Il maso, per la comunità mòchena, ha un significato che va ben oltre quello della semplice abitazione famigliare: è infatti all’origine della fondazione della comunità stessa, quando, nei secoli XIII e nella prima metà del XIV, la colonizzazione delle terre più in quota del Perginese conclude un processo che già da alcuni secoli aveva portato contadini di lingua germanica a insediarsi tra gli Altopiani cimbri trentini e i Sette Comuni vicentini fino ai Monti Lessini veronesi. La Chiesa o i Signori feudali dei territori affidavano l’opera di disboscamento e dissodamento ai coloni, che in cambio pagavano un tributo annuo per l’unità territoriale ricevuta, denominata appunto “maso”. Da allora, pur avendo subito nel corso dei secoli una notevole frammentazione per via dei vari passaggi ereditari e delle compravendite, è attorno a questo possedimento che ruota la vita delle famiglie. L’architettura e il paesaggio della Valle sono tutt’oggi permeati dalle attività agricole e silvo-pastorali che gli abitanti hanno praticato nei propri masi, nei pascoli e nei boschi.
La visita degli studenti rientra nel progetto finanziato dal PNRR “La forza della minoranza: rinascita di un borgo di matrice germanica a sud delle Alpi”, Intervento n. 29, progetto “Recupero edilizia rurale tradizionale e valorizzazione del paesaggio alpino, paesaggi e masi di montagna: saper fare artigiano con pietra e legno” realizzato da TSM|step, Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio in collaborazione con ENAIP, l’Osservatorio del Paesaggio Trentino, il Parco nazionale dello Stelvio e l’Istituto culturale mòcheno.