Lunedì, 28 Giugno 2021

Flavio Faganello, Portabandiera, Primo maggio 1968

(Archivio fotografico storico PAT, CCBY-NC)

Difficilmente Cesare Zocchi avrebbe potuto immaginare i suoi angeli, radicati nella più squisita tradizione figurativa fiorentina, trasformati in portabandiera (rossa) dallo spirito irriverente della demistificazione sessantottina. Molte erano le bandiere rosse presenti: semplici bastoni di legno con attaccato un drappo colorato. Del medesimo colore erano anche i fazzoletti distribuiti a tutti i partecipanti: un testimone presente alla manifestazione di allora - Lauro Bonelli, giovane studente diciassettenne dell’Istituto Magistrale “F. Filzi” di Rovereto, salito a Trento con un compagno di classe - conserva ancora il suo fazzoletto su cui aveva riportato molti degli slogan che aveva sentito e anch’egli cantato alla manifestazione, da lui vissuta con profonda partecipazione: W HO CHI MINH; W CHE GUEVARA; MARZOTTO DENTRO OPERAI FUORI. Quest’ultimo slogan era legato alla vicenda ricordata da Rostagno e accaduta due settimane prima nella vicina Valdagno in Veneto. Gli operai e le operaie della fabbrica dei Marzotto il 19 aprile avevano scioperato a causa della dura politica padronale che aveva portato allo scontro con le rappresentanze sindacali. Durante lo sciopero due operai erano stati arrestati, e molti altri caricati e feriti dalla polizia. 
(MV)

(us)

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