Sabato, 14 Ottobre 2023 - 19:05 Comunicato 2962

Dalle sfide memorabili con Carl Lewis al record dei record nel salto in lungo
Mike Powell, una vita segnata dalla passione per l’atletica

Con i suoi salti Mike Powell ha segnato la storia dell’atletica diventando una vera e propria leggenda dello sport. L’atleta statunitense, classe 1963, è stato protagonista questo pomeriggio al Festival dello Sport in un incontro che ha visto anche la partecipazione di Mattia Furlani, una delle grandi promesse a livello internazionale di questa specialità. Michael Anthony Powell, detto Mike, è a tutt’oggi il detentore del record mondiale del salto in lungo, ottenuto nel 1991 ai Mondiali di Tokio dove conquistò la medaglia d’oro, bissata due anni dopo a Stoccarda. Un volo, quello di Mike Powell, che ad oggi nessuno è riuscito ad eguagliare, neanche il suo grande rivale Carl Lewis che gli impedì di raggiungere il più alto gradino del podio sia ai Giochi olimpici di Seul 1988 che a quelli di Barcellona 1992, dove Powell ottenne comunque due argenti.
Mike Powell: Un Salto Nella Storia Nella foto: Andrea BUONGIOVANNI, Mike POWELL, Mattia FURLANI [ Daniele Paternoster Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Ad intervistare 'il folletto di Filadelfia' il giornalista della "Gazzetta" Andrea Buongiovanni, che ha ricordato subito come Powell abbia battuto il record nel lungo proprio di quel Bob Beamon presente lo scorso anno al Festival dello Sport. Un record, quello ai mondiali di Tokyo 1991, che ha cambiato la vita di Mike Powell con quell’incredibile 8.95: “Carl Lewis - ha raccontato Powell - era il mio idolo, l’uomo che volevo diventare. Se però volevo diventare come lui allora Carl doveva essere il mio nemico e quindi iniziai ad odiarlo. Ai mondiali di Tokyo, i confronti con Carl Lewis erano 15-0 per lui, era il grande favorito e invece il 30 agosto la storia andò diversamente. Se volevo vincere sapevo di dover superare il record mondiale e sono arrivato alla gara concentrato solo su questo. Al quarto salto Carl Lewis ha 8.91, il miglior salto di sempre ma con vento a favore, quindi non conta per le statistiche. In quel momento lui mi ha detto “Ce l'ho fatta”. Io l’ho guardato con una grande rabbia agonistica e in quel momento ho capito che avrei fatto qualcosa di particolare”. Un salto che è entrato nella storia dell’atletica: “Vedere 8.95 sul display mi ha fatto impazzire di gioia, abbracciai il giudice giapponese e sto ancora ridendo, continuo ad essere felice da allora. Io ci credevo, lo volevo fortemente quel record, anche se tutti pensavano non fosse possibile, è stato il momento per dimostrare a tutti quelli che mi dicevano che ero magrino, a tutte le ragazze che mi avevano detto "no" a un appuntamento, a chi non ha creduto in me. Io penso ancora che avrei potuto fare anche di meglio in quell’occasione”. Un record che è il più longevo di sempre nella storia di questa disciplina: “Non ho proprio battuto Bob Beamon perché non ho gareggiato contro di lui, ma avevo in mente il suo record di 8.90 e averlo superato e detenerlo ancora oggi dopo 32 anni è come un sogno. Nessuno ha mai detenuto un record così a lungo. Questa è la ragione per cui sono sempre felice di firmare autografi e fare foto”. Sul palco al suo fianco Mattia Furlani l’atleta azzurro che ha saltato 8.44 a 18 anni: una misura che nessuno nella storia aveva mai realizzato alla sua età. Per lui sono arrivate le parole di apprezzamento di Powell: “Credo che Furlani abbia tutte le potenzialità di infrangere anche il mio record. Ora sono un allenatore e voglio aiutare tutti, ha chiosato scherzosamente il recordman statunitense – e quindi Mattia per qualsiasi domanda può rivolgersi a me. Non voglio mettergli ansia e pressione, ma è possibile che ci riesca tra un po’ di tempo. Prima dovrà fare 8.50, poi 8.60 e poi magari superare il record che detengo”. Mattia Furlani ha disegnato invece il suo futuro: “Sono reduce da una stagione importante e proseguo il lavoro con la mia mamma-coach, è stato un cambiamento molto importante. Ora si inizia a fare sul serio, c’è bisogno di un percorso biologico per arrivare ai risultati, l’atletica non è come il calcio o il nuoto, ha bisogno dei suoi tempi, quindi è importante la preparazione giovanile e d’ora in poi si può migliorare passo dopo passo verso i grandi appuntamenti del 2024, che per me sono i Mondiali indoor a Glasgow, il Mondiale under 20 a Lima, gli Europei in casa a Roma e le Olimpiadi a Parigi". In chiusura Mike Powell ha svelato il suo prossimo obiettivo, che è quello di partecipare ai Trials Olimpici statunitensi del 2024: “Ora ho sessant’ anni e voglio dimostrare che non sono vecchio e che dipende tutto dalla testa. Se uno ha un obiettivo in mente ed è raggiungibile, lo può raggiungere. Allora se il mio corpo funziona bene e continuo ad allenarmi potrei fare 8 metri e qualificarmi per una gara importante. Si possono fare cose straordinarie anche a 60 anni, l’importante è crederci. Quello che fa un uomo può farlo anche un altro uomo, quindi voglio essere d’esempio”.

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(fds)


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