Sabato, 21 Settembre 2024 - 16:04 Comunicato 2456

La pellicola presentata a Venezia è stata girata anche in Trentino. La vicepresidente Gerosa: “Strumento di promozione culturale”
Cinema, “Campo di battaglia”: proiezione speciale a Rovereto con l'attore Gabriel Montesi

Campo di Battaglia, ultimo film del regista Gianni Amelio presentato in concorso alla 81esima Mostra di Venezia, sarà proiettato martedì 24 settembre alle 18.30 al Supercinema di Rovereto. Una proiezione speciale, perché sarà seguita da un dialogo con l'attore protagonista Gabriel Montesi presente in sala. Montesi è uno dei principali attori emergenti del nostro cinema che, dopo titoli come 'Favolacce', 'Esterno notte' e 'Siccità', trova un altro ruolo importante nel film di Gianni Amelio.
La pellicola, realizzata con il sostegno di Trentino Film Commission e grazie alla collaborazione delle Amministrazioni comunali, raccoglie alcune immagini frutto di riprese svolte nel comune di Rovereto fra Palazzo Betta Grillo e l’ex Manifattura tabacchi. Alcune scene hanno coinvolto anche Forte Cherle (Folgaria), Forte Busa Granda (Vignola Falesina) e il comune di Bleggio Superiore. Parole di soddisfazione vengono espresse dalla vicepresidente della Provincia e assessore alla cultura, Francesca Gerosa: “Promuoviamo la cultura attraverso il sostegno a pellicole di grande valore, che puntano a favorire la conoscenza della nostra storia e rappresentano anche un importante volano in chiave promozionale: ne abbiamo avuto un esempio con ‘Vermiglio’ che ci sta dando grande soddisfazione ed oggi auguriamo un grande in bocca al lupo anche a ‘Campi di battaglia’”.

Nel cast Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini. Si tratta di una produzione Kavac Film, IBC Movie, One Art, con Rai Cinema con la collaborazione di Friuli-Venezia Giulia Film Commission e il sostegno di Trentino Film Commission.

Sinossi.
Sul finire della Prima guerra mondiale due ufficiali medici, amici d’infanzia lavorano nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Molti di loro però si sono procurati da soli le ferite, sono dei simulatori, che farebbero di tutto per non tornare a combattere. Stefano, di famiglia altoborghese, con un padre che sogna per lui un avvenire in politica, è ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro. Giulio, apparentemente più comprensivo e tollerante, non si trova a proprio agio alla vista del sangue, è più portato verso la ricerca, avrebbe voluto diventare un biologo. Anna, amica di entrambi dai tempi dell’università, sconta il fatto di essere donna. A quei tempi, senza una famiglia influente alle spalle, era difficile arrivare a una laurea in medicina. Ma lei affronta con grinta un lavoro duro e volontario alla Croce Rossa. Qualcosa di strano accade intanto tra i malati: molti si aggravano misteriosamente. Forse c’è qualcuno che provoca di proposito delle complicazioni alle loro ferite, perché i soldati vengano mandati a casa, anche storpi, anche mutilati, purché non tornino in battaglia. C’è dunque un sabotatore dentro l’ospedale, di cui Anna è la prima a sospettare. Ma sul fronte di guerra, proprio verso la fine del conflitto, si diffonde una specie di infezione che colpisce più delle armi nemiche. E presto contagia anche la popolazione civile.

Rassegna stampa ad uso interno: Articolo da L'Adige - 22.09.2024

(a.bg)


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