Mercoledì, 22 Marzo 2017 - 13:30 Comunicato 621

Nelle sedi dell'Ateneo trentino al via la distribuzione di uova di cioccolato solidali
“Cerco un Uovo Amico!” A Pasqua sostenere la ricerca è più dolce

Al via anche nelle sedi dell’Ateneo la distribuzione di uova di cioccolato solidali per raccogliere fondi per gli studi contro il neuroblastoma, uno tra i tumori pediatrici più aggressivi. L’Ateneo e l’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma Onlus hanno lanciato la campagna di Pasqua. La ricerca sui nuovi farmaci in corso al Centro di Biologia Integrata dell’Università.
A Pasqua anche la ricerca mostra il suo lato più dolce. L’Università di Trento ha deciso di sostenere la campagna “Cerco un Uovo Amico!” promossa dall’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma Onlus, per raccogliere fondi attraverso la distribuzione di uova di cioccolato. Obiettivo: sostenere gli studi sul neuroblastoma, un tumore maligno, subdolo e aggressivo, prima causa di morte per malattia, dopo le leucemie, per bambini e bambine in età prescolare.

La campagna di Pasqua è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta ieri in Rettorato. A presentare l’iniziativa sono stati il rettore Paolo Collini, il direttore del Cibio (Centro di Biologia integrata dell’Università di Trento), Alessandro Quattrone e la presidente dell’Associazione italiana per la Lotta al Neuroblastoma Onlus, Sara Costa.
Le uova di Pasqua solidali potranno essere ritirate, a fronte di una donazione, a partire dal 27 marzo presso le sedi dell’Università di Trento, negli orari di apertura. Dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18 nelle sedi del Rettorato (via Calepina 14) e dei dipartimenti di Economia (via Inama, 5), Giurisprudenza (via Verdi, 53), Sociologia (via Verdi, 26) e in collina Ingegneria (via Mesiano, 77) e al Polo scientifico e tecnologico Fabio Ferrari (via Sommarive, 9). A Rovereto potranno essere acquistate nella sede del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive (Corso Bettini, 84) e in quella del CIMEC Centro Mente/Cervello (Corso Bettini, 31) sempre dalle 8 alle 18 dal lunedì al venerdì. Alla Biblioteca Universitaria Centrale (via Adalberto Libera, 3) saranno disponibili dal lunedì al sabato dalle 8 alle 23 e alla domenica dalle 14 alle 20. 
Le uova solidali della campagna “Cerco un Uovo Amico!” sono fatte di ottimo cioccolato Barry Callebaut, al latte o fondente, di qualità superiore; senza grassi vegetali diversi dal burro di cacao, senza OGM e senza glutine, quindi adatte anche ai celiaci. Il ricavato servirà per finanziare le attività di ricerca sul neuroblastoma, che vengono condotte anche all’Università di Trento presso il CIBIO (Centro di Biologia Integrata).
«Il Centro di Biologia Integrata dell’Università di Trento – ha aggiunto il direttore Alessandro Quattrone – ha avviato, da qualche anno, una linea di ricerca volta ad di individuare il “tallone d’Achille” biologico del neuroblastoma e, attraverso l’impiego di attrezzature robotiche di ultima generazione, a trovare dei farmaci nuovi che possano colpirlo efficacemente prolungando la vita nei bambini affetti dalla forma di malattia ad alto rischio. Questa ricerca si è concentrata sul cosiddetto "riposizionamento" di farmaci attualmente in uso per altre patologie, approccio che permette, qualora si identifichi una molecola efficace, tempi di sviluppo molto ridotti. I risultati ad oggi hanno permesso di identificare due farmaci candidati dalle caratteristiche interessanti, sui quali si stanno proseguendo le indagini».

La campagna “Cerco un Uovo Amico!” e l’obiettivo 2017
La campagna solidale “Cerco un Uovo Amico!” è promossa dall’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma O.N.L.U.S. e sostenuta dall’Università di Trento. L’Associazione è nata nel 1993 per volontà di un gruppo di genitori e degli oncologi che ne curavano i figli malati, presso l’Istituto G. Gaslini di Genova, centro di riferimento italiano per la cura di questa patologia. È attiva su tutto il territorio nazionale  e conta circa 120 mila sostenitori. Si occupa di raccogliere fondi per sostenere l’attività dei ricercatori che in tutta Italia lavorano sul Neuroblastoma.
Spesso questo tumore maligno non viene riconosciuto all’insorgenza dei sintomi, simili a quelli di una banale influenza e quando si giunge alla diagnosi, spesso si presenta in fase già avanzata con metastasi allo scheletro e al midollo. Con determinazione e con l’aiuto di tutti i suoi sostenitori l’Associazione ha donato oltre 20 milioni di euro alla ricerca scientifica, sostenendo il “Progetto Clinico – Traslazionale Italiano per il Neuroblastoma” volto a individuare cure innovative ed efficaci, farmaci e terapie sempre più personalizzate e a misura di bambino. 
L’obiettivo per il 2017 è ancora più ambizioso: finanziare un importante progetto di Immunoterapia genetica che, dopo due anni di laboratorio, sarà testato a breve sui primi pazienti all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. «È un lavoro di ricerca fondamentale, che dà speranza e permette di curare i bambini che non rispondono alle terapie tradizionali – sostiene la presidente Sara Costa – ma le risorse richieste spaventerebbero anche i più ottimisti. Il contributo della nostra Associazione sarà tanto più importante, quanto più ci aiuterete. Senza di voi i ricercatori non potrebbero proseguire le loro ricerche e salvare la vita di tanti bambini». 

Il Neuroblastoma
Il neuroblastoma è un tumore dell’infanzia che ha origine nel sistema nervoso simpatico e si presenta nella maggior parte dei casi con metastasi allo scheletro e al midollo che rendono la malattia molto grave e aggressiva. In età pediatrica rappresenta la terza neoplasia per frequenza dopo le leucemie e i tumori cerebrali ed è considerato la prima causa di morte per malattia in età prescolare.
Può colpire le ghiandole surrenali (presentandosi come una tumefazione addominale) o i gangli simpatici paraspinali (potendo comparire in qualsiasi tratto della colonna vertebrale: addominale, toracica e più raramente cervicale).
I sintomi più diffusi della malattia sono: febbre, anemia, inappetenza, ecchimosi alle palpebre. Le metastasi, frequenti e precoci, colpiscono ossa, linfonodi, fegato e midollo osseo.
Il Neuroblastoma è considerato dal mondo scientifico un ottimo modello di studio, data la peculiarità delle sue caratteristiche biologiche che ne giustificano la definizione di “insieme di tumori”. Eventuali risultati nella cura sul Neuroblastoma si possono estendere a tutte le patologie oncologiche pediatriche e anche ad alcune forme dell’adulto.

L’incidenza e l’indice di sopravvivenza
Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 150 nuovi casi di Neuroblastoma.  Il neuroblastoma rappresenta il 10% di tutti i tumori maligni dei bambini che è di gran lunga il tumore più frequente nei primi 5 anni di vita con un età media alla diagnosi di circa 2 anni; inoltre più della metà dei tumori diagnosticati nel periodo neonatale (cioè nel primo mese di vita) sono Neuroblastoma.
Anche se molto è stato fatto, ancora molto resta da fare, tutti i clinici e ricercatori stanno lottando per migliorare la cura del Neuroblastoma. Vi sono nuovi protocolli sperimentali in atto, grazie ai quali la sopravvivenza dei bambini malati è passata dal 30% dei primi anni ’80 all’attuale 65/70% nei casi meno aggressivi; purtroppo nei casi più gravi che sono anche i più frequenti (con metastasi a scheletro e midollo) siamo ancora solo al 30%. 
L’incremento della sopravvivenza dipende dai progressi della ricerca scientifica. A oggi i risultati raggiunti hanno permesso una conoscenza ampia e approfondita del Neuroblastoma dal punto di vista biologico e molecolare. Grazie alla ricerca è stato possibile dar vita a un Registro Neuroblastoma e a un’analisi della casistica, passi fondamentali per formulare protocolli di cura. Per portare avanti lo “Studio prospettico italiano per i tumori neuroblastici in età pediatrica” è stata realizzata una piattaforma per i dati del Registro Italiano in collaborazione col CINECA (costo sostenuto nel 2015 per la prima fase, 24mila euro). 
Inoltre grandi passi avanti sono stati fatti nella diagnostica d’eccellenza e tempestiva e nella ricerca di nuovi marcatori diagnostici, oltre che nello studio di protocolli cura sui casi meno aggressivi. Per quanto riguarda gli approcci terapeutici mirati, è stato individuato che è possibile studiare l’effetto della terapia sul bambini in tempo reale (e non dopo 6-8 mesi di cure) attraverso gli esosomi, particelle del sangue prelevate dopo 3-4 giorni di infusione, il cui studio consente di stabilire se la cura abbia un buon effetto oppure se debba essere modificata in itinere. Un  risultato molto significativo che va nella direzione della terapia personalizzata. 

Maggiori informazioni sulla patologia e sul sostegno alla ricerca sono disponibili sul sito: http://www.neuroblastoma.org/ (link is external) 
oppure sul sito dell’Università di Trento all’indirizzo: http://www.unitn.it/neuroblastoma



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