Sabato, 24 Settembre 2022 - 13:24 Comunicato 2936

Zdenek Zeman, icona di un calcio che dava emozione

Un calcio senza compromessi e senza mezze misure. Un 4-3-3 come marchio mai rinnegato. Un'idea di calcio che deve dare emozioni, che valorizza la squadra per vincere e far divertire il pubblico. In una parola "Zemanlandia" che ha segnato la storia del calcio italiano per mezzo secolo. Eccolo il grande Zdenek Zeman, il mister che si è sempre battuto per un calcio pulito cercando di portarlo fuori dagli scandali, è stato accolto con una standing ovation al suo arrivo in sala Depero per l'incontro nell'ambito del Festival dello Sport di Trento. E così è stato salutato dopo aver sfogliato l'album dei ricordi in un dialogo con il vicedirettore della Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro ripercorrendo le tappe di una lunga carriera, non sempre facile, di un'icona del calcio che ha lanciato in cinquant'anni di carriera decine e decine di calciatori, che ha fatto divertire e appassionare migliaia di tifosi.
ZDENEK ZEMAN, BOHEMIAN RAPSODY Nella foto: Zdenek ZEMAN Festival dello Sport Sala Depero Trento, 24 settembre 2022 [ Daniele PATERNOSTER Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento]

Zeman, 75 anni nato a Praga, pacato e con la voce roca da fumatore incallito, si è rivisto ed ha condiviso con il pubblico le immagini, anche private, che sintetizzano un lungo viaggio segnato dalla "Primavera di Praga". 
Eccolo bambino nello chalet del nonno con uno dei primi palloni in mano ("gli altri finivano nelle acque della Moldava e non riuscivo a recuperare"): i genitori con il papà famoso primario di otorinolaringoiatria; lo zio materno Cestmir Vycpalek ex giocatore e allenatore due volte Campione d'Italia alla guida della Juventus che gli ha trasmesso la passione del calcio; la lunga serie di sport praticati (dal baseball all'hockey su ghiaccio, dalla pallavolo alla pallamano..) poi le vacanze in Sicilia nell'agosto 1968 in concomitanza con l'insurrezione politica che ha portato alla repressione da parte dell'esercito russo e la decisione di non rientrare in patria se non qualche mese più tardi per finire gli studi universitari.
A Palermo, dove sposerà Chiara Perricone, frequenta l'Isef e le prime esperienze come allenatore sono nelle squadre giovanili del capoluogo siciliano dove adotta lo schema 4-3-3 che non abbandonerà mai. La prima vera "Zemanlandia" che ha espresso meglio il suo calcio e le sue idee è stato il Licata, ha ricordato Di Caro. Poi il Foggia in serie C1, il Parma, quindi di nuovo in Puglia per dare vita al "Foggia dei miracoli" che, grazie ad un gioco spettacolare, vince il campionato di serie B nella stagione 1990-1991 con il contributo determinante ("ma non giocavano da soli...") del trio delle meraviglie con Francesco Baiano, Giuseppe Signori e Roberto Rambaudi. Giocatori (e non solo loro) esplosi in serie A grazie agli insegnamenti del mister con un calcio moderno, formativo, spettacolare.
E a proposito di contratti Zeman non ha dubbi: "Ho sempre firmato per un anno per una questione di correttezza. A fine stagione devono essere contente entrambe le parti per continuare, altrimenti ci si divide. Ora le società chiedono contratti lunghi ma se non vali o non ti impegni perché devi prendere quei soldi? Meglio tutti, giocatori e mister, con contratto annuale".
A metà degli anni Novanta è il periodo romano con Lazio e Roma: successi e pioggia di gol come piace a Zeman: "Vince chi fa un gol più dell'avversario, ovviamente, ma come sempre il mio obiettivo è quello di far divertire il pubblico: chi volete che venga allo stadio se la partita finisce sullo 0 a 0? Non ho rimpianti, ero contento che le mie squadre giocassero per emozionare la gente..." Il mondo del calcio viene ulteriormente messo in discussione quando ribadisce (dopo la famosa intervista a fine anni Novanta) la sua forte posizione rispetto all'abuso dei farmaci: "Le medicine le dai agli ammalati, non a chi è sano e fa sport. Tutti sapevano quello che stava succedendo quando dissi che le farmacie e i mercati finanziari dovevano rimanere fuori dal calcio...".
Il sistema calcio osteggia Zeman, viene messo da parte e tacciato di terrorismo ma qualche anno più tardi si scoprirà poi il sistema corrotto di calciopoli. "Non rinnego nulla di quello che ho fatto e lo rifarei anche se mi è costato la carriera. Non pensavo che la situazione fosse così grave... Rispetto delle regole e degli avversari sono valori che non devono mai tramontare. Non ho niente da rimproverarmi perché dove sono stato la gente si divertiva, forse le società un po' meno" chiosa mentre compaiono le immagini degli striscioni tributati dagli avversari, i murales a lui dedicati e in finale la nipotina Gaia in braccio a nonno Zdenek. "In lei si rispecchia la tua carriera, le emozioni che hai regalato e il divertimento che hai concesso": così lo saluta il vicedirettore Di Caro prima di una nuova ovazione.

(gr)


Immagini