
Simone Incontro, general manager di Verona Fiere Greater China, ha fatto un quadro molto interessante sul mercato cinese: “Tutti hanno preso troppo sul serio la Cina. È un quadro difficile, mutevole e complesso: il primo dato importante è che il vino rappresenta l’1% di quello che i cinesi bevono come wine&spirits. In termini di consumi e valore economico, a farla da padrone è il Baijiu (96.2 miliardi di euro), seguito dalla birra a 23,7 miliardi di euro, dai rice wine fermi a quota 2,7 miliardi di euro e dai vini tradizionali come fanalino di coda a 1,2 miliardi di euro. C’è, però, una fascia di giovani nati dagli anni Novanta in poi che stanno scoprendo il vino come una delle opzioni di beverage per i loro momenti conviviali”. Negli ultimi 5 anni sono aumentati i produttori di vini in Cina e a guidare questa rivoluzione sono giovani viticoltori cinesi, che stanno rendendo cool il vino in Cina tra le giovani generazioni. Questi sono, a mio parere, i più grandi alleati del vino italiano”.
L’Italia in Cina rappresenta il 7,8% del mercato del vino fermo in bottiglia in Cina ed è il quarto produttore dietro Francia, Australia e Cile, mentre sul vino frizzante l’Italia si posiziona seconda, dietro la Francia. Impossibile prevedere quanti possano essere i potenziali consumatori del vino in Cina, “ma la certezza - prosegue Incontro - è che i consumi sono in crescita, specie per gli sparkling, che ben si abbinano a molti piatti della cucina cinese e che sono sempre più preferiti perché vengono associati a momenti di gioia e convivialità. Potenzialità enormi per il Trentodoc”.
Dopo la testimonianza dell’andamento dello champagne (-13% rispetto al 2023) da parte del produttore Amaud Fabre, presidente di Alexandre Bonet, è stata la volta di Michele Sartori, proprietario dell’azienda agricola Sartori, esempio di come la riscoperta di una terra come la Valsugana, non più di interesse per i viticoltori, possa rappresentare l’incipit di una storia di innovazione, personale e aziendale. Qui, dal 2015, Sartori si dedica a un progetto ambizioso destinato alla produzione di Trentodoc, nato dal desiderio di recuperare la tradizione familiare della coltivazione della vite in cima al colle di Tenna.
Essi Avellan, master of wine e scrittrice, ha chiuso gli interventi. “Questo momento storico per gli sparkling è davvero molto interessante e riserva tantissime opportunità dal momento che il metodo classico è gradito dalle nuove generazioni e dal pubblico femminile. Negli ultimi 20 anni il mondo delle bollicine è cambiato radicalmente: di tutti i mercati, l’Italia è quello più dinamico e che si evolve più rapidamente, ma il posizionamento del prezzo rappresenta la criticità dei metodo classico made in Italy. Bisogna puntare anche in termini di prezzo a essere competitivi rispetto allo Champagne”.
Il Trentodoc Festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento e organizzato da Istituto Trento Doc e Trentino Marketing, in collaborazione con Corriere della Sera.
Rassegna stampa ad uso interno: Articoli da IL T, Corriere del Trentino - 22.09.2024