Giovedì, 03 Luglio 2025 - 17:34 Comunicato 1861

Nella tavola rotonda di oggi pomeriggio protagonisti gli Istituti Culturali ladino, mòcheno e cimbro a confronto con altre realtà d’Italia
Toponomastica e identità culturale: a Trento il primo convegno internazionale dedicato alle minoranze linguistiche

Si è svolto ieri e oggi nella sala di rappresentanza della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol il primo convegno internazionale sulla toponomastica delle minoranze linguistiche storiche in Italia, promosso dall’assessore regionale alle minoranze linguistiche Luca Guglielmi, in collaborazione con l’Università di Trento.
Un’occasione di confronto e riflessione su un tema che tocca le radici identitarie delle comunità locali e che vede nel patrimonio toponomastico uno strumento fondamentale per la tutela e la valorizzazione delle lingue minoritarie. Tra i momenti centrali della giornata, la tavola rotonda dal titolo “La toponomastica delle lingue minoritarie dell’arco alpino”, che ha messo a confronto studiosi, rappresentanti istituzionali e operatori culturali.

“La Provincia autonoma di Trento ha saputo affrontare il tema della toponomastica in modo esemplare – ha evidenziato Sabrina Rasom direttrice dell'Istituto Culturale Ladino “Majon di Fascegn” – in particolare per quanto riguarda la cartellonistica legata al territorio Si è lavorato con attenzione su elementi come i nomi dei ponti, dei fiumi, delle località minori”.

La direttrice ha però aggiunto che permangono ancora cartelli e indicazioni che non sono stati aggiornati.

“Serve una maggiore sinergia fra uffici provinciali, Comune Generale di Fassa e Istituto Culturale Ladino, per un’azione coordinata e organica di sostituzione della cartellonistica – ha aggiunto Rasom – è altrettanto importante coinvolgere anche soggetti come il CAI, la SAT o l’Azienda per il turismo, affinché si usino i toponimi ufficiali e in lingua ladina”.

Rasom ha inoltre sottolineato la necessità di una maggiore consapevolezza, anche da parte di chi vive o lavora al di fuori della Val di Fassa: “Non siamo ladini solo all’interno della nostra valle. Anche chi arriva da fuori deve usare i toponimi corretti, bilingui dove previsto, o in ladino dove è obbligatorio e ufficialmente riconosciuto”.

Claudia Marchesoni, direttrice dell’Istituto Culturale Mòcheno, ha invece posto l’accento sulle criticità legate all’escursionismo e all’utilizzo della toponomastica locale nelle aree montane: “Spesso si verificano sovrapposizioni con toponimi italiani, e per chi frequenta i sentieri o utilizza strumenti cartografici e digitali diventa fondamentale trovare indicazioni coerenti. Serve tempo – ha continuato Marchesoni – per costruire un sistema che integri il rispetto dei toponimi locali con un’informazione efficace per i visitatori. In quest’ottica, sarà importante lavorare a stretto contatto con chi realizza pubblicazioni, percorsi escursionistici o blog, per sensibilizzare sull’esistenza delle comunità minoritarie e sull’importanza di non stravolgere i nomi locali, evitando così confusione e perdita di identità”.

Un contributo di rilievo è giunto anche chi ha parlato dell’esperienza maturata nella comunità cimbra di Luserna, sottolineando il valore dei nomi storici rispetto a quelli “ufficiali".

“Forse il legislatore, o meglio, la politica, avrebbe potuto essere più coraggiosa – ha invece sottolineato Fiorenzo Nicolussi Castellan collaboratore culturale dell’Istituto Cimbro - si dà spesso per scontato che il nome ufficiale non sia quello storico. Eppure, laddove il toponimo tradizionale è ancora vivo, dovrebbe essere valorizzato fino in fondo, anche eliminando, se necessario, il nome ufficiale che risulta meno radicato. A Luserna – ha proseguito – abbiamo iniziato già negli anni Settanta a recuperare e valorizzare la nostra toponomastica. I cartelli con i nomi delle località riportano il toponimo cimbro con dignità pari, e spesso anche visivamente superiore, rispetto a quello italiano. Per fare un esempio, il nome storico “eck” che significa “dosso” in cimbro non ha nulla a che vedere con ‘via Roma’. Dovremmo avere il coraggio di riconoscere e usare ciò che è autenticamente nostro”.

“Questo convegno rappresenta un primo, fondamentale passo in un percorso di approfondimento e confronto che vogliamo promuovere come Regione – ha sottolineato l’assessore regionale alle minoranze linguistiche Luca Guglielmi – non parliamo solo di nomi o cartelli: la toponomastica è memoria, identità, storia vissuta dei territori. In particolare, resta aperta la questione legata alla denominazione dei sentieri in Trentino-Alto Adige/Südtirol, un tema sul quale anni fa si era raggiunto un accordo con il Governo nazionale, purtroppo mai tradotto in norma. È giunto il momento di riaprire quel dialogo e arrivare a una norma di attuazione che, in base al nostro statuto speciale, consenta alle due Province di legiferare in autonomia su queste materie”.

Service Video

https://drive.google.com/drive/folders/1OmOEucDSq7eGzIplYmru6E0wM2IZBZeI?usp=sharing 

(dc)


Immagini