Promosso dal Comune di Canazei in collaborazione con l'associazione “Ensema per Cianacei”, l’appuntamento ospitato in teatro ha visto la presenza in platea anche di alcuni familiari e amici delle vittime e sopravvissuti alla disgrazia. “Chi come me ha perso un familiare in quota, comprende meglio di ogni altro che la montagna rappresenta una dimensione che supera ogni nostra capacità di immaginare o pensare. Non c’è rabbia, perché la montagna non compie errori. Nessuno poteva immaginare o prevedere un evento di quelle dimensioni in Marmolada. Il ghiaccio è molto sottile e un anno fa sicuramente il caldo ha avuto la sua parte nel crollo del seracco” ha osservato Messner, intervistato dai giornalisti Andrea Selva ed Elisa Salvi.
Secondo il glaciologo del Muse Christian Casarotto, nonostante la presenza di crepacci sul ghiacciaio, non vi erano elementi per anticipare ciò che invece è accaduto: “Solo con un mirato monitoraggio, utile a raccogliere dati di dinamica e movimento della massa glaciale, può essere possibile descrivere l’evoluzione della situazione. E la storia del ghiacciaio della Marmolada, che non ha mai fatto registrare eventi di questo tipo, rendeva ingiustificabile mettere in piedi questa attività prima del 3 luglio 2022. Il crollo del seracco rappresenta una variabile di quanto sta accadendo in tutto il mondo, con la consistente riduzione di volume dei ghiacciai causata dall’aumento delle temperature, aumento determinato dall’impronta antropica”.
Dopo l’istituzione della zona rossa all’indomani del terribile evento, dettata da motivi di sicurezza, durante la stagione invernale la montagna è stata totalmente accessibile. Il sindaco di Canazei Giovanni Bernard ha spiegato che “ad un anno dal 3 luglio, la Marmolada appare imbiancata ma il processo di scioglimento è lo stesso. Attraverso i rilevi con strumentazione ad hoc, la Protezione civile sta monitorando la montagna e sulla base dei dati spetterà a noi assumere i necessari provvedimenti. Diciamo no alle chiusure, ma intendiamo verificare se ci siano le condizioni per prevenire, pur sapendo che non è possibile mettere in sicurezza tutta la montagna”.
Infine, Paolo Grigolli, direttore dell’Azienda per il turismo della Val di Fassa ha evidenziato come sia “necessario cambiare il modo di andare in montagna, nella ricerca di quel rispetto per l’ambiente che non vede più l’uomo come dominus della natura, ma elemento che ne fa parte, come scrive anche Papa Francesco nell’enciclica ‘Laudato sì’. Per oltre duemila anni abbiamo desiderato conquistare le vette, la prospettiva ora è recuperare la sacralità della montagna, che si vive in alcune parti del mondo. L’obiettivo dei prossimi anni è trovare equilibrio, anche da un punto di vista dei flussi turistici sui territori dolomitici, riuscendo a vivere in armonia con l’ambiente che ci circonda”.
Gli appuntamenti di commemorazione proseguiranno oggi alle 16 nella chiesa di Sant'Antonio Abate di Alba di Canazei con i canti di montagna proposti dal coro Valfassa diretto dal maestro Stefano Lazzer. Infine domani - 3 luglio - giorno dell’anniversario, alle ore 11 a monte di Passo Fedaia sarà celebrata la messa in suffragio delle vittime (in caso di pioggia, nella chiesa parrocchiale di Canazei); seguirà la benedizione di uno spazio nella natura dedicato alla meditazione e alla preghiera e la scopertura di una targa commemorativa.
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