Venerdì, 23 Settembre 2022 - 12:00 Comunicato 2896

Sicura, leggera, sostenibile e super accessoriata è la nuova regina della micro mobilità, ma senza dimenticare che la regola più importante per ogni atleta è “ascoltare il corpo”
Paola Pezzo, Filippo Pozzato e Cristiano De Rosa presentano al Muse la bici del futuro

La seconda giornata del Festival dello Sport al Muse si è aperta con lo sguardo rivolto al futuro della bicicletta. Ospiti d’eccezione Paola Pezzo, oro olimpico nel cross country ad Atlanta nel 1996 e Sydney 2000, Filippo Pozzato, vincitore della Milano Sanremo 2006 e l’imprenditore Cristiano De Rosa. Sicurezza, sostenibilità, leggerezza e materiali intelligenti le parole chiave dell’incontro. Senza trascurare la regola aurea per ogni atleta: imparare prima di tutto a conoscere ed ascoltare il proprio corpo.
LA BICI DEL FUTURO Nella foto: Cristiano DE ROSA con bici Festival dello Sport Muse Trento, 23 settembre 2022 FOTO: Michele LOTTI – Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento

È una vera e propria “Tesla a due ruote” quella presentata questa mattina dall’imprenditore Cristiano De Rosa al talk “La bici del futuro” al Muse nell’ambito del Festival dello Sport. Accanto a lui Paola Pezzo, oro olimpico nel cross country ad Atlanta 1996 e Sydney 2000, Filippo Pozzato, vincitore della Milano – Sanremo 2006 e la giornalista Alessia Cruciani.
Bici connessa, pedalata assistita, computer di bordo, radar sono solo alcune delle innovazioni che – dal cicloturismo al professionismo – rendono il ciclismo uno sport sempre più vicino alla Formula 1 e al motomondiale.
A guidare questo sviluppo tecnologico gli obiettivi della sicurezza, della sostenibilità e del benessere.
Mostrando le sue bici da corsa, ma anche a pedalata assistita in titanio e alluminio, con un peso inferiore ai 7,5 kg e un’autonomia di 480 km, adatte ai contesti urbani ma anche al fuoristrada, De Rosa ha spiegato: «Fino a due, tre, anni fa, la diffusione delle bici elettriche si scontrava con la ridotta durata delle batterie. Superato questo limite, ecco che questo tipo di veicolo si candida a diventare il mezzo di trasporto della micro mobilità per eccellenza».
Anche Paola Pezzo ha ricordato le grandi trasformazioni tecnologiche sperimentate durante gli anni del professionismo. «La bici con cui ho corso il mio primo mondiale nel 1993 – ha detto – era in carbonio. Quella della prima Olimpiade, nel 1996, in titanio. Ricordo poi l’avvento dei freni a disco che hanno permesso di ridurre notevolmente la durata della frenata, o ancora il passaggio dalle ruote da 26 a quelle da 29, che oggi permettono di avere in coppa del mondo tratti di percorso quasi da free rider».
Analoghe le riflessioni di Filippo Pozzato che ha commentato: «In diciannove anni di professionismo è cambiato tutto». Il campione ha poi sottolineato come l’avvento delle bici in carbonio – ideale nel settore agonistico – può provocare qualche disguido in ambito amatoriale, perché «un telaio così leggere quando cade, o non si fa niente o si rompe del tutto».
Attenzione anche a cardiofrequenzimetri e potenziometri «che – concordano Pezzo e Pozzato – seppur utili strumenti per monitorare la performance, non possono diventare il primo pensiero dei ciclisti all’arrivo di una tappa del Tour de France o del Giro d’Italia, né devono diventare l’unico metro di paragone degli atleti che si allenano per le loro prime gare importanti, perché, soprattutto i giovani, devono imparare ad ascoltare direttamente il proprio corpo».
Pezzo di giovani ne vede tanti, perché professoressa di mountain bike in un liceo sportivo del Garda, dove tra le materie di studio figurano proprio i due sport tipici del territorio: la mountain bike e la vela. «Alla fine del quarto anno – ha spiegato – i ragazzi diventano istruttori di mountain bike per bambini dai 6 ai 12 anni e alla fine del quinto si certificano guide turistiche. In questo modo possono entrare fin da subito nel mondo del lavoro. Ma partendo davvero dalle basi e sempre avendo come priorità il senso civico. Perché i ciclisti di ogni età che si allenano su strada, dovrebbero sempre ricordare di stare in fila, fermarsi se il semaforo è rosso, mettere le luci sulla bici e allacciare il casco».

(mdc)


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