Sabato, 01 Giugno 2013 - 02:00 Comunicato 1599

ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLE AGENZIE DI RATING? SÌ, CON GIUDIZIO

Negli ultimi anni le nostre giornate, scandite dalle notizie di stampa o dai telegiornali, sono state condizionate dal "verdetto" delle agenzie di rating, dalle loro promozioni e dalle bocciature. Ad ogni segno negativo è corrisposto, prima o poi, qualche aggiustamento dei conti pubblici che è pesato sulle nostre tasche. Ma oggi la domanda è: abbiamo ancora bisogno delle agenzie di rating? Come si può misurare la loro capacità di di valutare la qualità dei debiti sovrani? Aggiungono o tolgono valore ai mercati finanziari? Proteggono la stabilità del sistema o ne moltiplicano la volatilità? Ne hanno parlato questo pomeriggio Innocenzo Cipolletta, Francesco Grillo, Ferdinando Giugliano, che coordinava il tavolo, Cosimo Pacciani e Paolo Manasse in un confronto curato da Vision think tank presso la Fondazione Bruno Kessler.-

Dal dibattito è uscito un quadro articolato che ha preso il via dalla considerazione che tre agenzie al mondo coprono quasi il 95% del mercato. La conclusione, con posizioni diverse, è che le agenzie di rating in un sistema basato sul mercato hanno un ruolo importante ma che va preso con attenzione: gli investitori non dovrebbero rinunciare alla loro capacità di analisi e giudizio.
Nate da tempo ma sviluppatesi con l'esplodere della finanza, le agenzie di rating sono poche. Le ombre sul loro lavoro sono rappresentate dal conflitto di interessi, dal monopolio e dalla loro effettiva capacità di analisi. Bisogna, ha detto Innocenzo Cipolletta, presidente di Ubs Italia Sim, ridare responsabilità a chi fa gli investimenti, senza delegare a terzi i giudizi. E poi non si può trattare il debito sovrano come si fa con quello delle imprese. Ci sono istituzioni, ha aggiunto Cipolletta, perfettamente in grado di svolgere queste analisi.

Francesco Grillo, direttore di "Vision", ha sottolineato il legame che c'è tra le agenzie di rating e il tema del Festival di quest'anno, quello delle sovranità in conflitto. Sostanzialmente tre sole agenzie al mondo, che detengono informazioni e sviluppano analisi, possono influenzare la vita di milioni di persone. Per le agenzie c'è un problema di competenze, di capacità di esprime giudizi in settori molto diversi. C'è poi un problema di volontà. La possibilità di sbagliare le analisi e i possibili abusi sono inoltre eventualità che toccano da vicino l'attività di queste agenzie. Più regole, competizione e informazione sono gli antidoti agli attuali limiti del sistema.

Cosimo Pacciani, banchiere, ha spiegato che le agenzie di rating suppliscono talvolta all'incapacità di analisi di altri soggetti. I mercati sono imperfetti, ha aggiunto, e gli strumenti finanziari sono sempre più complessi: c'è bisogno di informazioni costantemente aggiornate. Le società di rating basano la loro forza su dati raccolti e analizzati nel corso di molti anni. Nel sistema economico si fa sempre più fatica a creare il contatto tra le aziende e gli istituti di credito. Anche nel sistema finanziario si dovrebbe lavorare di più sulla condivisione delle informazioni, le banche dovrebbero curare maggiormente le relazioni, si dovrebbero accentuare le responsabilità civili e penali per chi sbaglia e, soprattutto, si dovrebbe recuperare la capacità di pensare a lungo termine.

Paolo Manasse, docente di Politica internazionale all'Università di Bologna, ha evidenziato che fare previsioni come le agenzie di rating è una attività molto complessa e a rischio di errore. Il mercato, inoltre, non sembra essere influenzato dalle valutazioni delle agenzie di rating mentre le cose vanno bene. In caso di crisi cambia tutto e i mercati sembrano aggrapparsi a qualsiasi informazione. Secondo Manasse si potrebbe fare a meno delle agenzie di rating se non ci fossero norme che prevedono la necessità di certificare bilanci e situazioni patrimoniali. Eliminato il valore legale dei rating, la materia sarebbe destinata a cambiare radicalmente.

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