
André Comploi, direttore altoatesino per l’Istruzione, Formazione e Cultura Ladina, ha sottolineato a nome dell'assessore provinciale della Provincia di Bolzano Daniel Alfreider l’importanza di Karl Felix Wolff e della professoressa universitaria Ulrike Kindl per la salvaguardia del patrimonio leggendario delle valli ladine: "Il ladino è, in quanto lingua più antica tuttora esistente nelle Dolomiti, l’anima stessa dell’Euregio. Il merito di Wolff è quello di aver reso omaggio al grande patrimonio leggendario di questo mondo alpino, nel suo capolavoro, come narratore raffinato e appassionato divulgatore, creando un monumento letterario di risonanza internazionale. L’opera di una vita di Ulrike Kindl consiste nell’aver portato alla luce, nel corso di decenni di lavoro, il nucleo autentico delle leggende dolomitiche."
In seguito ai saluti da parte del sindaco di Ponte Gardena, Philipp Kerschbaumer, e del segretario generale dell'Euregio, Christoph von Ach, il presidente dell'Istituto dei Castelli Carl Philipp barone Hohenbühel ha aggiunto: "I nostri castelli non offrivano solo protezione, ma sono stati per molto tempo centri culturali: rivitalizzare questo aspetto insieme all'Euregio è per noi un piacere. E quale castello più adatto di Castel Trostburg, nido d’infanzia del noto menestrello Oswald von Wolkenstein".
Ulrike Kindl, esperta di ricerca narrativa, ha dedicato all'autore un saggio in due volumi (“Kritische Lektüre der Dolomitensagen”), mentre un terzo sull'adattamento di Wolff della saga del Catinaccio sul Re Laurino sarà pubblicato a breve. "Un tempo le Dolomiti potevano sembrare esattamente come tutte le altre montagne: grigie e cupe: grazie alla leggenda dei Salváns, creature magiche che le avvolsero in una luce lunare, un ricordo onirico avvolge i ‘monti pallidi’”. Wolff non ha inventato queste leggende, ma le ha 'ri-raccontate': l'antropologia culturale ha il compito di scoprire i motivi autoctoni", sottolinea Kindl.
Accompagnato dalle note dell'arpa di Ruth Morandi, il giornalista Patrick Rina, oltre alla nota leggenda sulla Trostburg, ha letto testi molto meno conosciuti di Wolff. “Volevamo mostrare quanto sia stratificata l'eredità narrativa di Wolff: lui scrisse glossari sul 'Wein im Etschland', manuali turistici e pubblicò diari di viaggio su giornali viennesi e berlinesi per attirare un pubblico colto e benestante nell“Alt-Tirol”, ha spiegato.
Fotoservizio e immagini a cura di Euregio
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