Il Piano si inserisce all'interno di quanto previsto, in uno specifico articolo dedicato appunto alle "pari opportunità", dalla legge provinciale di revisione dell'ordinamento del personale (art. 49 L.P. 7/1997). Con questo documento la Provincia ha inteso definire le linee di azione perseguibili per la realizzazione di progetti mirati a riequilibrare le situazioni di disequità di condizioni tra uomini e donne che lavorano all'interno della propria organizzazione. Un obiettivo che trae origine dalla consapevolezza che leggere i fenomeni in un'ottica di genere è conveniente e strategico per la pianificazione e lo sviluppo delle risorse umane dell'ente stesso.
La strada per ridurre il "gap segregazionista" esistente tra dipendenti uomini e dipendenti donne è stata imboccata dalla Provincia già anni orsono con l'istituzione di una serie di strutture e figure: l'Ufficio per le politiche di pari opportunità e conciliazione vita-lavoro, il Comitato pari opportunità, il marchio Family audit gestito dall'Agenzia per la famiglia; da ultimo il Referente per la conciliazione, figura prevista dalle azioni audit e nominata all'interno del Servizio per il personale e dell'Agenzia per la famiglia con il compito di supportare il personale provinciale nella risoluzione di problematiche legate alla conciliazione. "Dare una risposta alla domanda di conciliazione espressa in particolare dalle donne lavoratrici - ha detto Lia Giovanazzi Beltrami - è anche uno degli obiettivi del progetto TelePat, che prevede la realizzazione nei prossimi tre anni di 200 postazioni di telelavoro rivolte al personale provinciale.
Il Piano di azioni positive per le pari opportunità è strutturato in cinque parti:
1) una parte in cui è stata monitorata e analizzata la situazione del personale dell'Amministrazione provinciale al fine di individuare eventuali disparità di genere;
2) una seconda parte in cui si intende promuovere la cultura organizzativa di genere, di sensibilizzazione, informazione e comunicazione sulle pari opportunità, attraverso, ad esempio, la diffusione di dati di genere raccolti ed analizzati, la promozione delle buone pratiche realizzate presso altri enti/aziende e la valutazione della loro trasferibilità all'interno dell'Amministrazione provinciale;
3) una terza parte che riguarda la conciliazione ed organizzazione del lavoro, prevedendo, ad esempio, la possibilità di attivare articolazioni orarie diverse e temporanee legate a particolari esigenze familiari e personali e la collaborazione con i diversi enti presenti sul territorio per lo studio e la realizzazione di progetti volti all'attivazione di servizi di prossimità al fine di promuovere iniziative che facilitino la conciliazione;
4) una quarta parte che riguarda la formazione, ossia si vuole, tra l'altro, garantire la partecipazione dei/delle dipendenti ai corsi di formazione e di aggiornamento professionale in rapporto proporzionale alla loro presenza, adottando le modalità organizzative idonee a favorirne la partecipazione, consentendo la conciliazione tra vita professionale e vita familiare, avviare azioni di formazione della dirigenza sulle tematiche dell'organizzazione del lavoro in un'ottica di valorizzazione e gestione delle differenze di genere;
5) una quinta ed ultima parte (monitoraggio e valutazione del Piano di azioni positive) in cui, per garantire l'efficacia delle azioni che saranno intraprese, verrà periodicamente verificato lo stato di avanzamento dell'attuazione delle azioni previste dal Piano, raccogliendo dati utili a ridefinire in itinere le attività progettuali, correggendo eventuali scostamenti dagli obiettivi dichiarati.
Di differenze di genere si parla anche nei due progetti "Educare alla relazione di genere" e "Rispetto, libertà, potere e scelte del genere" destinati alle scuole della provincia di Trento che costituiscono l'oggetto di un protocollo d'intesa per il loro coordinamento che sarà firmato da Provincia autonoma di Trento (Marta Dalmaso per l'Assessorato Istruzione e sport e Lia Beltrami per l'Assessorato Solidarietà Internazionale e Convivenza), Iprase, Centro di studi interdisciplinare di genere, Commissione pari opportunità tra uomo e donna, Regione Autonoma Trentino Alto-Adige/Sudtirol.
L'intesa è finalizzata a non sovrapporre le iniziative proposte dai due progetti che si rivolgono entrambi alle scuole, integrare le azioni per raggiungere il maggior numero di istituzioni scolastiche, coordinare forze e risorse, prevedere incontri organizzativi di coordinamento.
Il primo progetto, messo a punto due anni fa, è relativo alla realizzazione di percorsi educativi alla relazione con l'altro/a nelle scuole primarie e secondarie di primo grado (elementari e medie) della provincia di Trento. Partner del progetto - che nell'anno scolastico 2011-2012 ha coinvolto complessivamente 7 scuole, 19 classi, 18 docenti e 365 alunni e alunne - sono gli Assessorati alla Solidarietà internazionale e alla convivenza e all'Istruzione, l'Iprase e il Centro Interdisciplinare Studi di genere dell'Università degli Studi di Trento.
Il secondo progetto è rivolto a studenti/tesse delle scuole secondarie di secondo grado (superiori) e a gruppi di aggregazione di giovani tra i 14 e i 18 anni ed è finalizzato in particolare alla prevenzione della violenza nei confronti delle donne, sensibilizzando i destinatari sul rispetto delle differenze e sulla parità nelle relazioni tra i generi. I partner, in questo caso, sono la Commissione provinciale pari opportunità tra uomo e donna e il Centro per la Mediazione della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Sudtirol.
La collaborazione tra i due progetti è considerata sperimentale fino al 31 dicembre 2013, termine entro il quale è previsto un incontro di valutazione e verifica per confermare il proseguimento dell'attività.
Immagini a cura dell'Ufficio stampa
Allegati:
- Piano di azioni per le pari opportunità
- Protocollo d'intesa progetti per le scuole -