Il massiccio del Monte Cornón si trova sopra i paesi di Tesero, Panchià, Ziano di Fiemme e Predazzo. Tutti i segni/scritte che i pastori hanno lasciato sono arrivati fino a noi perché i custodi delle greggi li hanno dipinti usando dell’ocra rossa reperibile sulla stessa montagna - il ból o ból de bèssa, di pecora -, chiamato così perché in passato serviva a contrassegnare le pecore. Per fissare il colore sulla roccia si avvalevano del latte degli stessi ovini o caprini mescolato, usando un ramoscello di ginepro, all’ocra rossa. La scritta più antica - scrive la curatrice Marta Bazzanella - è di data incerta, fra il 1430 e il 1470. Le scritte rosse sedimentate sulle rocce chiare del Monte Cornón sono visibili percorrendo le strade e i sentieri della montagna. Raccontano frammenti di storie che contribuiscono a “definire” il tessuto socio economico del territorio alpino della Val di Fiemme. La ricercatrice Bazzanella, coadiuvata da Silvia Dal Piaz e Ovidiu Tanase, ha documentato questa preziosa testimonianza con un apparato fotografico notevole nel prestigioso volume che mercoledì 29 marzo alle 17.30 sarà raccontato al pubblico. “Un mondo più di animali che di uomini. Considerazioni sull'economia dell'incolto nella storia antica di Fiemme”, è il titolo del contributo di Enrico Cavada già funzionario della Soprintendenza per Beni Culturali della provincia autonoma di Trento, mentre Federico Troletti, storico dell’arte e componente del Comitato Scientifico del METS, interverrà con “I contesti delle incisioni storiche in Valcamonica”.
Il lavoro di ricerca si è potuto realizzare grazie anche alla compartecipazione del Bacino Imbrifero Montano dell’Adige, della Comunità territoriale della Val di Fiemme e delle Amministrazioni comunali di Panchià, Predazzo, Tesero e Ziano di Fiemme.
INFO: www.museosanmichele.it