La mammografia con mezzo di contrasto è un avanzamento tecnologico della mammografia tradizionale: è un esame radiologico della mammella che associa informazioni morfologiche, come una mammografia standard, a quelle funzionali legate all’utilizzo del mezzo di contrasto. La CEM (Contrast Enhanced Mammography) permette quindi di avere un doppio imaging, morfologico e funzionale.
Quello che si visualizza nella CEM è una mappa vascolare: il mezzo di contrasto iodato utilizzato per via endovenosa, somministrato prima di fare la mammografia, si concentra nei vasi della mammella, ma soprattutto nei vasi anomali dove c’è il cancro, rendendo meglio visibile la massa tumorale. La mammografia con mezzo di contrasto fornisce informazioni simili alla risonanza magnetica della mammella, ma al contrario di questa, risulta un esame più rapido e meglio tollerato. Si tratta di una procedura semplice da eseguire: alla paziente viene iniettato un mezzo di contrasto per via endovenosa nel braccio e dopo alcuni minuti si esegue una normale mammografia. L’esame dura al massimo 7-8 minuti, dall’inizio dell’iniezione fino al rilevamento dell’ultima immagine radiologica. L’immagine radiologica che viene restituita consente al medico radiologo senologo di esprimersi in una diagnosi più sensibile e più specifica.
Ad oggi la mammografia con mezzo di contrasto viene usata nella stadiazione locale del carcinoma mammario, cioè nella definizione dell’estensione e dello stato di avanzamento del tumore. Viene usata nelle pazienti che devono fare la chemioterapia, dove serve sia per la stadiazione sia per il monitoraggio della risposta alla cura. La CEM viene utilizzata dove si sospetta una patologia tumorale ma la mammografia tradizionale non è sufficiente alla diagnosi e può essere usata di fatto in alternativa alla risonanza magnetica, in particolare nel caso di pazienti claustrofobici, obesi o anziani che non tollerano la macchina per la risonanza sia per la posizione da assumere sia per il tempo necessario alla durata dell’esame. In generale è una metodica sempre più diffusa che ha mostrato performance diagnostiche paragonabili alla risonanza magnetica, con costi economici inferiori e apprezzata dalle pazienti. Al momento la CEM rimane un’indagine di III livello e l’indicazione all’esame viene sempre fornita dallo specialista senologo, ma si sta cominciando a valutare l’utilizzo della mammografia con mezzo di contrasto anche nei soggetti con aumentato rischio, nella valutazione dei percorsi di screening personalizzato.
Questa nuova metodica di imaging viene utilizzata in Trentino dal 2015 e ha permesso di maturare un’esperienza che ad oggi rappresenta un modello nel panorama italiano. Ogni anno sono 200 le mammografie con contrasto effettuate dalla senologia clinica.
In generale, la mammografia è lo strumento più efficace per diagnosticare precocemente un tumore al seno. Nel 2022 sono state oltre 26500 le donne tra i 50 e i 69 anni che hanno aderito al programma di screening organizzato, che ha permesso di intercettare 173 casi di tumore alla mammella (6,4 per 1000 donne). Nella fascia 70-74 anni sono stati invece 93 i casi di cancro individuati grazie a quasi 7500 mammografie (12,4 per 1000 donne).
Il seminario – curato dai responsabili scientifici Marco Pellegrini, Carmine Fantò e Marvi Valentini – è stata un’importante occasione per mettere a fattor comune le diverse esperienze maturate nell’ambito della mammografia con contrasto in diverse realtà italiane, con il contributo di professionisti provenienti da Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana e Veneto; il tutto con l’obiettivo di uniformare le diverse esperienze in termini di percorsi, indicazioni prescrittive e necessità di utilizzo. Ma non di sola diagnosi e cura del tumore alla mammella si è parlato oggi; la giornata è stata infatti l’occasione per un ringraziamento corale a Marco Pellegrini, direttore dell’Unità di senologia da pochi giorni in pensione. Unanime il riconoscimento ad un primario che lascia un’eredità importante e continuerà ad ispirare, con il suo esempio e impegno instancabili, il lavoro dei suoi collaboratori nel campo della senologia.
«Sono felice di essere qui – ha dichiarato il direttore generale Antonio Ferro – innanzitutto per rendere omaggio al dottor Pellegrini, che ha guidato con grande professionalità e competenza il reparto di senologia per tanti anni, con scelte innovative e all’avanguardia sul fronte della prevenzione e della diagnosi del cancro al seno; si pensi alla tomosintesi. Anche oggi – ha proseguito Ferro – siamo qui a confrontarci su una metodica che potrà aprire grandi prospettive per il futuro, il tutto con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle donne trentine».
Rassegna stampa ad uso interno: Articolo da L'Adige - 16.03.2024