Il tema dell’intervista era incardinato su un giudizio severo: la classe dirigente della pubblica amministrazione italiana è chiaramente inadeguata. "Un giudizio che può essere condiviso in linea di massima - ha affermato Franco Bassanini - ma partendo dal presupposto che non si può generalizzare perché nella PA ci sono anche straordinarie professionalità. La classe dirigente è molto invecchiata - ha spiegato Bassanini - perché circa trent’anni di politiche di austerità e blocco di turnover, hanno impedito il naturale rinnovamento della classe dirigente, il reclutare professionalità nuove, come giovani dotati di skills che servono nell’era digitale. Questo perché, alla fine degli anni ’80, l’Italia si è trovata con un enorme debito pubblico. Da qui lo scenario è cambiato, si sono rese necessarie politiche di austerità e di riduzione della spesa pubblica e questo ha bloccato il rinnovamento".
Le riforme degli anni ’90, come ha spiegato Franco Bassanini, sono state dominate da questo vincolo: ridurre la spesa: "Erano necessari forti investimenti sul rinnovamento della PA, ma erano investimenti che non si potevano fare. Oggi invece, siamo di fronte ad uno scenario completamente diverso, grazie all’“assegno” europeo del Piano per il Rilancio. Finalmente c’è la possibilità di investire e di immettere nella PA italiana, fortemente invecchiata e degradata, professionalità tecniche e manager giovani, nativi digitali, con quelle competenze nelle quali siamo più carenti, come ingegneri, informatici, economisti e statisti".
"Si va verso un ringiovanimento e una riqualificazione tecnica delle pubbliche amministrazioni italiane. Il punto di avvio del Governo Draghi - ha affermato Bassanini - , è aver compreso che questa richiesta non è la risposta di una grande nuova riforma, ma è l’applicazione delle riforme già in essere, è dotare le pubbliche amministrazioni delle professionalità che mancano. Il recente decreto approvato dal consiglio dei ministri - ha spiegato Bassanini - è un passo decisivo in questa direzione ed è concentrato sul PNRR, con il potenziamento in primis, del sistema giustizia e nello specifico, delle strutture dei tribunali, per consentire una drastica riduzione dell’arretrato giudiziario".
Bassanini, sollecitato dall’intervistatrice, ha parlato quindi di spoil system, spiegando che in Italia non è mai esistito uno spoil system alla americana, dove, in seguito all’elezione di un nuovo presidente, molti dirigenti perdono il posto e vengono sostituiti dall’equipe della transizione. In Italia, prima della Riforma Bassanini, in una parte dei ministeri e precisamente interni, difesa e esteri, i dirigenti come ambasciatori, prefetti, ammiragli, erano a regime di spoil system, per cui, in ogni momento, potevano essere sollevati e destinati ad altro incarico a discrezione del Governo. Nelle altre amministrazioni, i dirigenti si potevano scegliere anche fuori concorso e se nominati da forma politica, non potevano essere sostituiti. Con la Riforma Bassanini, i nominati vincitori di concorso vengono assunti in un periodo determinato, con obiettivi precisi e alla fine di questo periodo, valutati con meccanismi imparziali e sulla base dei risultati, confermati o meno. "Una valutazione delle performance che ha funzionato solo in pochissime amministrazioni - ha ammesso Bassanini - una legge attuata solo saltuariamente, perché è prevalsa la collusione tra politica e vecchia dirigenza".
Le riforme successive, Brunetta e Madia, sono tornate su questo punto. Sul rinnovamento della classe dirigente, l’attuale governo e il ministro competente Renato Brunetta, hanno fatto una scelta razionale e opportuna: non una nuova riforma complessiva della PA, ma un'azione di continuità in base alle quattro riforme già in essere, verso una progressiva digitalizzazione e la valutazione dei risultati. L’azione di Governo prevede una prima fase, di semplificazione dei procedimenti, come controlli, autorizzazioni, permessi dei processi decisionali; e una seconda fase, il reclutamento e la formazione professionale dei dipendenti e dirigenti pubblici.
"Il primo passo sarà attivare la collaborazione con delle professionalità tecniche, per un tempo determinato, che in in un futuro potranno inserirsi a tempo indeterminato dopo concorso. Ad esempio, - ha annunciato Bassanini - l’assunzione di mille persone per supportare le amministrazione locali sulla gestione di procedure complesse e l’assunzione definitiva di migliaia di giovani per formare gli uffici del giudice nel processo per la PA. Insomma, inseguire il modello già attuato in altri Paesi, come la Francia, dove l’accento è posto sulla selezione, sul reclutamento iniziale dei dirigenti della pubblica amministrazione".
Ad una domanda proposta dal pubblico su come in futuro si potranno evitare scelte clientelari, Franco Bassanini ha risposto che la selezione dovrà essere affidata ad organismi competenti e non ad organismi a servizio della politica. Ma la vera partita si giocherà su attribuzione e rinnovo degli incarichi: "Bisogna far funzionare - ha spiegato Bassanini - un meccanismo di verifica dei risultati e della performance. Nel privato si valutano i risultati dei manager in base al mercato, nel pubblico invece, serve introdurre dei meccanismi di valutazione degli obiettivi predefiniti e degli indicatori di risultato".