Lo scorso anno lo scarabeo giapponese aveva raggiunto il Trentino per la prima volta. Non si era parlato di focolaio o di area delimitata, perché si era trattato del rinvenimento di un unico individuo adulto all’interno di una trappola, posizionata alla stazione di servizio autostradale Nogaredo Est. Prontamente si era risposto all’incursione intensificando le indagini nelle aree limitrofe, al fine di individuare la presenza di ulteriori individui del fitofago. Indagini che sono proseguite anche nel 2024, con controlli sull’intero territorio provinciale, in particolare nei siti valutati a rischio sulla base del comportamento da “autostoppista” dell’insetto (viabilità principale, parcheggi, campeggi). Le attività a cura di Servizio Fitosanitario e Fem consistono in trappolaggi, ispezioni visive, campionamenti e analisi di laboratorio.
Nel corso del mese di luglio 2024, cinque esemplari di scarabeo giapponese, tutti maschi, sono stati catturati nelle trappole dell’area Nogaredo Est; a questi si aggiungono altri due individui, un maschio e una femmina, rinvenuti in trappole posizionate in corrispondenza della stazione di servizio Paganella Est, sempre lungo la A22. Le indagini eseguite nel corso di tutto il periodo, più intense e frequenti nelle aree circostanti i siti di ritrovamento, non hanno però fino a oggi evidenziato la presenza dell’organismo nocivo nell’ambiente, né segni di danni compatibili sulla vegetazione suscettibile.
Questi eventi sono quindi ritenuti ancora delle incursioni, a dimostrazione dell’elevato rischio di diffusione dello scarabeo giapponese tramite trasporto passivo. Pur non trasformandosi per forza in veri focolai, questi ritrovamenti impongono di mantenere un alto livello di attenzione e di mettere in atto tutte le possibili misure di prevenzione, tra cui la sorveglianza e l’informazione, al fine di intercettare precocemente eventuali nuovi arrivi.
Dopo aver colonizzato ampie aree del Nord America, la Popillia japonica, è stata segnalata anche in Europa, prima in Portogallo e poi in Italia (2014), dove ha dato origine a un focolaio a cavallo tra Piemonte e Lombardia. Negli anni seguenti, nonostante le misure di contenimento applicate, nuovi focolai hanno interessato Emilia Romagna, Val d’Aosta e Friuli Venezia Giulia.
In allegato il pieghevole illustrativo.
Rassegna stampa ad uso interno: Articoli da L'Adige e Corriere del Trentino - 03.09.2024