Lunedì, 06 Novembre 2023 - 16:31 Comunicato 3144

Per la prima volta in Apss la procedura mini invasiva su una giovane paziente
Denervazione renale: nuova opzione per il trattamento dell'ipertensione arteriosa resistente

Non sempre l’ipertensione arteriosa è curabile con i farmaci: in questi casi si parla di ipertensione arteriosa resistente o refrattaria, una malattia cronica particolarmente pericolosa perché associata ad un aumento del rischio cardiovascolare e quindi alla mortalità per ictus, infarto e scompenso cardiaco. Per chi soffre di ipertensione resistente un’opzione innovativa e sicura è la denervazione delle arterie renali, una procedura mini invasiva eseguita per la prima volta in Apss su una giovane donna seguita dal Centro di ipertensione di Rovereto (recentemente accreditato dalla Società italiana dell’ipertensione arteriosa). La procedura è stata eseguita all’Emodinamica dell’ospedale Santa Chiara di Trento da un professionista esperto della metodica.
Misurazione della pressione arteriosa [ Ufficio comunicazione Apss ]

La denervazione consiste nel disattivare in modo selettivo parte delle terminazioni nervose che decorrono lungo le pareti esterne delle arterie renali, favorendo una duratura riduzione della pressione sanguigna. La procedura mini invasiva prevede l’inserimento di un catetere molto sottile che viene fatto avanzare dall’arteria femorale fino alle arterie renali; una volta posizionato, il catetere lancia un segnale in radiofrequenza in grado di disattivare le fibre nervose dell’arteria del sistema simpatico renale che si riflette in una significativa riduzione dei valori pressori. La denervazione delle arterie renali rappresenta quindi un’opzione innovativa e sicura per trattare l’ipertensione resistente alla terapia farmacologica tradizionale.

Grazie ad un approccio multidisciplinare e multiprofessionale questa procedura è stata eseguita per la prima volta in Apss. Questa nuova opzione terapeutica, in pazienti selezionati seguiti nel pre e post procedura secondo uno specifico protocollo, potrà in futuro migliorare la prognosi dei pazienti, spesso giovani. L’ipertensione arteriosa infatti rappresenta ancora oggi il più importante fattore di rischio di mortalità per malattie cardiovascolari come infarto e ictus cerebrale. I pazienti con sospetta ipertensione resistente seguiti in ambito specialistico o dai medici di medicina generale potranno avere una nuova prospettiva come indicato nella letteratura scientifica accreditata e nelle recenti Linee guida europee per l’ipertensione arteriosa.



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