Sabato, 25 Maggio 2024 - 13:42 Comunicato 1330

Pensioni, sanità e transizione demografica

Pensioni, sanità e transizione demografica: questo il tema su cui si sono confrontati oggi alla Filarmonica di Trento Alberto Brambilla, presidente del Centro studi Itinerari Previdenziali, Elsa Fornero, oggi docente all'Università di Torino, Stefano Scarpetta, direttore per l'impiego, il lavoro e gli affari sociali dell'OCSE e Marcello Signorelli, direttore del Dipartimento di Economia dell'Università di Perugia. Al centro del confronto, moderato da Corrado Chiominto, capo redattore della Redazione economico-finanziaria dell'ANSA, tre i fattori principali: quello demografico, con il progressivo invecchiamento della popolazione, quello economico, perché non c'è sistema pensionistico sano se non c'è a monte un'economia che funziona, e quello fiscale, perché in un paese già fortemente indebitato quale è quello italiano l'impatto dell'evasione fiscale è fortissimo. Dal confronto sono emersi anche spunti non sempre considerati nel dibattito mediatico. Ad esempio: è vero che il rapporto fra giovani e anziani è squilibrato, ma già oggi in Italia non si utilizzano pienamente le risorse disponibili, ovvero proprio i giovani e le donne in età lavorativa (solo il 50% di esse ha un impiego a fronte di una media europea del 60%).
[ Alessandro Holneider - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Brambilla ha tracciato un quadro generale: negli ultimi 78 anni abbiamo assistito ad uno sviluppo straordinario ma caotico. Ci abbiamo messo 1945 anni ad arrivare a una popolazione di 2 miliardi, poi siamo passati velocissimamente a quasi 8. Abbiamo anche avuto una crescita enorme del pil, così come del debito (oggi il 300% del pil globale). Consumiamo anche una quantità crescente di energia, per due terzi fossile, e una quantità altrettanto impressionante di carne, 50 miliardi di animali macellati all’anno, e mandiamo 36 miliardi di tonnellate di CO2 in atmosfera. Il tasso di natalità però ha cominciato a scendere. Perché? Più libertà per le donne, istruzione, cultura e così via, questo dicono i dati empirici. Rallentare il ritmo dello sviluppo, oggi, è probabilmente  positivo, ma  il fenomeno va gestito.

Fornero, il cui nome è legato a una riforma delle pensioni che ha avuto un grande impatto sul Paese, ha  ricordato che il sistema pensionistico è una casa comune, per giovani e anziani. Il legame generazionale che tiene insieme tutto, regolato dallo Stato, deve anche saper guardare al domani. Due elementi sono fondamentali: la demografia, quindi i giovani, a cui va garantita formazione e opportunità di lavoro serio e ben pagato; e l’economia, che garantisce la sostenibilità del sistema. Non  è possibile fare modifiche radicali al sistema pensionistico nel prossimo futuro a meno ovviamente di fare altro debito. Bisogna smettere perciò di credere che il massimo di soddisfazione nella vita arriva con il pensionamento anticipato e continuare a costruire assieme la "casa comune".

Per Scarpetta oggi affrontiamo il paradosso della scarsa utilizzazione delle risorse che già abbiamo. È vero che abbiamo fatto dei progressi sul fronte occupazionale ma siamo ancora lontani da offrire opportunità adeguate a tutti. Il fattore fondamentale è la formazione. Abbiamo regioni in cui il 50% dei tredicenni è un analfabeta funzionale, non capisce un testo scritto medio. Riguardo all’invecchiamento: bisogna parlare non solo di pensioni ma anche di altri fattori, come la formazione continua, che favorisce l’occupabilità dei senior. E i migranti? Per Fornero e Scarpetta l'impatto anche sul sistema fiscale è positivo: versano allo Stato più di quanto ricevono indietro. Brambilla però osserva che vanno utilizzate fino in fondo e meglio anche le risorse interne.

Signorelli ha spostato l’attenzione sul quadro globale, economico e demografico. Oggi un nuovo nato su 2 è asiatico. La Cina è passata  dal 2,5% del Pil globale al 19,5% (crescita alimentata fra le altre cose da un alto risparmio privato, generato a sua volta dall’assenza di un sistema pensionistico solido). Oggi c’è un rallentamento nella crescita cinese ma è fisiologico. In realtà è il peso economico globale delle democrazie che sta declinando, mentre cresce quello dei sistemi autocratici. Questi sistemi mostrano una capacità di alimentare l’economia e l’innovazione che in passato non era previsto, il che porta ad un cambiamento anche politico e culturale, i cui effetti dobbiamo prepararci a gestire. 

(mp)


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