"Ci sono in Italia circa 33.000 decreti regi in vigore dal 1860 al 1946 - ha ricordato Casellati - che impattano sulla vita del Paese. Prima dell'estate ne abrogheremo circa 20.000. Potrebbe sembrare un lavoro facile, ma non lo è. Si potrebbe pensare che essendo privi di effetti non sia necessario abolirli. Non è così, perché generano conflitti interpretativi, e possono modificare le decisioni delle pubbliche amministrazioni".
Sul versante delle riforme istituzionali, non è vero che devono essere sacrificate sull'altare di altre priorità. "Se non si dà stabilità al sistema non si potranno affrontare anche le altre grandi questioni, perché peserà sempre il timore di un cambio del governo e conseguentemente anche delle regole del gioco in vigore".
La preferenza del Governo è per l'elezione diretta del presidente del Consiglio, lasciando al presidente della Repubblica il ruolo di garante dell'unità nazionale. La strada maestra è, secondo Casellati, l'articolo 138 della Costituzione. "Siamo aperti al contributo delle opposizioni, ma se da loro arriveranno solo dei no se ne assumeranno la responsabilità".
Sul regionalismo, Casellati ha sottolineato che si sta dando attuazione ad una legge costituzionale voluta dalla sinistra. "Autonomia differenziata significa migliore allocazione delle risorse. La legge tiene conto di un quadro di unità nazionale, per scongiurare il pericolo che le differenziazioni regionali si traducano in disparità. L'articolo 1 inoltre menziona il principio di sussidiarietà. L'ultimo articolo invece riguarda il fondo perequativo. Ed ancora: i livelli minimi di prestazioni vengono stabiliti a priori, dopodiché spetterà alle regioni sottoscrivere o meno i Lep".
"Sono ottimista sul fatto che entrambe le riforme andranno in porto. - ha concluso il ministro - Non mi interessa che una cosa sia difficile, mi interessa che ne valga la pena. E ne vale la pena".