Lunedì, 28 Giugno 2021

Romano Magrone, Monumento alla famiglia, 2011

(Ufficio stampa PAT, CCBY-NC)

Bronzi a confronto. In questa fotografia del 2011, Romano Magrone mette in relazione visiva l’opera di Zocchi e la scultura pubblica firmata nel 2007 dall’artista britannica Gillian Wearing proprio come invito a ripensare il ruolo del monumento nel terzo millennio. Il progetto, promosso dalla Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, a cura di Fabio Cavallucci e Cristina Natalicchio, era stato ampiamente contestato, come accadrà poi all’installazione della Favaretto. L’opera rappresenta i Giuliani, selezionati tra una ventina di famiglie che per numero dei componenti, età, lavoro, stile di vita, potevano essere riconosciute rappresentative dell'intera popolazione trentina. Concepito come monumento all'ordinario - non a condottieri, poeti o patrioti ma a “gente anonima, fragile, mortale” - in cui tutta la comunità potesse riconoscersi, il Family Monument è stato però percepito diffusamente come rappresentazione stereotipata di un modello normativo di famiglia e involontario monumento al tradizionalismo.
(KM)

(us)

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