In apertura, incalzato da Bricco circa i recenti dazi posti dall’amministrazione Biden nei confronti di Pechino, il vicepremier ha sostenuto la necessità di fare l’interesse dell’Europa e dell’Italia, dal momento che la Cina è sì un competitor ma anche un interlocutore commerciale. “Il 37% del PIL italiano è generato dall’export e non possiamo precluderci il mercato cinese - ha spiegato -. Esiste un accordo di collaborazione rafforzata con la Cina risalente al 2004 ma occorre proteggere alcuni nostri asset dal dumping economico, ambientale e sociale. Pertanto fermezza contro la concorrenza sleale e l’import di prodotti contraffatti ma anche grande pragmatismo per non precluderci opportunità”.
Si è passati poi a passare di transizione verde, e qui il vicepresidente ha indicato la strada di una terza via ambientalista, sempre orientata al pragmatismo, che tenga conto dei problemi concreti delle imprese in questo percorso - soprattutto quelle manifatturiere e agricole - e che non sia cieca in nome di un ambientalismo fondamentalista. Anche da queste scelte, secondo il vicepremier, si decide il modello di sviluppo che vuole darsi l’Europa.
Da qui l’assist per entrare sul tema delle imminenti elezioni europee.
Il vicepresidente ha sottolineato il buon rapporto tra governo italiano e Commissione Europea rimandando però ogni ragionamento su possibili collaborazioni a dopo il voto. Stessa cosa riguardo all’ipotesi di vedere nelle istituzioni comunitarie l’ex capo del governo ed ex presidente della Banca Centrale Europea.