Mercoledì, 09 Gennaio 2013 - 02:00 Comunicato 51

Il presidente Pacher replica alle affermazioni del presidente dell'Associazione artigiani De Laurentis
"TERRE DA SCAVO, NESSUN ESCAMOTAGE"

Nessun escamotage per aggirare la normativa nazionale ma solo una diversa e legittima procedura che consente alle imprese di evitare aggravi di spese e di passaggi burocratici. Questo, in sintesi, il senso dell'intervento operato dalla Provincia autonoma di Trento in merito al problema del trattamento delle terre da scavo. A tale riguardo, dopo la pubblicazione sul quotidiano l'Adige di oggi di un articolo intitolato "Terra da scavo, no all'escamotage Pacher", il presidente della Provincia Alberto Pacher puntualizza quanto segue.-

"Innanzitutto non è accettabile che si accusi la Provincia di ricorrere ad "escamotage ipocrita" per "aggirare" il DM 161 "Disciplina dell'utilizzazione delle terre e rocce da scavo". Infatti quello che il presidente De Laurentis ignora, o dimentica, è che secondo la normativa nazionale, che recepisce quella europea, le terre e rocce da scavo sono rifiuti, a meno che non ricorrano determinate condizioni che ne consentono l'utilizzo come sottoprodotti. Il famigerato D.M. 161 reca proprio la disciplina a questi fini, ossia definisce cosa devono dimostrare le imprese (con adempimenti effettivamente complessi e poco giustificabili per i piccoli cantieri) per poter utilizzare il materiale scavato come sottoprodotto.

Purtroppo l'entrata in vigore di quest'unico decreto, in assenza di un contestuale decreto previsto dal Codice dell'Ambiente che avrebbe dovuto recare una disciplina semplificata per i piccoli cantieri (quelli in cui il quantitativo di materiale scavato non superiore ai 6.000 mc) ha determinato comprensibili reazioni nel mondo delle imprese ed ha generato una diversità di iniziative in altre regioni.

In una situazione così incerta, la Provincia di Trento ha ritenuto di non intervenire, né normativamente né in via amministrativa, non solo per non incorrere in potenziali impugnative dei propri atti da parte dello Stato (unico competente ad adottare provvedimenti in materia ambientale), ma anche, e soprattutto, per non esporre le imprese che avessero applicato le disposizioni provinciali contrastanti con quelle statali al rischio di commettere reati ambientali. La Provincia ha invece individuato all'interno della normativa provinciale e statale di settore una diversa e legittima procedura che, lungi dall'avere l'effetto di "aggirare" norme statali, consente comunque alle imprese di operare in maniera corretta senza eccessivi aggravi né di costi né di adempimenti burocratici. Il confronto tra la vecchia disciplina e la nuova procedura (v. tabella allegata) evidenzia che con l'acquisizione di una specifica autorizzazione (il cui unico aggravio economico è la prestazione di una garanzia finanziaria pari a 25.822 euro) i soggetti interessati possono operare in modo analogo a quanto fatto finora ed in alcuni casi le modalità operative risultano più semplici.

Quindi, conciliando pragmatismo e rispetto delle leggi, si è cercato di fornire una risposta immediata ad un problema concreto, non rinunciando comunque ad attivare un dialogo costruttivo con il Ministero per sollecitare l'adozione del tanto auspicato decreto di semplificazione che risolva una volta per tutte il problema."
-