
Insieme al presidente e all’assessore provinciale era presente il direttore generale della Provincia Raffaele De Col e numerosi dirigenti generali, tra cui Laura Pedron, dirigente del Dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro, che ha illustrato ai presenti i dati sulla situazione salariale in Trentino con un dettaglio settoriale e per dimensione di impresa.
Relativamente ai salari, dai dati è emerso come le retribuzioni in Trentino siano mediamente più basse rispetto all’Alto Adige, in taluni casi anche rispetto al Nord-Est, soprattutto per i profili non operai e non apprendisti. Un divario che sale all’aumentare delle professionalità. Si parla di un dato che oscilla tra il 2 e il 3 per cento, e che cresce con i livelli retributivi alti.
Dai dati si evince come le retribuzioni in tutti i settori siano fortemente dipendenti dalla dimensione di impresa e crescono al crescere delle dimensioni dell’impresa. A fronte di 45.025 imprese, 39.652 attività raggiungono i 9 addetti (8.500 con un solo addetto e 15mila imprese individuali, senza addetti), mentre 2.599 contano da 10 a 49 addetti.
Nell’ambito turistico si registrano divari retributivi notevoli, dell’ordine di 10-15 euro al giorno, per la stessa mansione all’interno dello stesso territorio provinciale tra le diverse valli, mentre la media della retribuzione agricola è fortemente influenzata al ribasso dalla presenza della qualifica del “raccoglitore” (74% dei lavoratori), figura professionale di basso inquadramento e (molto) presente solo in Trentino per la fase della raccolta, mentre considerando i soli operai specializzati e qualificati “super” che sono ingaggiati con contratti più lunghi, il comparto si dimostra in linea con i dati del Nordest, in alcuni casi anche migliori dell’Alto Adige.
Sul fronte delle retribuzioni, l’elevato numero del part time rispetto ad altri territori incide sul gender pay gap, che è pari al 15,7% (in Alto Adige 17,2%, nel Nord-est 16.7, in Italia il dato è fermo al 12,6%).
Riguardo il contesto occupazionale più in generale, i dati dicono che il mercato del lavoro trentino resta comparabile con quello dei pesi più industrializzati d’Europa, con un tasso di attività pari al 73% (66,7 in Italia), un tasso di occupazione che raggiunte il 70,2% (61,5% in Italia) e un tasso di disoccupazione stabile al 3,8% (7,7% dato nazionale).
Se cresce l’occupazione a tempo indeterminato, che ha raggiunto il 60% delle attivazioni (a fronte del 43% in Alto Adige), il Trentino parte comunque nel 2022 da una situazione di lavoratori a termine di oltre il 3% maggiore che nel resto d’Italia (soprattutto per effetto dei settori agricoli e turistici).
Punto critico anche per le imprese trentine è la difficoltà nel reperire manodopera qualificata, anche a causa della concorrenza dei territori limitrofi. Gli ultimi dati Excelsior dicono che il 58,9% delle imprese in Trentino fatica a trovare figure professionali, la percentuale è superiore a quella registrata a livello nazionale (47,9%) e nel Nord-est (53,7%). La popolazione in età lavorativa è in flessione, ma il tasso di disoccupazione sta continuando a decrescere (oggi tasso al 3,8%).