Venerdì, 21 Dicembre 2018 - 14:06 Comunicato 3068

La metodica, utilizzata dall’urologia trentina dal 2015, rispetta i tessuti vicini alla ghiandola con minori complicanze e migliore qualità di vita dopo l’intervento
Iperplasia prostatica, in Trentino si opera con il laser

Sono più di 100 gli interventi per trattare l’iperplasia prostatica benigna effettuati quest’anno con il laser dall’Unità operativa multizonale di urologia dell’Apss. L’innovativa metodica è impiegata in Trentino dal 2015 e l’elevato numero di procedure eseguite negli anni ha permesso agli urologi di ottenere ottimi risultati con una riduzione significativa delle complicanze e vantaggi in termini di sicurezza e soddisfazione dei pazienti. In tre anni sono stati eseguiti dall’Unità operativa multizonale di urologia oltre 300 interventi con il laser.
[ Ufficio comunicazione Apss]

L’utilizzo del laser in urologia per il trattamento dell’iperplasia prostatica benigna risale a 10 anni fa ma, i recenti progressi tecnologici, hanno migliorato notevolmente la procedura.

L’iperplasia prostatica benigna è un disturbo maschile correlato all’avanzare dell’età. I trentini che ne soffrono sono quasi 50 mila, un numero destinato ad aumentare negli anni poiché questa problematica è strettamente correlata all’invecchiamento della popolazione e affligge più del 25% degli uomini che hanno superato gli 80 anni.

Caratterizzata dall’aumento del volume della ghiandola prostatica, questa condizione non rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del tumore della prostata, ma è una problematica seria che causa disturbi invalidanti come difficoltà di urinare e frequenti minzioni che implicano la necessità di alzarsi spesso durante la notte con conseguenti riduzione della qualità del sonno e di vita.

Sebbene la terapia medica abbia fatto importanti progressi nella gestione dei sintomi e nella prevenzione delle possibili complicanze, per alcune persone è necessario il ricorso all’intervento chirurgico. Fino a poco tempo fa, l’intervento prevedeva l’asportazione della porzione centrale della prostata attraverso un taglio sull’addome con un ricovero medio di sette giorni e annesse problematiche legate alla necessità di portare il catetere per tutta la degenza con un effetto negativo sulla qualità di vita.

Oggi, con le nuove tecnologie, l’intervento è eseguito per via endoscopica, attraverso l’uretra, utilizzando un laser ad alta potenza per vaporizzare e distruggere il tessuto prostatico. Il primo beneficio della metodica con il laser riguarda la salvaguardia dei tessuti circostanti, con minori complicanze e migliore qualità di vita dopo l’intervento in quanto il danno ai nervi responsabili dell’erezione, che passano molto vicino alla zona che viene vaporizzata, è minimo e quindi sono eliminati, o ridotti quasi a zero, i disturbi della sfera sessuale, che a volte, con le altre tecniche, potevano essere presenti. Vi è poi la riduzione della degenza a un solo giorno con la dimissione, senza necessità di catetere, il giorno seguente all’intervento. Infine, un ulteriore vantaggio è dato dal ridotto rischio di sanguinamento perché il laser garantisce un’emostasi accurata e quindi può essere utilizzato anche per trattare pazienti con patologie cardiache che assumono farmaci anticoagulanti.

(rc)


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