Il ministro ha poi affrontato varie tematiche correlate alla necessità di una politica industriale ben definita. Ad esempio ha ricordato che le 34 materie prime necessarie ad attuare la transizione ecologica ed energetica al momento non sono nella disponibilità diretta dell'industria estrattiva e questo rischia di far cadere le potenze economiche occidentali in una condizione di subordinazione verso la Cina, che detiene il monopolio globale, in modo del tutto simile a come è avvenuto nei confronti della Russia per il gas. Per far questo almeno il 10% delle materie critiche dovremmo recuperarle in Italia nei prossimi sei anni, se volessimo davvero andare incontro ad una rivoluzione che vede al centro l'elettrico. Nel ripercorrere la vicenda dello stop ai motori endotermici entro il 2035, ipotizzato a livello europeo, Urso ha fatto presente che proprio grazie all'azione politica dell'Italia la strada da percorrere è divenuta una "un'autostrada a più corsie, dove ogni combustibile sarà analizzato sul principio della neutralità tecnologica". Venendo alle questioni più strettamente italiane poi, è necessario intanto razionalizzare e indirizzare gli incentivi per una grande politica industriale.
Quindi consentire alle imprese italiane di crescere e di competere. Le linee guida sono una maggiore produzione locale - ad esempio nel settore automotive - investire in impianti più moderni e in tecnologie digitali e favorire l'assunzione di responsabilità delle aziende. "L'Italia è in crescita, nei primi tre mesi dell'anno è cresciuta più della media dei Paesi OCSE, dei Paesi del G7, degli USA, del Giappone, di Paesi dell'Unione Europea come Francia e Germania. Abbiamo fatto meglio di loro", ha detto Urso, sottolineando che il nostro sistema industriale è fatto di piccole e medie imprese che producono nell'economia reale. "Il modello che serve oggi è quello di una filiera corta e quello italiano è diventato il modello nel mondo, capace di attrarre gli investitori". Il protezionismo è una linea di condotta vecchia, va garantita piuttosto l'autonomia strategica: la ricetta di Urso per la crescita è fatta di semplificazione, utilizzo materie prime locali, innovazione, lotta alla contraffazione, senza dimenticare che l'Italia è la fabbrica del lusso e "del ben fatto". "Auspico che anche a Trento il prossimo anno nasca un liceo del made in Italy", ha detto il ministro, prima di accogliere sul palco alcuni esponenti del Consiglio provinciale dei giovani, che gli hanno sottoposto alcuni quesiti in merito al ruolo e al futuro dell'imprenditoria giovanile. "Siete un esempio per tutti i vostri coetanei" - ha concluso Urso, ricordando una delle grandi sfide dell'Italia, quella di aiutare 3 milioni di giovani NEET a trovare la strada giusta attraverso un percorso di formazione e aiuto alla nascita di nuove imprese.