Sabato, 24 Settembre 2022 - 18:32 Comunicato 2943

Stati generali del calcio, c'è un settore da salvare

Al Teatro Sociale di Trento, nella terza giornata del Festival dello Sport, i maggiori esponenti del movimento calcistico a livello italiano hanno cercato di rispondere ad alcune delle questioni più importanti che, di fatto, spingono ad una sola conclusione: il calcio del nostro Paese è in crisi. Per fare il punto della situazione sono stati illustrati alcuni numeri, portati dal direttore generale della Gazzetta dello Sport, Francesco Carione: Serie A penultima nei ricavi totali (escluse le plusvalenze), negli investimenti nei settori giovanili e negli stadi di proprietà. Per non parlare dell'indebitamento del calcio italiano, ha aggiunto il presidente del Torino e Rcs MediaGroup Urbano Cairo, che sta continuando a crescere.
CAIRO, GRAVINA, CASINI, CARIONE, AZZI E DUILIO: GLI STATI GENERALI DEL CALCIO ITALIANO Nella foto: Andrea DI CARO, Urbano CAIRO, Gabriele GRAVINA, Lorenzo CASINI, Stefano AZZI, Andrea DUILIO Festival dello Sport Teatro Sociale Trento, 24 settembre 2022 [ Michele LOTTI Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento]

Una crisi generale del settore calcistico, con tanti elementi sotto la lente d'ingrandimento: infrastrutture da rifare e ristrutturare, un "prodotto calcio" da gestire in modo differente e vendere meglio, ricavi da aumentare, costi da diminuire, puntare in modo più forte sui vivai giovanili, una valenza ed un riconoscimento internazionale che va riconquistato. Sono state tante le tematiche affrontate agli Stati generali del calcio italiano. E sullo sfondo, una certezza: il calcio deve cambiare, deve evolversi, riformarsi e non c'è più tempo da perdere. 
I dati parlano chiaro: solo quattro stadi di proprietà in Italia in confronto ai 14 della Premier League, agli 11 della Bundesliga e agli 8 della Liga (uno solo invece quello in Ligue 1), mentre per quanto riguarda gli investimenti dei club nei settori giovanili sono sempre gli inglesi in testa (6,1 milioni di euro per club nel 2020), con la Serie A penultima e ferma a 4,6 milioni. In merito invece ai ricavi totali, è ancora la Premier a guardare tutti dall'alto (6,5 miliardi di euro nella stagione 2021/2022 escluse le plusvalenze), seguita dalla Liga (3,7 miliardi) e dalla Bundesliga (3,1 miliardi), con la Serie A che si ferma ai 2,3 miliardi di euro e ad un -9% sulla stagione precedente (in Premier +18%).
Non possiamo più procrastinare un cambiamento che ormai è inevitabile, ha spiegato il presidente FIGC Gabriele Gravina, e il nostro focus nel breve periodo dovrà essere quello di puntare sui giovani e sulle nuove infrastrutture. Un evento importante è fondamentale, ha aggiunto, ecco perché siamo candidati ad Euro 2032. 
Il problema dei ricavi esiste e il contenimento dei costi sarà determinante, ha concluso Gravina, ma non dobbiamo dimenticarci che ogni dieci/quindici anni il mondo del calcio cambia, esattamente come il corpo umano, ed ecco perché bisogna sostenere le società che si sforzano di trovare nuove idee e progettualità, vivendo il cambiamento non come una minaccia ma come un'opportunità. Inoltre, mi batterò fino in fondo affinché venga eliminato il "diritto di veto": non è possibile che i progetti saltino solo perché un componente del Consiglio federale non è d'accordo. 
Urbano Cairo, presidente del Torino e Rcs MediaGroup, ha posto invece l'attenzione sull'involuzione che il mondo del calcio ha avuto nell'ultima decade: l'indebitamento del settore calcistico sta aumentando, ha spiegato, ma credo sia necessario intervenire sui costi delle società, perché salari e stipendi oggi rappresentano il 90% delle loro uscite. 
Serve un intervento della Federazione a livello generale, ha concluso Cairo, perché venga posto un limite agli investimenti in base ai reali costi delle società: serve cambiare subito registro. 
Lorenzo Casini, presidente Lega Serie A, si è concentrato sulla necessità di semplificare la governance in quanto non è semplice mettere d'accordo tutti, senza però dimenticare altre "manovre" che potrebbero portare a maggiori ricavi. Pensiamo al settore delle scommesse, ovvero quello del "betting", ha aggiunto, e al fatto che in Francia viene riconosciuta un'entrata a chi produce l'evento su cui poi si scommette. In Italia non è nemmeno concessa la possibilità di fare pubblicità a bordo campo, ha rimarcato, e poi purtroppo il nostro mondo calcistico non ha potuto sfruttare l'effetto Cristiano Ronaldo negli stadi per colpa della pandemia, fattore quest'ultimo che non va sottovalutato.
Al centro del dibattito è finito anche il tema della tecnologia, con Stefano Azzi (Ceo for Italy di Dazn Group) che ha sottolineato come sia importante puntare su diversi aspetti, come l'attenzione e coinvolgimento del pubblico. Streaming e modalità interattive sono occasioni da sfruttare, ha spiegato ancora Azzi, perché sugli aspetti tecnologici c'è da lavorare e ci permetteranno di migliorare il prodotto finale. 
Infine, la parola è passata all'amministratore delegato Sky Italia Andrea Duilio, che ha acceso i riflettori sul tema della pirateria. Si tratta della più grande differenza tra UK e Italia, ha concluso (Sky infatti trasmette in diretta la Premier League), che svaluta pesantemente il prodotto calcio: toglie posti di lavoro, causa meno entrate allo Stato italiano e si tratta di una mancanza di rispetto nei confronti di chi paga il servizio.

(nm)


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