Lunedì, 28 Giugno 2021

Sergio Perdomi, Raduno dei volontari di guerra di fronte al monumento a Dante, stampa su carta alla gelatina sali d’argento, 9 settembre 1927

(Archivio fotografico storico PAT, CCBY-NC)

Nel contesto del primo conflitto mondiale, le autorità militari austroungariche, ordinata la cancellazione delle iscrizioni del monumento che ne sottolineavano “l’italianità”, ne fecero di fatto un trofeo di guerra con l’esposizione delle armi catturate agli italiani ai piedi della statua del poeta. Dopo l’annessione del Trentino al Regno d’Italia, al ripristino delle iscrizioni corrispose il recupero del valore identitario della piazza, seppure ridimensionato dal risalto dei nuovi luoghi della memoria bellica, come la fossa dei Martiri al Castello del Buonconsiglio. Nel ventennio fascista, l’effigie dantesca sarà assunta a nume tutelare per numerose manifestazioni del regime, come attesta l’opera di Sergio Perdomi (1887-1935), il fotografo di origini mantovane giunto a Trento con l’esercito italiano che si insediò stabilmente in città dalla fine del 1921. La sua preparazione tecnica e professionale ne fece il fotografo di riferimento della nuova amministrazione, per cui documentò cerimonie ed eventi ufficiali, rinnovando la scena fotografica locale con ampi reportage e salde intuizioni visive - come in questa istantanea impaginata sul profilo severo del Minosse.
(KM)

(us)

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