Sartor - introdotto da Matteo Ploner, ricercatore dell'Università di Trento - si è soffermato sullo scenario demografico. Quindi ha confrontato le condizioni di vita di varie coorti di giovani (20-35 anni) guardando a istruzione, lavoro, reddito, corsi di vita e mobilità sociale. Si è soffermato su debito pubblico ed equità intergenerazionale. Su trasformazione dei sistemi di protezione economica e loro (in)adeguatezza rispetto ai mutamenti strutturali (si pensi agli ammortizzatori sociali di fronte all'attuale mercato del lavoro). Zoom sull'Italia, ma non sono mancati confronti con il resto d'Europa e anche con altri Paesi del mondo. Dalle slides e dalle parole di Sartor è emerso un quadro con luci e ombre. Tante cose sono migliorate. I giovani di oggi hanno un accesso universale ai servizi pubblici di base, sono più scolarizzati, hanno un minore rischio di lavoro nero. Ma altre sono peggiorate: si registra un ritardato ingresso nella vita adulta e di coppia, spesso come conseguenza di ostacoli e difficoltà. E ancora: la mobilità sociale si è ridotta e ci sono rinnovate spinte all'emigrazione. "Stiamo esportando cervelli e stiamo importando braccia in termini economici" ha commentato Sartor. E allora: come staranno i nostri posteri? Meglio o peggio di noi? Qual è la responsabilità e l'impatto delle politiche e delle scelte attuali?
"Continuiamo a scaricare oneri di finanza pubblica sui posteri" ha ribadito più volte Sartor, professore ordinario di Scienza delle finanze presso la Facoltà di Economia dell'Università di Verona e membro del comitato scientifico della Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali di Modena. Molto significativa la tabella sugli indicatori di squilibrio tra generazioni e di sostenibilità del debito pubblico. La differenza tra le imposte pagate in più rispetto agli altri dalle generazioni future (non ancora nate) e dalle generazioni correnti (neonati) nell'arco della loro vita era di 52 mila euro nel 1998 e di 120 mila euro nel 2006. Per riequilibrare la situazione garantendo la sostenibilità del debito pubblico – ha spiegato Sartor - avremmo dovuto tagliare le spese o aumentare le imposte del 5% nel 1998 e dell'8,4% nel 2006. Ora, con la riforma delle pensioni, in Italia qualcosa è stato fatto. Ma continuiamo a scaricare troppi oneri di finanza pubblica sui posteri.
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