“A Campolongo pensavamo di fermarci una notte – racconta Giorgio Paternolli dei Nu.Vol.A. della Valsugana, ricordando il drammatico evento del 2010 – ma siamo rimasti sul posto una settimana. In un primo momento ci siamo occupati dei residenti, poi ci siamo concentrati sul sostegno agli operatori che lavoravano sul posto. La prima sera, quando eravamo già pienamente operativi, abbiamo preparato centocinquanta pasti. Quella di Campolongo è stata un’esperienza particolare – aggiunge Paternolli – perché avevamo due dei nostri volontari Nu.Vol.A. che abitavano proprio nelle case colpite dalla frana. Li avevo cercati al telefono per coinvolgerli nell’intervento, ma in realtà erano fra le persone da soccorrere; un fatto, questo, che mi ha colpito.”
“È venuto giù di tutto”, racconta la signora Paola che ricorda nitidamente quella notte. “Non avevo più il giardino, non avevo più nulla. Ho svegliato mia figlia e abbiamo provato a scendere, ma la porta era bloccata dai detriti. I Vigili del Fuoco ci hanno dato conforto e ci hanno detto di restare dentro l’abitazione; all’alba sono venuti a farci uscire. Abbiamo lasciato casa in pantofole e pigiama, col cane in braccio, andando in camionetta prima fino alla caserma e poi alla canonica di Rizzolaga.”
Un anziano con problemi di salute si era ritrovato bloccato nella propria abitazione circondata dal fango. Il Soccorso alpino e speleologico lo ha portato in barella sino all’ambulanza per andare in ospedale. “Ricordo bene – spiega Fulvio Piva del Soccorso Alpino di Pergine – il primo impatto appena giunto sul posto. Ho visto la disperazione negli occhi della gente, ma si potevano scorgere anche la speranza e una sensazione di sicurezza nel vedere tutti gli operatori della Protezione Civile trentina arrivati per intervenire.”
Quando si verifica un dissesto idrogeologico come quello dell’estate 2010 a Campolongo, accanto al soccorso ai residenti l’emergenza pone anche altre sfide. “Fra gli altri compiti – aggiunge Piva – siamo intervenuti nel campeggio di una parrocchia di Vicenza rimasto isolato, controllando che le persone fossero in sicurezza e portando i medicinali che mancavano. Nei giorni successivi, abbiamo accompagnato i geologi lungo la frana, consentendo loro di fare i rilievi in sicurezza.”
Ogni tragedia, anche senza vittime, comporta vissuti traumatici. Ecco perché è importante il supporto psicologico per le persone coinvolte. “La preoccupazione più grande – racconta Giuseppe Nicolodi degli Psicologi per i Popoli per la provincia di Trento – era rassicurare le persone portando calma e normalità, visto che non c’erano state vittime, ma ci siamo impegnati anche nel seguire i bambini. Abbiamo assistito inoltre un giovane Vigile del Fuoco che aveva visto un collega ‘sparire’ nella notte, ma che fortunatamente è stato ritrovato. Ma c’è una cosa – aggiunge Nicolodi – che mi ha colpito e alla quale non avevo pensato prima della vicenda di Campolongo: qui da noi, dove le cose sono ben organizzate, ogni paese, ogni valle ha i propri Vigili del Fuoco volontari e queste persone intervengono trovandosi molto spesso di fronte parenti, amici, gente che conoscono. Noi, come psicologi, dobbiamo esserci per aiutare tutte queste persone, per ‘ricucire’ la vita".
Campolongo, le immagini delle operazioni nel 2010 > https://bit.ly/3MuuBmj
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