Sabato, 04 Ottobre 2025 - 17:27 Comunicato 2806

Beijing caput mundi: la Cina avanza, l’Europa deve reagire

Al WIRED Next Fest Trentino 2025, nella cornice del Palazzo del Bene di Rovereto, si è svolto l’incontro “Beijing caput mundi”, che ha messo a fuoco la trasformazione dell’ordine mondiale e il futuro ruolo dell’Europa. Sul palco Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano ed esperto di trasformazione digitale, e Silvia Menegazzi, docente di politica internazionale e relazioni sino-europee all’Università Luiss, hanno tracciato un quadro netto: la Cina non è più soltanto la fabbrica del mondo, ma un attore tecnologico e strategico capace di imporre standard e regole globali. L’Europa, ancora lenta nella transizione digitale e divisa nelle scelte politiche, deve definire rapidamente una strategia autonoma per restare competitiva. In un contesto di protezionismo crescente e minore sostegno statunitense, il rischio è di scivolare ai margini della competizione tra grandi potenze.
[ Juliet Astafan_Archivio Ufficio Stampa PAT]

Entrambi i relatori hanno approfondito i temi affrontati durante l’incontro anche nei loro ultimi libri. Giuliano Noci, in "Disordine. Le nuove coordinate del mondo", analizza la nuova geografia del potere globale e la “partita a poker” tra Stati Uniti e Cina, con Pechino avvantaggiata dal controllo delle terre rare. Silvia Menegazzi, in "La Cina e la politica globale. Tra cambiamento e continuità" spiega invece le logiche interne del potere cinese e la sua proiezione internazionale.

«Il baricentro dell’economia e della geopolitica mondiale si sta spostando verso l’Asia» ha osservato Noci. La Cina non si limita più a produrre a basso costo: oggi punta a stabilire regole globali facendo leva su tecnologia, infrastrutture strategiche, controllo dei dati e delle materie prime rare, risorse cruciali e spesso soggette a rischio di approvvigionamento, oltre che sulla creazione di nuove rotte marittime e artiche. Questo slancio, però, non è privo di vulnerabilità. «La Cina – ha ricordato Noci – deve affrontare crisi del debito, fragilità del mercato immobiliare e un rapido invecchiamento demografico. Il passaggio più delicato sarà la transizione da un’economia basata sull’export a una sostenuta dai consumi interni, un cambiamento che richiede trasformazioni profonde non solo economiche, ma anche culturali e politiche». Mentre Pechino accelera, l’Europa resta ancorata a un modello manifatturiero tradizionale e in ritardo nella trasformazione digitale. «Siamo legati a un modello obsoleto – ha avvertito Noci –. Senza una politica industriale forte, investimenti comuni e una maggiore integrazione su sicurezza e tecnologia, rischiamo di restare ai margini». Il contesto internazionale, segnato da protezionismo crescente e dal progressivo disimpegno degli Stati Uniti, impone un cambio di passo. «Quel mondo pacifico che sognavamo dopo la caduta del Muro di Berlino non esiste più – ha sottolineato –. Gli Stati Uniti non sono più disposti a sostenerci: o l’Europa diventa una vera potenza autonoma, oppure rischiamo di diventare una colonia economica e tecnologica di qualcun altro».

Un punto centrale della discussione ha riguardato il modello di pianificazione cinese. Il Partito Comunista pianifica tutto: definisce la direzione con i piani quinquennali, orienta gli investimenti, poi lascia competere gli imprenditori in un processo darwiniano in cui sopravvive il migliore. Questa strategia ha permesso a Pechino di crescere rapidamente nei settori tecnologici con l’obiettivo dichiarato di diventare leader globale entro il 2040. Tuttavia, il sistema ha limiti, soprattutto un settore finanziario fragile e rischi legati a un’eccessiva concentrazione di potere. «La Cina non pensa in termini di equilibrio tra potenze come facciamo in Occidente – ha spiegato Menegazzi – ma si considera uno Stato-civiltà, con una storia millenaria e una visione globale che non è mai stata eurocentrica. Comprendere questa prospettiva è fondamentale per capire le sue scelte di politica estera e il modo in cui cerca di influenzare il nuovo ordine mondiale». Accanto all’industria e alla tecnologia, Pechino sta puntando anche sul soft power, cioè la capacità di influenzare altri Paesi attraverso cultura, diplomazia e scambi internazionali. «La Cina sta crescendo su questo fronte – ha osservato Menegazzi – ma deve ancora colmare il divario con Paesi come Giappone e Corea del Sud, già radicati nell’immaginario globale». Dalla discussione è emersa una visione realista e senza ideologie: la Cina non è più soltanto un gigante manifatturiero, ma un vero hub tecnologico e strategico capace di orientare commercio e innovazione a livello mondiale. Il futuro sarà segnato da interdipendenze sempre più strette. «Le economie resteranno connesse – ha concluso Noci – ma il controllo delle tecnologie chiave e delle catene del valore diventerà il nuovo terreno di scontro strategico». L’Europa, dunque, ha davanti una scelta chiara: «Continuare a muoversi in ordine sparso, accettando un ruolo secondario, oppure trovare la volontà politica di agire come una vera potenza capace di difendere i propri interessi e negoziare alla pari con Cina e Stati Uniti».

Il WIRED Next Fest Trentino è organizzato da WIRED Italia in partnership con la Provincia autonoma di Trento – Assessorato allo sviluppo economico, lavoro, famiglia, università e ricerca - Trentino Marketing, Trentino Sviluppo, Azienda per il Turismo Rovereto, Vallagarina e Monte Baldo, Comune di Rovereto.

Lavora alla costruzione del palinsesto il Comitato scientifico presieduto dall'Head of Content di WIRED Italia, che vede la partecipazione dell’Università degli Studi di Trento, della Fondazione Bruno Kessler, della Fondazione Edmund Mach, della Fondazione Hub Innovazione Trentino, dell’Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa - IPRASE e del MUSE - Museo delle Scienze.

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(sg)


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