architetto Davide Endrizzi: "il nostro lavoro parte dalla considerazione delle aree agricole del Trentino che sono all'incirca il 10% del territorio. Uno dei fattori rilevati l'erosione del suolo agricolo ci ha permesso di valutare tutti i diversi elementi storici che hanno messo in evidenza una grande erosione dei suoli con una velocità, accelerata dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Gli esempi mostrano che in pochi anni si è passati da piccole coltivazioni a coltivazioni molto più ampie. In particolare molti paesi sono stati saldati fra loro e questo fenomeno ha portato a una quota importante di erosione di territorio agricolo. E' necessario ancora costruire in questi territori?" L'architetto si è posto questa e altre domande e, illustrando per esempio, il progetto dedicato alla Piana Rotaliana ha messo in luce alcune dinamiche cercando di dare "una lettura più alla percezione sensoriale di ogni fruitore". Analizzando tutta una serie di elementi come, per esempio, il "soleggiamento". Un approfondito lavoro di analisi è stato fatto sugli edifici ed è emerso, per esempio, un eccessivo consumo di suolo. Il sistema insediativo della Piana Rotaliana comporta un'alta frammentazione delle aeree agricole. E' stato analizzato anche il sistema delle visuali: "l'edificato fuori scala (grande), attira più lo sguardo dell'osservatore, rispetto all'edificato circostante". L'architetto Endrizzi ha messo in luce come, dallo studio, siano emersi alcuni "criteri progettuali" che dovrebbero essere presi in considerazione per una compatibilità dei manufatti e delle costruzioni rurali in aree agricole.
Il terso progetto presentato "Valorizzazione della viabilità rurale storica in Vallagarina" curato dal Servizio urbanistico della Provincia autonoma, ha illustrato come i Comuni della vasta area collinare che interessa la porzione lagarina della destra Adige hanno realizzato un intervento di recupero di un tratto di viabilità storica che attraversa e connette ambiti rurali di versante e piccoli centri abitati. Il percorso che si snoda attraverso i territori dei Comuni di Isera, Nomi, Nogaredo, Pomarolo e Villa Lagarina, presentava condizioni di avanzato degrado. Il recupero, finanziato dal Fondo del Paesaggio, è stato effettuato ricorrendo a tecniche costruttive tradizionali e, ora, consente la fruizione a scopi agricoli e turistico-culturali di una significativa porzione del territorio rurale della valle.
L'architetto Nicla d'Aquilio entrando nel merito della realizzazione ha evidenziato come il progetto è stato orientato alla valorizzazione degli ambiti rurali mediante il recupero della viabilità storica: il tracciato viario oggetto di questo intervento è riconoscibile già nel catasto urbano austroungarico. Esaminando un tratto è possibile affermare che l'abbandono dei coltivi ha fatto si che alcuni fondi non siano più raggiungibili". Ciò emerge soprattutto confrontando la situazione attuale con le documentazione storiche. E' stato fatto un lavoro di ripristino importante con tecniche più o meno antiche consolidando, per esempio dei muretti a secco. Questo in diverse località e contesti dei Comuni interessati. In corso d'opera, nelle squadre che hanno lavorato a questo ripristino, si sono affinate delle tecniche fra le maestranze che ora, nei paesi della Vallagarina, vengono usate più frequentemente.
E' poi cominciata la tavola rotonda coordinata da Giorgio Tecilla che ha sollecitato Chiara Bertoli sul valore e l'importanza di questi studi e progetti "credo che si possa dire che il Pup ha anticipato alcune valutazioni che si stanno delineando ora nelle politiche europee e nazionale, questo è un grande cambiamento culturale. Sicuramente questi studi hanno posto grande attenzione al valore ambientale". L'architetto Bertoli ha evidenziato come questo cambiamento culturale sia determinante ai fini di una consapevolezza maggiore e di una più coerente pianificazione progettuale per la tutela del paesaggio. Per questo il patrimonio di questi studi è di grande valore. E' quindi intervenuto Franco Frisanco della Fondazione Mach che ha ricordato come il paesaggio naturale nei nostri ambienti non esiste, perché in realtà i paesaggi sono frutti di quella interconnessione fra uomo e ambiente. Frisanco ha posto all'attenzione come ci siano "paesaggi di montagna, come i prati di monte, ma non solo, che dovrebbero essere presi in considerazione per sottrarli all'abbandono". Claudio Maurina, presidente dell'ordine dei Dottori agronomi e forestali della provincia di Trento ha sottolineato come il mondo agricolo viva in quanto sovvenziato da aiuti pubblici, quindi non è corretto "parlare di attività agricola come di attività economica sostenibile". In realtà gli aiuti derivanti dalla politica comunitaria, e dai soldi pubblici, in generale, sono piuttosto importanti. Però, va considerato che l'attività agricola svolge una funzione pubblica, in termini di presidio del territorio, di controllo dell'ambiente. Ruggero Mucchi, esperto paesaggista in rappresentanza della Comunità di Valle, ha sottolineato come "si stia lavorando molto bene fra Comunità e Commissione del Paesaggio". Sottolineando il valore degli studi e dei progetti presentati ha auspicato che vengano presto messi a disposizione di tutti sul sito dell'Osservatorio del Paesaggio - come anticipato in premessa da Giorgio Tecilla - per essere utili strumenti di consultazione e di lavoro. Mucchi ha poi illustrato quanto si sta facendo nella Comunità di Valle Rotaliana a proposito di scelte e orientamento in ambito pianificatorio. (fs) -