Per anni alla guida di alcune delle più importanti realtà industriali italiane, Montezemolo indica nella mancanza di leadership, a livello europeo, uno dei maggiori limiti per una vera ripresa economica del vecchio continente e del nostro Paese, chiamato a reinventare la propria industria e ricostruire i propri rapporti internazionali. Anche a fronte dei nuovi assetti geopolitici causati dai recenti conflitti.
Una situazione mondiale così complessa e potenzialmente pericolosa impone una riflessione su quelli che sono i grandi problemi di oggi per l’Italia e l’Europa tutta. «Serve innanzitutto una leadership forte in Europa – ha evidenziato Montezemolo – dove anche l’Italia deve poter giocare un ruolo di primo piano, instaurando rapporti solidi con gli altri paesi europei per darsi priorità chiare sulle quali investire per contribuire alla crescita europea. Quello che serve in Europa, è un insieme di paesi che ragionano insieme e si danno gli stessi obiettivi». L’auspicio di Montezemolo è di avere un’Europa forte, autorevole e unita, con una politica economica ed estera comuni.
Altra priorità, secondo l’ex presidente di Ferrari, è affrontare i tanti problemi irrisolti del nostro Paese, attraverso vere riforme di sistema: «Scuola, sanità, lavoro, salari sono temi di tutti, non di destra e sinistra, ma i temi del futuro; priorità sulle quali ci deve essere condivisione e spirito di squadra».
Formazione, competizione e salari più competitivi sono le parole chiave: «il più grande patrimonio di un imprenditore sono le persone che lavorano nella sua azienda; lavoratori che devono essere messi nella condizione di poter crescere professionalmente attraverso una competizione sana che premi il merito dei migliori, anche economicamente. Detassiamo chi assume i giovani - ha esortato Montezemolo – e investiamo in un grande centro nazionale di formazione, così da far crescere le persone ed essere competitivi su tanti fronti, anche in quei settori lavorativi dove si fa fatica a trovare manodopera di qualità».
Non poteva mancare, per chi ha lavorato anni in prima linea, una riflessione amara sulla crisi dell’industria automobilistica italiana. «Siamo ormai il settimo paese produttore di automobili, dopo aver dominato per anni il mercato. L’industria automobilistica sta sparendo, con pesanti conseguenze anche per la filiera dei fornitori. Non possiamo accettare che si investa per portare i cinesi in Italia invece di investire qui su modelli nuovi e stabilimenti ancora competitivi sul fronte tecnologico. Nel settore dell’automobile, da sempre una colonna portante dell’economia del nostro paese, serve un grande piano di rilancio e di tutela della filiera, uno degli elementi di forza dell’industria automobilistica e dell’economia italiana».