
Pragmatico, ma anche empatico e ambizioso. Qualità che hanno permesso a Stefano Domenicali di risollevare la Formula 1, in un settore sempre più competitivo, cresciuto da 17 a 24 gran premi. Un destino in parte già scritto per Domenicali, nato a Imola, la città del circuito. “Non potevo non mandare il curriculum alla Ferrari, ma mai avrei immaginato di entrare in quell’azienda, che sembrava inarrivabile”, ricorda. Un percorso che, dall’assunzione nell’area affari nel lontano 1991, lo ha portato presto ai vertici dell’azienda. Un ruolo apicale che richiede grande assertività ma anche la capacità di creare coesione tra i membri di una grande squadra. In 23 anni di carriera, Domenicali ha conosciuto i piloti più forti, tra cui Alonso e Schumacher, ognuno con la propria personalità automobilistica. “Michael ha sempre rappresentato un punto di riferimento incredibile, non c’è mai stata occasione in cui abbia accusato la squadra, neanche quando si infortunò a Silverstone”, ha detto di Schumacher. Nel 2014 lascia poi la Ferrari per diventare amministratore di Audi, nel bel mezzo del dieselgate. Dopo l’approdo alla Lamborghini nel 2016, nel 2020 diventa presidente di Formula 1, che trasforma in una piattaforma non solo sportiva, ma anche di intrattenimento, attraverso una comunicazione più social e dinamica, in risposta all’interesse sempre più crescente nei confronti della Formula 1, soprattutto tra i giovani. Molti anche i progetti dell’azienda per la sostenibilità, tra cui una piattaforma per benzine sostenibili, senza sopravvalutare l'elettrico. “L'auto elettrica avrà un suo futuro, ma bisogna collocarlo in un contesto globale”.