Martedì, 13 Dicembre 2022 - 10:45 Comunicato 3907

Fugatti ripercorre i punti salienti di questi quattro anni e traccia la road map per presente e futuro
Manovra di bilancio: ecco la relazione di apertura del presidente della Provincia

Si è aperta questa mattina con l’intervento del presidente Maurizio Fugatti la settimana dei lavori del consiglio provinciale dedicata al bilancio di previsione 2023-2025 della Provincia autonoma di Trento. Nella sua relazione il presidente ha ripercorso i punti salienti di questi quattro anni di legislatura, tracciando la road map per il presente ma anche per il futuro.
Tra i temi toccati, gli inevitabili richiami agli effetti della guerra, con tutte le misure necessarie per contrastare le emergenze in atto, come il caro bollette e il caro materiali, e in generale per aiutare l’economia come pure il welfare e gli altri settori vitali della comunità, ricordando nel contempo le altre difficoltà affrontate, da Vaia al Covid alla tragedia della Marmolada.
Il bilancio (che per il 2023 movimenta risorse per quasi 4,7 miliardi di euro) punta sulla tenuta del sistema Trentino che già conta su livelli di eccellenza riconosciuti, ma al tempo stesso rilancia sugli investimenti strategici per lo sviluppo del Trentino. Autostrada green, circonvallazione ferroviaria, collegamento su rotaia Rovereto-Riva, elettrificazione della linea della Valsugana, opere viarie strategiche gestite dai commissari sono alcuni dei molti esempi citati nella relazione che qui proponiamo in versione integrale.
Manovra di bilancio:la relazione del presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti sui quattro anni di legislatura [ Archivio Ufficio Stampa PAT]

Testo integrale della relazione 

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO, MAURIZIO FUGATTI

IN OCCASIONE DELL’ILLUSTRAZIONE DELLA MANOVRA ECONOMICO-FINANZIARIA 2023-2025

Trento, 13 dicembre 2022

Signor Presidente,
Gentili Colleghe e Colleghi,

Il bilancio di previsione che sarà oggetto di discussione in questa seduta assume un significato particolare, per il contesto che stiamo vivendo e anche perché coincide con l’inizio dell’ultimo anno di questa legislatura.

E’ una coincidenza propizia per cercare di tirare le somme di un percorso scandito da emergenze mai affrontate prima d’ora, durante il quale il rischio di perdere fiducia e lucidità era fin troppo alto, ma che la comunità trentina ha affrontato con pazienza, tenacia e dignità.

Quella comunità trentina che in quest’aula rappresentiamo e che più di quattro anni fa ha deciso di affidare a questa coalizione, che mi onoro di rappresentare, il governo del Trentino.

Una grande responsabilità per noi, non c’è dubbio: riuscire a dimostrare che l’Autonomia poteva essere valorizzata sembrava un’impresa che pochi pensavano avremmo saputo gestire.

Eppure oggi, a distanza di questi quattro anni - anni flagellati da Vaia, dal Coronavirus, dalla tragedia della Marmolada e, da ultimo, dagli effetti della guerra in Ucraina, gli indicatori tradizionali collocano ancora il Trentino tra i migliori territori del nostro Paese.

E questo, permettetemi, va rivendicato non per una banale questione di orgoglio, ma per stimolare la consapevolezza che abbiamo tutte le carte in regola per affrontare il futuro, con i suoi problemi ma anche con le sue opportunità.

Sono numerosi i temi e gli ambiti in cui si è sviluppata l’azione di governo in questa Legislatura, un percorso mirato anche ad attuare, in termini concreti, le indicazioni degli Stati Generali della Montagna, svoltisi nella primavera del 2019.

In questa sede non posso non rimarcare come quell’operazione - a torto bollata da taluni come elettorale - abbia ribaltato i paradigmi della governance territoriale. Gli Stati generali, assieme alla scelta di trasferire le sedute settimanali della Giunta provinciale di volta in volta in un comune diverso (scelta unanimemente apprezzata dagli amministratori comunali), sono la rappresentazione plastica di una autentica volontà di ascoltare i territori, di cercare di capirli, di prendere in mano le esigenze da loro espresse. Come dico sempre, non basta certo questo a risolvere i problemi: ma l’approccio - capirete - è molto lontano dall’immagine molto distante che, anni fa, le comunità delle nostre valli avevano del Palazzo di Piazza Dante.

Dagli Stati generali della montagna e dalle giunte “fuori porta” è uscito un ritratto più nitido del Trentino, con i territori che chiedevano e chiedono ancora dignità anzitutto; una dignità che si è tradotta in richieste di attenzione per i servizi necessari a mantenere la nostra gente nelle valli. Non basta predicare gli allarmi su crisi, spopolamento, abbandoni di paesi, pascoli, attività economiche e sociali se non si mettono in campo progetti e risorse: per la viabilità, per l’assistenza sanitaria, per la scuola di ogni ordine e grado, per l’economia, per l’energia, la cultura e via di questo passo. Senza ovviamente dimenticare le città e il fondovalle, dove occorre dimostrare attenzione in eguale misura.

Proviamo a scendere più in profondità per cercare di spiegare la trama di questo percorso.

Il nodo dei servizi sanitari sul territorio, le opere pubbliche e le infrastrutture per lo sviluppo del Trentino, l’attenzione allo sviluppo economico e alle attività che accompagnano tradizioni, innovazione e tutela del territorio, come agricoltura e allevamento, il ripristino dei territori colpiti da calamità, la semplificazione amministrativa e la crescita della pubblica amministrazione, la spinta sull’innovazione tecnologica, il presidio della scuola e della cultura valorizzando il patrimonio storico, archeologico, architettonico, artistico e guardando anche alle potenzialità per il turismo, la crescita del settore ricettivo e dell’ospitalità, che nel 2019 ha visto il record pre-pandemia come sappiamo superati dal nuovo primato dell’estate 2022, la cooperazione transfrontaliera e la sinergia con gli altri territori sulla mobilità alpina, a partire dall’A22 e dal futuro del corridoio del Brennero. Accanto all’attenzione per la sostenibilità e l’ambiente, la vicinanza al mondo della protezione civile e a tutte le realtà che la compongono nelle diverse comunità.

Sono solo alcuni temi attraverso i quali si è sviluppata l’azione della Giunta provinciale nel corso di questi quattro intensi anni.

In questo sguardo che - sottolineiamo, non può essere esaustivo ma può dare l’idea di un lavoro avviato - possiamo partire da un argomento, quello della sanità, di primaria importanza e certamente al centro del dibattito, anche di stretta attualità, vista la sua centralità riguardo alle competenze provinciali e al peso che occupa nel bilancio.

Su questo va fatta una premessa: questa Giunta ha inteso fin dalle sue prime battute dare il giusto risalto ai servizi sui territori. Perché, vi è la necessità di garantire tutti i presidi necessari in tutti gli ambiti che caratterizzano il nostro Trentino e fornendo una presenza costante e continuativa rivolta alle diverse comunità, compresi i cittadini che abitano e danno valore alla nostra montagna.

Detto questo, il nostro primo pensiero va naturalmente al periodo più difficile, quello dell’emergenza pandemica. Riavvolgere il nastro ci porta a fine febbraio 2020 alla prima riunione della task force provinciale sul coronavirus, al primo caso di positività, il 2 marzo 2020, rilevato in una cittadina trentina, al primo decesso per Covid-19 in Trentino di una signora anziana di Borgo Valsugana, comunicato il 12 marzo 2020.

È stato, come tutti ricordiamo, un susseguirsi di emergenze, provvedimenti, ripercussioni sotto il profilo non solo sanitario, ma anche sociale, economico e civile. Pensiamo alla stretta dei lockdown, al coraggio di tutti quei lavoratori e lavoratrici che hanno continuato a prestare servizio, anche nei momenti più bui e carichi di incognite. Dagli operatori della sicurezza e della salute agli addetti dei supermercati, anche loro protagonisti di un servizio essenziale.

Mancavano risposte, dal punto di vista scientifico e persino pratico: ma insieme le abbiamo cercate, come quando si avvisavano i cittadini con i megafoni dei vigili del fuoco, o si confezionavano i kit con le prime mascherine. Sembra passato tanto tempo, eppure era ieri che ci trovavamo nella sala stampa della Provincia tutti i giorni, uno dopo l’altro, a cercare di informare la comunità, senza nascondere le notizie cattive, senza creare illusioni, semplicemente parlando chiaro, anche quando si doveva ammettere che la soluzione ancora non c’era.

E quante ordinanze scritte e firmate: una novantina circa dall’emergere del contagio. Atti nei quali il Trentino ha cercato di esercitare al meglio le competenze dell’Autonomia, in diversi casi con scelte coraggiose, che hanno portato questo territorio ad anticipare scelte analoghe del governo su scala nazionale, sempre nell’ottica della ricerca di un ragionevole equilibrio per bilanciare i principi di tutela della salute, ovviamente prevalente, e della tutela del tessuto socio/economico/produttivo territoriale.

Ad esempio per la riapertura di bar e ristoranti e del commercio al dettaglio nella primavera 2020, al termine del primo drammatico lockdown, e l’anno successivo la delibera adottata nell’aprile 2021 che ha consentito agli esercizi di effettuare il servizio al tavolo all’aperto, nonché, circa un mese più tardi, nel maggio 2021, la delibera che ha reso possibile andare a pranzo nei ristoranti anche al chiuso. Provvedimenti che ora appaiono secondari ma che invece sono stati importanti, in quel frangente, anche per dare ossigeno alle nostre realtà economiche e ai settore della ristorazione, del commercio e dell’ospitalità duramente colpiti dalle chiusure.

In molti hanno tenuto duro, e non li ringrazieremo mai abbastanza pensando ai reparti rivoluzionati negli ospedali, ai provvedimenti per proteggere i nostri anziani nelle RSA costringendoli lontani dai propri affetti, ai centri vaccinali e alle campagne per le vaccinazioni, alle mille forme di volontariato, ai tanti provvedimenti per ridare fiato ad un’economia schiacciata da un evento così impattante ed al quale non eravamo preparati.

Fino ad arrivare alle progressive misure di allentamento e al ritorno alla normalità.

Ma la pandemia e il suo impatto vanno considerati in una luce più ampia, che riguarda la direzione strategica verso una sanità territoriale, più vicina ai bisogni dei cittadini nella molteplice geografia del nostro ambito provinciale.

Possiamo ricordare la riforma sanitaria, cioè la ridefinizione del modello della sanità trentina, basato sul ripristino e potenziamento dei distretti sanitari per avvicinare i servizi al cittadino e garantire omogeneità delle cure attraverso un’unica rete ospedaliera, in un’ottica di “ospedale policentrico”.

Del resto, è la stessa Missione 6 del PNRR a sostenere questo approccio, attraverso i finanziamenti delle Case di Comunità sul territorio. Segno che la progressiva territorializzazione della Sanità trentina - superando il modello tanto declamato di “hub and spoke”- ha un senso da subito e per il futuro. Certo in questo particolare frangente c’è il tema della carenza di medici e infermieri, tema presente a livello nazionale e non solo, che qui stiamo cercando di affrontare con contratti adeguati, come gli ultimi appena sottoscritti, con campagne di attrazione del personale sanitario che sta facendo la azienda sanitaria, ma soprattutto con la scuola di medicina di cui diremo dopo.

C’è poi il capitolo della mobilità e delle infrastrutture, con i progetti e gli impegni che questa Giunta ha messo in campo.

Parliamo di oltre un miliardo e mezzo di euro in infrastrutture, di cui 750 milioni sono già stati investiti nel corso di questa legislatura, il quinquennio 2018-2023. Numeri importanti, che nascondono però il dettaglio di una programmazione frutto del confronto costante con le priorità indicate dalle amministrazioni locali e dalle rispettive comunità.

È un disegno complessivo che proietta il Trentino nel futuro unendo l’attenzione alle infrastrutture stradali, ad oggi ancora ineludibili per il trasporto di merci e persone e spesso una delle prime necessità indicate dagli stessi territori, ma anche con l’impegno doveroso e lungimirante verso le infrastrutture ferroviarie, la ciclopedonalità, forme della mobilità sostenibile che non sono solo elementi di immagine green ma connessioni concrete per gli spostamenti, anche a livello turistico e di chi utilizza la rete di trasporto quotidianamente, come i pendolari.

Accanto a questo sta lo sforzo continuo dell’Amministrazione provinciale per garantire le risorse necessarie per programmare e far avanzare la realizzazione delle opere pubbliche.

Le diverse opere strategiche affidate ai commissari straordinari, figura chiave introdotta per volontà della Giunta. Ovvero la riorganizzazione della SS 47 Valsugana fra Castelnuovo e Grigno, per la quale la Giunta ha preso atto della volontà dei territori e ha approvato il progetto preliminare da 35 milioni di euro, basato sul potenziamento e la messa in sicurezza del tratto stradale esistente. Poi la variante di Pinzolo, che ha visto nei mesi scorsi la pubblicazione della gara da 90 milioni di euro. Ancora, la Ciclovia del Garda, sfida di alto valore ingegneristico, turistico e ambientale, che per la parte trentina procede con convinzione, come dimostra l’aggiudicazione lo scorso ottobre dei lavori da 6,5 milioni di euro per il tratto dal sottopasso del Ponale alla galleria Orione.

Abbiamo inoltre, non meno importanti, la messa in sicurezza per la viabilità collegata alla nuova area ospedaliera di Trento presso la tangenziale e il ponte di Ravina e il sottopasso stradale tra la statale del Brennero e Spini di Gardolo, migliorando il collegamento con una delle principali zone industriali a servizio di Trento e del Trentino.

Possiamo poi citare diverse altre opere importanti, la rettifica della galleria di Ponte Pià, andata recentemente a gara, la variante di Canazei, la variante di Comano, la variante di Molina di Ledro, la variante di Sant’Ilario Rovereto. L’avanzamento dei progetti per la ciclopedonalità sull’asse Trento-Pergine-lago di Caldonazzo, il collegamento funiviario San Martino-Passo Rolle, la funivia Trento - Bondone (della quale si parla da oltre 30 anni ma che in questa legislatura sta realmente prendendo corpo - è notizia di ieri il finanziamento ottenuto su fondi ministeriali di 37,5 milioni di euro) e la variante dello Schener: la “Pala Rossa”, realizzata dalla Regione Veneto ma finanziata anche dalla Provincia autonoma di Trento. Vanno citate altre due varianti molte attese, quella di Cles e quella di Dermulo.

Da ricordare anche tutti gli interventi per le infrastrutture sul territorio, non solo viabili, e il miglioramento dei collegamenti in relazione alle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali 2026. Senza dimenticare le tante opere puntuali finanziate nei piccoli comuni che mirano a renderli più moderni.

Uno sforzo ciclopico di modernizzazione del Trentino, per dare le stesse opportunità di collegamento veloce alle aree più distanti dal capoluogo e aumentare l’attrattività di mete turistiche fortemente premiate dal mercato.

A ciò si aggiunge la partita dello sviluppo delle linee ferroviarie come vettore di mobilità sostenibile sia per il traffico merci che per i passeggeri e anche per la mobilità turistica.

Consentitemi un inciso a proposito di trasporto ferroviario. Occorrono infrastrutture, certamente, ma al tempo stesso bisogna investire nella cultura del trasporto collettivo, ponendo attenzione prima di tutto agli utenti.

C’è una motivazione di tipo organizzativo certo, ma la scelta - nel giugno del 2021- di istituire una tariffa di libera circolazione pari a Euro 20,00 per ogni alunno/studente trasportato (con gratuità dal 4° figlio in poi) va anche in questa direzione. Si tratta di circa 50.000 tra alunni e studenti del primo e secondo ciclo, con diritto alla libera circolazione su tutto il territorio provinciale: giovani ai quali arriva un concreto messaggio di educazione all’uso della mobilità pubblica.

A questo stesso principio si ispira un’altra decisione, presa un paio di anni prima (nel 2019) allorquando si deliberò di concedere la libera circolazione gratuita sui mezzi di trasporto pubblico provinciali ai cittadini con più di 70 anni di età. Oggi ha aderito alla proposta più di un terzo degli anziani: 33.992 le tessere gratuite rilasciate su un totale di 90.000 ultrasettantenni aventi diritto. Può risultare interessante sapere che nel corso del 2020 (anno peraltro caratterizzato dalla pandemia) gli ultra 70enni hanno effettuato più di 1 milione di viaggi (circa 420.000 nei primi 5 mesi del 2021, che corrispondono ad una media di 2,5 viaggi/mese a persona).

Ma torniamo alle infrastrutture per parlare di un’opera di valenza europea qual è quella della circonvallazione ferroviaria di Trento, che - nell’ambito del potenziamento del corridoio del Brennero in chiave maggiormente ecosostenibile - registra proprio in questa legislatura il rinvenimento delle risorse necessarie e un altro progetto, che ha una dimensione continentale assolutamente comparabile, vale a dire il collegamento su rotaia Rovereto-Riva, sul quale è in corso il confronto per inserirlo tra le opere strategiche di RFI, cosa che consentirebbe di unire il bacino del lago di Garda non solo trentino ai bacini turistici del nord Italia e del nord Europa.

A che punto siamo? Nell'ambito della convenzione con RFI, si è chiesto ed ottenuto di elaborare uno studio di fattibilità tecnico economica, conseguito nel gennaio del 2021, che è servito a validare la proposta più rilevante sotto il profilo trasportistico. Ebbene, a fronte di un servizio cadenzato semi orario di un treno ogni 30 minuti per direzione, lo studio ha consentito di delineare una prospettiva di 7000 passeggeri giorno nel periodo extra estivo, con punte di 10.000 passeggeri giorno durante l'estate.

Inoltre, nel luglio scorso è stata acquisita l’analisi costi benefici in base alla quale il completamento dell'investimento è ipotizzato per il 2031, per un valore attuale netto di 450 milioni di benefici economici a fronte di 317 milioni di costi economici complessivi.

Ma andiamo avanti sul tema ferroviario, per parlare dell’elettrificazione della linea della Valsugana, che conta su una disponibilità finanziaria di 60 milioni di euro, che con le dovute attenzioni alle osservazioni dei territori sull’impatto ambientale porterà vantaggi non solo alla valle interessata ma all’intero Trentino, favorendo la mobilità sostenibile e migliorando la connessione tra questa linea e l’intera rete ferroviaria.

Infine, con sincero orgoglio cito la vicenda di A22, connessa allo sviluppo del primo Corridoio green europeo. La notizia, comunicata in questi giorni dal Ministero per le Infrastrutture, che lo Stato ha dato l’OK alla proposta di project financing presentata dalla società (la più grande da sempre, per oltre 7 miliardi di euro) - dopo uno sforzo senza precedenti dei Soci pubblici per creare le condizioni normative per individuare questo strumento dì investimento - ci conforta nella misura in cui A22 è diventata di fatto promotore, con tempi di svolgimento della gara che ragionevolmente si potranno concludere entro il prossimo anno.

Un’asse della mobilità che punta ai bassi consumi energetici, alla mobilità di nuova generazione e alla riduzione dell’incidentalità. Autostrada del Brennero significa non solo infrastruttura di mero attraversamento ma risposta ai bisogni locali, basti pensare alle opere richieste dai territori come l’avvio dei lavori per il nuovo casello di Ala-Avio, porta di accesso sud del Trentino, iniziata nonostante ancora non ci sia la concessione. A livello di concretezza, ricordiamo anche l’iniziativa dell’Urban pass, confermata ed estesa al tratto Rovereto sud-Trento nord, su richiesta delle amministrazioni locali della Vallagarina.

In tema di infrastrutture strategiche abbiamo affrontato il tema della Valdastico, nella convinzione che l’opera mantenga il suo carattere strategico anche ai giorni nostri (come del resto dimostrato dallo studio che ne ha analizzato in termini attuali l’impatto socio-economico). Adeguando il quadro normativo-programmatorio affinchè l’arteria sia autorizzabile. Un’opera -va ricordato - che non costerà un centesimo alla comunità trentina e che genererà potenzialmente anche impatti positivi non soltanto in termini trasportistici ma anche di servizi alla collettività, turismo compreso.

La capillarità della risposta è un tema chiave perché una buona rete viaria crea sviluppo per il territorio. Perché un territorio isolato è destinato a chiudersi e regredire, non a svilupparsi. L’esercizio dell’autonomia sta nel riempire di contenuti il diritto di abitare le nostre valli, non solo le città. Il diritto di mantenere viva la nostra montagna e contrastare lo spopolamento può risultare costoso.

La sfida è quindi dare alle comunità l’opportunità di sentirsi uguali nei diritti oltre che nei doveri: anche questa è autonomia.

È poi di primaria importanza l’ambito della famiglia e del welfare. Il lavoro compiuto dal sistema trentino negli anni ha portato la nostra Provincia ad essere un modello per tutta Italia.

I numeri che riguardano in particolare l’andamento delle nascite ci pongono al di sopra della media nazionale e questo significa che gli sforzi fatti sono stati significativi. Il calo della natalità è diffuso, ma qui riusciamo a contrastarlo grazie alle politiche di intervento dell’autonomia trentina. Abbiamo costruito una serie di strumenti tra cui l’assegno di natalità, ben prima di quanto fatto dallo Stato, ma poi il Covid ha frenato questa misura e dovremo calibrarlo negli anni a venire.

E poi la dote finanziaria, misura scaturita dal Piano strategico per la natalità per aiutare i giovani ad uscire dal nucleo di origine per “metter su famiglia”, del valore di 30.000 euro per famiglia.

E, da ultimo, l’ultima misura nuova, inserita nella Legge finanziaria 2023, che prevede un incentivo alle famiglie per la nascita del terzo figlio tramite un sostegno economico di 5.000 euro (alla nascita di ciascun figlio).

Certo la Provincia non può accrescere la propensione degli individui a diventare coppia ed a fare figli, ma gli aiuti economici possono essere da stimolo per coloro che ambiscono a farlo ma hanno oggettive difficoltà economiche.

L’impegno di questa Giunta a studiare nuovi incentivi sperimentali è un modo di continuare a garantire welfare sociale e benessere familiare.

Su questo tema, cruciale, non va dimenticato il grande impegno profuso per individuare strumenti di conciliazione famiglia-lavoro, grazie in particolare all’incessante lavoro della nostra Agenzia per la Coesione Sociale, con importanti progetti pubblico-privati su tutto il territorio.

Il tema della natalità si lega fortemente alla priorità di contrastare la tendenza allo spopolamento, che è un rischio da cui non sono esenti aree della nostra provincia. Se le valli si spopolano si impoverisce l’intero Trentino. A questo proposito, ricordiamo ad esempio il coliving e l'assegnazione di appartamenti a titolo gratuito in zone periferiche o montane a giovani coppie con figli, così come l’ultimo intervento, inserito nella prossima legge finanziaria, che agevola gli affitti alle coppie che decidono di stabilirsi in periferia.

Nell’attenzione al territorio c’è sicuramente la scuola, con la sua capillare presenza in tutto il Trentino. Presenza rafforzata dalle iniziative avviate nel corso della legislatura, con lo sforzo sulle assunzioni e le stabilizzazioni dei docenti, sulle garanzie per l’offerta nelle scuole di ogni ordine e grado, sull’impegno per valorizzare i percorsi professionali, sulle nuove strutture scolastiche. Ricordiamo con orgoglio che in questa legislatura nessuna piccola scuola è stata chiusa e che è stato diminuito il numero di alunni richiesto per il mantenimento di una singola classe.

I risultati sono positivi: gli esiti delle prove Invalsi nel 2021 sono tra i migliori d’Italia e dimostrano che le scuole trentine sono riuscite a contenere maggiormente gli effetti negativi di lunghi periodi di sospensione della didattica in presenza. Più precisamente, il Trentino è stato l’unico territorio italiano, che nonostante il calo generalizzato dei risultati, è riuscito a mantenere gli esiti medi significativamente al di sopra della media nazionale, sia rispetto al 2018 sia rispetto al 2019. Il risultato eccellente ha confermato che la scuola trentina si distingue per efficacia ed equità, posizionandosi tra i contesti territoriali in cui la scuola è in grado di garantire a tutti e a ciascuno uguali opportunità di apprendimento. I risultati sono il frutto dell’attenzione e della cura che il nostro territorio ha nei confronti della scuola e del profondo impegno di tutte le figure che in essa vi operano.

Se poi parliamo di turismo e della crescita del nostro comparto dell’ospitalità, sarebbe facile partire dai risultati record dell’estate 2022, che hanno polverizzato il precedente primato pre-Covid del 2019. Quasi tre milioni di arrivi e 11,5 milioni di presenze, un’estate da record che ha anticipato una stagione invernale per la quale i segnali finora sono molto positivi, nonostante le difficoltà che conosciamo per l’aumento dei prezzi e le questioni energetiche.

Sul fronte dello sviluppo economico va ricordato -tra gli altri- per dimensione e rilevanza, il progetto di riqualificazione dell’area ferma da oltre 30 anni della ex Alumetal attraverso un piano pluriennale di bonifiche del sito, per lotti, quel presupposto per insediare progressivamente aziende trentine e non a forte connotazione innovativa, al pari di quanto fatto per l’area ex Casotte.

Così come il progetto di recupero dell’immobile ex Bailo in Tesino, dismesso da anni e reimmesso nel circuito economico, perché ai territori più lontani vanno date anche occasioni di rilancio economico e non solo servizi o presidi.

E’ un Trentino che sa trasferire ai suoi ospiti un’immagine di bellezza che si fonda sui valori e sulle tradizioni, su un rapporto millenario fra uomo e natura che si trasferisce nei prodotti dell’artigianato, dell’agricoltura, della zootecnia.

Abbiamo sostenuto con convinzione il settore primario. Cito ad esempio gli interventi a favore delle cooperative per promuovere la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli. Le risorse messe a disposizione per il 2021 ed il 2022 sono state quantificate in 12 milioni di euro.

Per valorizzare le produzioni vitivinicole, poi, sono state realizzate e sostenute una serie di iniziative promozionali sia attraverso la partecipazione ad eventi e mostre di rilievo internazionale, sia attraverso l’organizzazione del primo Trentodoc Festival. Nel corso del 2021 e del 2022 sono stati approvati i Progetti settoriali di commercializzazione e l’importo impegnato per entrambi gli esercizi ammonta a circa 3,4 milioni di euro per ciascuna annualità.

Ancora. Quest’anno è stata promossa l’adesione al fondo di mutualità IST da parte delle imprese della filiera del latte. Tale promozione ha portato ad un forte incremento di adesioni, passando da 154 a 645 (pari all’82 % delle aziende professionali).

Da evidenziare inoltre il pieno sostegno della Provincia nei confronti di CODIPRA per la gestione del rischio.

Ci sono poi le misure per il ricambio generazionale e per l’insediamento dei giovani in agricoltura (per un totale di quasi 10 milioni di euro), gli interventi per accrescere la competitività delle imprese (risorse integrate per 12 milioni di euro).

Infine, per fronteggiare situazioni di criticità derivanti dall'incremento dei prezzi dell'energia e dei materiali, si evidenziano:

  • il sostegno all’adesione del fondo di mutualità per la stabilizzazione del reddito per il settore zootecnico ed il sostegno ad un primo intervento di aiuto alle imprese del settore attraverso CODIPRA (1,9 milioni di euro);
  • la promozione, tramite Cooperfidi, di una specifica sovvenzione per “Anticipo indennità compensativa”;
  • l’introduzione di misure straordinarie di sostegno al settore zootecnico e ittico per fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi” con lo stanziamento di 6,5 milioni di euro dedicati (circa 6,0 milioni per il settore zootecnico). Sono state raccolte 1.011 domande, tutte finanziabili ed è in corso il finanziamento;
  • lo stanziamento di 4 milioni di euro per la realizzazione di impianti fotovoltaici, per lo sfruttamento delle biomasse e, più in generale per l’uso delle fonti energetiche rinnovabili.

Territorio, dunque, e dentro ad esso uomini, donne, comunità: esiste un luogo che ancora oggi ben rappresenta questo equilibrio ed è il Comune. L’impegno che ci eravamo assunti era e rimane quello di garantire le condizioni non solo di sopravvivenza ma di dignitoso sviluppo ad ogni Comune che sappia continuare a difendere quel ruolo di presidio civico, culturale e sociale delle nostre comunità alpine. Una sfida che ogni giorno si fa più difficile e che merita tutto il nostro supporto. Abbiamo conosciuto sindaci che si sono spesi giorno e notte di fronte alle calamità, o che hanno saputo infondere coraggio ai propri concittadini e voglia di resistere e continuare ad abitare le nostre valli.

Proprio loro, durante gli Stati Generali della Montagna e come condiviso con il Consiglio delle Autonomie locali, hanno suggerito di abrogare l’obbligo di gestione associata delle funzioni comunali, cosa avvenuta con la legge di stabilità provinciale 2020. L’obiettivo era recuperare il ruolo istituzionale dei singoli Comuni e di valorizzarne l’autonomia decisionale e organizzativa nella scelta delle modalità di gestione dei servizi comunali.

La necessità di assicurare la funzione di presidio territoriale e l’erogazione dei servizi comunali da parte di tutti i Comuni, anche di minori dimensioni, ha reso quindi indispensabile consentire l’adeguamento delle dotazioni organiche per quegli enti che per effetto dei vincoli alle assunzioni applicati negli anni precedenti erano stati posti in grave difetto di organico.

L’adeguatezza degli organici è rimasto il presupposto fondamentale per consentire ai comuni l’assolvimento delle funzioni istituzionali e l’erogazione dei servizi; soprattutto per i comuni con dotazioni di personale non ampie, si è reso pertanto indispensabile intervenire sulla disciplina normativa in materia di assunzioni.

Si è quindi introdotto ed applicato, per i soli comuni con popolazione fino ai 5.000 abitanti, il criterio della dotazione-standard consentendo l’assunzione di nuove unità ai comuni che presentano un organico inferiore a tale dotazione. Tali comuni, a fronte di una dotazione insufficiente hanno potuto e potranno in futuro coprire posti previsti nei rispettivi organici nel rispetto delle risorse a disposizione.

Infine, per assicurare i necessari vertici alle organizzazioni comunali sono stati promossi due corsi straordinari per il conseguimento dell’abilitazione alle funzioni di segretario comunale, che erano sospesi da più di dieci anni. I corsi sono terminati e si stanno svolgendo gli esami di valutazione. Le amministrazioni comunali potranno pertanto superare in modo definitivo le carenze organizzative relative a tale figura professionale, carenze che hanno caratterizzato l’ultimo decennio di attività.

Criticamente, si è detto tante volte che questa è una Giunta impegnata sull’ordinaria amministrazione, incapace di avere “visione”. Eppure le sfide ci sono state e le abbiamo giocate fino in fondo. Così è stato con la nascita della Scuola di medicina e della relativa facoltà a Trento.

Il presente è frutto delle scelte del passato e queste devono saper guardare un po’ verso il futuro e se oggi la situazione è quella che è - grave carenza di personale in tutte le professioni sanitarie - non possiamo pensare che una bacchetta magica possa risolvere dall’oggi al domani i problemi: occorre seminare sapendo che ci vuole del tempo perché i frutti maturino.

Era nel gennaio 2020, quasi tre anni fa, che questa Giunta parlava di “Medicina a Trento” come di “una sfida che l’Autonomia può vincere”. Ebbene, quel pungolo ha trovato la risposta del territorio e della sua istituzione di riferimento per l’alta formazione, l’Università degli studi di Trento che in collaborazione con l’Ateneo di Verona ha dato vita alla Scuola di medicina, per la formazione dei medici del futuro. Un percorso che avanzerà con l’avvio delle Specializzazioni e una formazione diffusa su tutta la rete ospedaliera provinciale.

Accanto a questa si associa la scelta di dare finalmente al Trentino un nuovo ospedale baricentrico a livello territoriale, punto di riferimento e di continuo scambio con gli altri punti della rete “dell’ospedale policentrico”. Non è un colpo di spugna, quello che ha decretato la chiusura della travagliata fase del Not e avviato il nuovo percorso per il nuovo Polo ospedaliero e universitario del Trentino. Ma un atto necessario per ricominciare con fiducia il cammino, non esente da complessità, per dare alla comunità la soluzione più avanzata possibile rispetto alle nuove necessità evidenziate dalla pandemia e allo sviluppo di Trento e del Trentino come polo medico universitario, sull’asse Trento-Innsbruck e della rinnovata centralità dei territori alpini in chiave di modernizzazione europea.

Parliamo poi in tema di scuola dell’ascolto delle esigenze delle famiglie e dei servizi da garantire ai genitori che lavorano. La scelta di mantenere aperte le scuole dell’infanzia nel mese di luglio è stata confermata dall’adesione ottenuta dalle famiglie, a riprova di un servizio richiesto e che è utile per venire incontro alle esigenze quotidiane di mamme e papà. Perché è chiaro che la strada per rendere il Trentino davvero amico della dimensione familiare passa per provvedimenti concreti, con un impatto reale sulla vita delle persone.

Il successo del Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, che ha festeggiato con un grande evento di rilievo nazionale i suoi primi vent’anni, è un altro dato positivo acquisito. Lo dicono i numeri dei visitatori, il gradimento di mostre che sanno parlare al grande pubblico ma anche far scoprire il valore dell’arte e dei suoi protagonisti, inclusi gli artisti che hanno un legame forte con il nostro territorio. La nomina di Vittorio Sgarbi si è quindi rivelata una scelta vincente.

Le polemiche, si sa, non mancano al nostro territorio di montagna, che ha però bisogno di alzare lo sguardo e talvolta di credere di più in se stesso, superando taluni complessi di inferiorità che non hanno alcun motivo di esistere, come i fatti ci dimostrano. Eppure cambiare spesso spaventa, anche se la ragione dovrebbe rassicurarci quando gli argomenti a favore di una scelta superano quelli contrari. Così è stato ad esempio per il Festival dell’Economia, che continuiamo a ritenere una scommessa che questo territorio ha vinto e che non a caso abbiamo affidato ad una realtà autorevole e capace di proiettarlo ulteriormente in alto. E siamo sicuri che anche l’aver voluto un nuovo Festival, quello dedicato al Trento doc, accanto ai già affermati Festival dello Sport, della Famiglia, dell’Educazione, rappresenti una sfida che, a giudicare dall’esito della “prima”, ha tutte le carte in regola per regalarci nuove soddisfazioni. Sono tutti tasselli di un mosaico che, visto nel suo insieme, ci restituisce l’idea che vogliamo dare del nostro territorio, di come si presenta al resto del Paese e del mondo.

Un Trentino, ad esempio, che non ha paura di diventare protagonista del circuito dei grandi eventi e degli appuntamenti musicali e di spettacolo di assoluto primo piano: questo l’obiettivo della sfida del live di Vasco Rossi del 20 maggio 2022 che ha inaugurato la Trentino Music Arena. Un evento che ha dato una visibilità straordinaria al Trentino, ha generato un impatto economico sul territorio pari a 43,6 milioni di euro ed una risposta di pubblico anche trentino oltre le aspettative. A coronamento di un percorso per recuperare e mettere a disposizione della cittadinanza una vasta area ai margini della città inutilizzata da più di 15 anni.

Tra le scommesse inserisco anche l’alleanza territoriale per gli impianti di energia da fonti rinnovabili. Un’intesa tra Provincia, Consorzi Bim, associazioni di categoria che si è rivelata un successo dovuto alla grande risposta dei cittadini, complici le tensioni internazionali e la crisi sul mercato dell’energia; 2.400 famiglie hanno infatti richiesto gli incentivi messi a disposizione per una soluzione che favorisce l’autoproduzione e l’autoconsumo, maggiore efficienza, sostenibilità e perché no il risparmio che è altrettanto importante.

Una sfida che stiamo ancora giocando ma che in parte è stata vinta, non fosse altro per la decisa accelerazione dei programmi e delle realizzazioni riguardo l'infrastrutturazione digitale del Trentino, per assicurare autostrade telematiche e capacità di banda ad ogni realtà territoriale, rispondendo in tal senso ad un’altra importante necessità espressa con forza, ancora una volta, dagli Stati generali della montagna.

Siamo dunque all’oggi.

Un oggi mai così complesso, incerto, indeterminato, per certi versi indecifrabile. La condizione più difficile anche per governare, fare scelte, prendere decisioni. È soprattutto in questi momenti che la concretezza, i piccoli passi, la gestione quotidiana risultano premianti.

Si evocano anche oggi visione, programmazione, riforme, quando al cittadino - sconcertato da una situazione generale difficile e dal futuro indecifrabile - appunto- servono risposte concrete, decisioni pronte, aiuti immediati.

Rispetto al nostro “programma di governo”, quanto fatto sin qui è lì a dimostrare il percorso intrapreso, le decisioni assunte, le novità apportate.

Viviamo un tempo in cui non ci è data la possibilità di “stare a guardare”, ma di dipanare le scelte in un contesto dove la complessità la fa da padrone.

Regole auree scritte sui sacri testi di economia non valgono più, la società subisce fenomeni solo pochi anni fa impensabili, i cittadini adottano comportamenti che sono oggetto di studio perché apparentemente illogici e non razionali.

Dico questo perché anche nel dibattito politico provinciale mi piacerebbe cogliere questa condizione di oggi, avvertire che il “puntino” che è il Trentino nel contesto generale sconta oggi più che mai le difficoltà tipiche di una dimensione “micro”, nella quale certi fenomeni sociali “impattano” a prescindere dalle decisioni politiche (siano esse di destra o di sinistra).

La globalizzazione -almeno per come ce l’avevano dipinta- non c’è più (l’ultimo rapporto della Fondazione Nord-Est cita l’Economist che parla di “un rallentamento evidente dei fenomeni globali a favore delle peculiarità dei territori -nazioni, regioni e forse anche più giù”); la pandemia ha sconvolto una serie di presupposti sociali prima non in discussione e l’impatto è dirompente, in particolare sui giovani. Che “leggono” la società di oggi con una lente che noi non abbiamo, che esprimono sensibilità nuove su fenomeni globali e locali.

Viviamo molte contraddizioni: l’andamento economico post pandemia resta positivo e sino a fine 2022 dovrebbe proseguire, ma i primi mesi del 2023 sono un rebus con previsioni generali che sono comunque al ribasso.

E’ la società di oggi che sta cambiando e i cambiamenti attengono anche ai comportamenti, ai modi di essere e di vivere, mutazioni di un’epoca che passa da un “prima” che pareva stabile ad un “dopo” con molto pochi punti di riferimento.

Con, sullo sfondo, scenari di una complessità tale da approcciare che non possiamo non considerare: il progressivo invecchiamento della popolazione, la costante riduzione della natalità, l’impatto della digitalizzazione sul lavoro e sulla società, in generale l’impatto dei mega trend evocati anche nei documenti di programmazione provinciale.

A livello locale non colgo questa consapevolezza; colgo piuttosto concentrazione “spasmodica” sul puntuale e sul contingente.

Io credo che per la nostra terra serva, da parte di chi è chiamato ad occuparsi della Cosa pubblica, un grande senso di equilibrio prima che di responsabilità perché lo richiede il momento -comunque sfidante e quindi, pur nelle difficoltà, elettrizzante- un approccio costruttivo, un senso di “solidarietà generale” nonostante il momento inviti ad ogni piè sospinto alla difesa, alla rivendicazione, al distinguo, alla contrapposizione.

Dare risposte concrete alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori, alle associazioni, agli enti, al territorio in generale ha rappresentato senza dubbio l’obiettivo prioritario della Giunta provinciale nel corso di tutta la Legislatura. Sono state varate di volta in volta misure specifiche che sono andate ad aggiungersi alle misure nazionali, cercando via via di migliorare l’approccio per garantire un utilizzo sempre più efficiente ed efficace delle risorse disponibili.

Tutto ciò senza perdere di vista i fondamentali che stanno alla base della tenuta e dello sviluppo del sistema locale, sia sotto il profilo della competitività e della crescita dell’economia del territorio che della salvaguardia del sistema sociale, culturale, ambientale, territoriale. Le manovre che si sono susseguite nel corso della Legislatura hanno sempre affiancato agli interventi “emergenziali”, da un lato, la garanzia del finanziamento dei servizi in favore dei cittadini e del territorio nel suo complesso, oltre che il funzionamento della macchina amministrativa di tutti gli enti del sistema pubblico provinciale, dall’altro la finalizzazione di risorse ad obiettivi strategici per il sistema locale. Ciò in una logica volta a favorire la crescita potenziale dell’economia del nostro territorio e a migliorare la struttura sociale dello stesso. Il finanziamento di interventi di contesto realizzati da Trentino sviluppo, la garanzie di adeguati livelli di risorse per la promozione del territorio, il finanziamento dei centri di ricerca locali, rappresentano alcuni degli interventi da citare, a cui si è affiancato il finanziamento degli investimenti delle imprese, con particolare attenzione a quelli rivolti alla transizione ecologica, all’innovazione, alla patrimonializzazione, alla crescita dimensionale. Un ruolo strategico sia in termini di domanda pubblica che di accrescimento della competitività e dell’attrattività del territorio è svolto poi dagli ingenti volumi di investimenti in opere pubbliche finanziati nel corso della Legislatura, come già rimarcato, nonché dai significativi interventi a tutela e salvaguardia del territorio sia sotto il profilo della sicurezza (tematica di estremo rilievo in questi giorni) che della valorizzazione ambientale.

E i risultati si sono visti. Già nel 2021 la crescita del Pil locale è risultata più sostenuta di quella nazionale (+6,9% per il Trentino; +6,7% per l’Italia) e le previsioni per il 2022 sono ancora migliori (nella Nadef 2022 approvata dal Governo la crescita per l’Italia era prevista al 3,3%; la crescita per il Trentino stimata assumendo a riferimento il quadro nazionale della Nadef è risultata pari al 3,7%). Ciò è indicativo di una buona capacità di recupero del sistema locale e quindi di una buona resilienza dello stesso, frutto sicuramente anche delle politiche strutturali di cui sopra, che ci fa ben sperare anche per i prossimi anni e soprattutto per il 2023 laddove gli scenari di crescita del Pil risultano ridimensionati rispetto alle previsioni di primavera.

Va comunque rilevato come il sistema trentino, nel 2022, stia ancora fortemente tenendo sotto l’aspetto macroeconomico. La crisi, secondo le previsioni, sarebbe già dovuta essere presente, ma oggi possiamo dire - e il boom delle presenze turistiche di questi giorni lo sta testimoniando - che l’economia sta avendo numeri oltre le previsioni. Certo rimane il dramma per famiglie e imprese del costo dell’energia, ma al momento possiamo comunque essere fieri dei numeri economici trentini.

In tale contesto economico diventa determinante favorire l’accompagnamento dei progetti di sviluppo delle imprese operanti in Trentino attraverso il credito. A questo proposito forte è concreto è l’impegno della Giunta per favorire le migliori condizioni societarie e di governance per rilanciare il ruolo di Mediocredito - Trentino Alto Adige, ultima banca corporate indipendente, la cui capacità di sostegno dell’economia rappresenta un valore territoriale da rafforzare.

Ma anche sotto il profilo sociale gli indicatori sono positivi. Nel primo semestre 2022 l’occupazione in Trentino ha superato il livello di pre-crisi, confermando la reattività del mercato del lavoro locale. L’età media della popolazione e l’indice di vecchiaia in provincia di Trento si mantengono più bassi rispetto all’Italia e al Nord-Est e crescono le famiglie numerose (negli ultimi 10 anni l’indice è incrementato dall’11,6% al 14,6%, distanziando sia il Nord-Est che l’Italia di circa 5 punti).

Un importante investimento è stato fatto sul personale pubblico in termini di rinnovo della contrattazione collettiva per il triennio 2019-2021 che avrà i suoi esiti definitivi nel corso del 2023.

Infatti, per tutte le aree negoziali dei comparti di contrattazione provinciali (autonomie locali, scuola, sanità e ricerca), ad eccezione delle sole aree del personale ATA, scuole infanzia e formazione professionale e dirigenza del comparto delle autonomie locali e area della dirigenza medica e veterinaria che sono tuttavia in corso o in via di apertura, sono state firmati in via definitiva gli accordi di parte economica relativi al triennio contrattuale 2019-2021, che hanno determinato principalmente l’attribuzione di un incremento stipendiale del 5% dal 1 gennaio 2022 e l’erogazione degli arretrati stipendiali per gli anni 2020 e 2021 pari al 4% circa con riassorbimento dell’indennità di vacanza contrattuale già erogata.

In tal senso nella manovra sono previsti emendamenti finanziari per adeguare alle dinamiche retributive statali i trattamenti dei vigili del fuoco permanenti, i forestali e per il personale medico al netto dei trattamenti migliorativi già percepiti.

In particolare per il personale medico sono state stanziate le risorse per la chiusura del biennio 2016-2018 e per avviare la trattativa per la chiusura del biennio 2019-2021.

Da segnalare infine che recentemente è stato sottoscritto un Protocollo politico con le organizzazioni rappresentative del comparto Sanita’ per impostare un ragionamento complessivo sul personale del comparto, sia in termini di valorizzazione professionale (trattenimento e attrattività) che di dotazioni organiche.

Con la manovra in esame la Giunta provinciale intende confermare l’impostazione adottata fino ad oggi, pur nella consapevolezza che le dimensioni degli effetti prodotti dal conflitto russo ucraino, richiedono interventi che vanno ben al di là delle capacità locali. Sul versante delle misure emergenziali la dimensione della finanza provinciale consente solo azioni integrative rispetto a quelle nazionali, tenuto conto dei limiti di un bilancio che deve alimentare tutti i centri di spesa afferenti l’esercizio delle estese competenze che fanno capo alla Provincia.

Nella consapevolezza di ciò la Giunta provinciale ha scelto di integrare le misure emergenziali a favore delle famiglie, avendo a riferimento non solo quelle più povere, già ampiamente tutelate dalle misure nazionali, ma anche quelle delle fasce cosiddette “medie”, per le quali il caro energia e il caro prezzi in generale potrebbe determinare rischi significativi. Contestualmente ha optato per varare interventi in favore delle imprese mirati a colpire la criticità principale che sta caratterizzando le stesse, ovvero la carenza di liquidità, determinatasi dalla concomitanza degli effetti del caro bollette/caro materiali con l’avvio dell’ammortamento dei prestiti contratti duranti la pandemia.

Per le famiglie la Giunta provinciale ha attivato:

- a maggio un primo “bonus bollette” per i beneficiari di assegno unico provinciale con Icef inferiore a 0,40 o che comunque non superavano determinati valori in termini di reddito e patrimonio, purché non beneficiari del “bonus energia nazionale” (bonus provinciale da 200 a 400 euro per una spesa complessiva di circa 6 milioni di euro);

- un successivo intervento per i nuclei familiari beneficiari della quota B1 dell’assegno unico, e quindi per le famiglie con figli (bonus da 400 a 650 euro in base al numero dei figli, per una spesa complessiva di 16 milioni di euro);

- recentemente, un intervento finalizzato al dimezzamento delle bollette dell’energia elettrica dell’ultimo quadrimestre 2022, con un bonus ai titolari di utenza per la prima casa inferiore a 6,6 Kw, con un reddito imponibile non superiore a 50.000 euro, che non hanno beneficiato del bonus provinciale da 400-650 euro (180 euro a utenza, che verranno portati in riduzione della prima bolletta utile del 2023 per una spesa stimata in 48 milioni di euro).

A tali misure si aggiunge l’esenzione, disposta in sede di assestamento 2022, dall’addizionale regionale all’Irpef anche per i titolari di reddito da 15.000 a 25.000 euro (con un onere aggiuntivo di 30 milioni euro).

Con i predetti interventi la Provincia ha mobilitato risorse in favore delle famiglie per circa 100 milioni di euro.

Per arginare la carenza di liquidità delle imprese, invece, con la recente L.P. n. 11 del 2022:

- ha previsto la sottoscrizione di un nuovo protocollo con le banche (protocollo già approvato dalla Giunta provinciale) al fine di garantire alle imprese finanziamenti pluriennali il cui costo degli interessi per i primi due anni è cofinanziato dalla Provincia. A tale fine sono stati stanziati 5 milioni di euro per ciascuno dei due anni che consentono di cofinanziare prestiti bancari per circa 330 milioni di euro,

- ha messo a disposizione 26 milioni di euro, per la concessione, tramite i Confidi, di linee di credito di importo fino a 20/25 mila euro alle micro imprese particolarmente colpite dal caro bollette. I criteri di accesso alla misura sono già stati approvati dalla Giunta provinciale.

Entrambi gli interventi interessano le imprese di tutti i settori economici, incluso quello agricolo.

Sono state poi varate misure specifiche con riferimento ai contratti per la realizzazione di opere pubbliche, con l’aggiornamento straordinario dell’elenco prezzi in vigore da metà 2022 e con la modifica delle regole per la rinegoziazione delle condizioni contrattuali per gli anni 2022 e 2023; misura accompagnata dalla messa a disposizione fin da subito di 10 milioni di euro per le opere della Provincia, di 10 milioni di euro per le opere dei comuni e di 2 milioni di euro per quelle delle RSA.

Con un emendamento al disegno di legge collegata depositato per la discussione in Aula della manovra, è previsto di rendere strutturale la possibilità di aggiornare non solo annualmente ma anche semestralmente l’elenco prezzi al verificarsi di significative fluttuazioni dei prezzi di mercato.

Per gli interventi emergenziali in favore delle famiglie e delle imprese sono quindi già stati messi a disposizione circa 158 milioni di euro ai quali si aggiungono le risorse per il caro energia sopportato nel 2022 dagli enti del sistema pubblico provinciale, pari ad oltre 30 milioni di euro, per un totale superiore a 190 milioni di euro; risorse che altrimenti avrebbero potuto essere destinate a investimenti diretti o a sostegno dell’economia. Con il bilancio che ci apprestiamo ad esaminare sono stati garantiti 40 milioni di euro in favore dei comuni per fare fronte al caro energia e al caro prezzi in generale. Sono stati inoltre accantonati sul 2023 ulteriori 20 milioni di euro per fare fronte a emergenze dettate dal caro energia e dal caro prezzi di tutti gli altri enti del sistema pubblico provinciale e, sul bilancio pluriennale, sono stati previsti 150 milioni di finanziamenti aggiuntivi per le opere pubbliche necessari per fare fronte al caro materiali e agli adeguamenti del costo dei progetti emersi nelle diverse fasi progettuali. Il volume complessivo delle risorse sottratte agli investimenti diretti o a sostegno dell’economia ammonta quindi complessivamente a circa 400 milioni di euro.

In linea con l’operato degli anni precedenti, la Giunta provinciale, con la manovra in esame, non ha però rinunciato a garantire il finanziamento di alcuni aggregati di spesa specificatamente incidenti per lo sviluppo.

Il riferimento è, innanzitutto, agli investimenti in opere pubbliche, rilevanti sia perché alimentano domanda di investimenti, sia per l’elevato moltiplicatore in termini di Pil che li caratterizza. Considerando anche i 150 milioni sopra citati, il bilancio pluriennale prevede il finanziamento, in parte con risorse di parte capitale in parte con il ricorso al debito, di circa 1,8 miliardi di euro.

Si tratta poi dei contributi alle imprese per la ricerca, l’innovazione, il risparmio energetico e la transizione ecologica (biomasse, coibentazione, fotovoltaico, ecc.) ai quali il bilancio 2023 finalizza oltre 85 milioni di euro, tenendo conto di un emendamento presentato per la trattazione in Aula che finalizza 30 milioni di euro ad Apiae da destinare prioritariamente all’accoglimento di tutte le domande presentate sul “bando qualità”. Con specifico riferimento all’agricoltura la manovra finalizza circa 8,5 milioni di euro, anche in questo caso da destinare principalmente a investimenti per la transizione ecologica (biomasse).

E’ opportuno citare infine, quali altre risorse finalizzate allo sviluppo, quelle afferenti la ricerca (Fondazioni, Università, Hub) quelle destinate agli interventi di contesto (Trentino sviluppo, Trentino Marketing, Apt locali), alla commercializzazione dei prodotti trentini, al sostegno alle attività economiche in zone montane, alle quali complessivamente il bilancio 2023 finalizza circa 180 milioni di euro.

In questa fase però, la vera sfida per lo sviluppo del territorio si gioca nella valorizzazione delle risorse esterne alla finanza provinciale che affluiscono al territorio provinciale e nella riforma di alcuni capisaldi dell’azione provinciale. E dietro questa sfida si gioca anche la sostenibilità del bilancio provinciale nel medio-lungo termine. La diretta correlazione della finanza provinciale alla dinamica dell’economia del territorio, rende fondamentale sostenere il sistema locale sia attraverso investimenti volti ad incidere sulla competitività e sulla produttività dello stesso, sia attraverso processi di riforma locali che, in aggiunta a quelli varati a livello nazionale, possono rimuovere ostacoli o rivedere impostazioni in funzione di un miglioramento delle performance di tutti gli attori coinvolti.

L’obiettivo è quindi, innanzitutto, quello di garantire la messa a terra degli oltre 1,5 miliardi di euro del PNRR/PNC, degli oltre 640 milioni di euro dei Fondi strutturali europei afferenti la programmazione 2021-2027, dei circa 220 milioni di euro di finanziamenti statali per gli interventi sulle strutture sportive interessate dalle Olimpiadi invernali del 2026 e sulle infrastrutture di accesso, degli ulteriori finanziamenti statali per opere connesse agli obiettivi del PNRR/PNC e di quelle finanziate sul Fondo sviluppo e coesione - ad oggi circa 100 milioni di euro. Si tratta complessivamente di circa 2,5 miliardi di risorse (a cui si aggiungono i fondi del PNRR/PNC di cui sono destinatari i soggetti privati che accedono ai bandi nazionali i cui dati non sono disponibili) che, unitamente ad un efficiente ed efficace utilizzo delle risorse del bilancio provinciali, coerente con le linee strategiche di lungo termine delineate dalla Strategia provinciale per lo Sviluppo sostenibile (Spross) e dalla Strategia di specializzazione intelligente (S3), possono innescare una differenza di passo nello sviluppo del territorio.

Dopo avere “portato a casa” i predetti ingenti volumi di risorse con una costante azione posta in essere da tutti gli attori del sistema locale, l’obiettivo è ora quello di favorire l’effettiva “messa a terra” degli interventi attraverso una attenta azione di monitoraggio e coordinamento, oltre che di implementazione, qualora necessario, di ulteriori misure di semplificazione dei processi e delle procedure. E’ significativo in tal senso che con il disegno di legge di stabilità sia prevista l’istituzione di una apposita unità di missione strategica, che si dovrà occupare dei predetti aspetti con riferimento al PNRR/PNC. L’azione di monitoraggio e coordinamento della Provincia potrà peraltro portare a risultati significativi solo con l’impegno di tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nell’attuazione degli interventi, con una azione comune volta a cogliere una opportunità importante per incidere strutturalmente sulla produttività del territorio e conseguentemente sul livello di benessere della popolazione. Tutto ciò senza perdere di vista la sostenibilità degli investimenti finanziati rispetto alla dinamica della finanza provinciale.

Si faceva accenno prima, quale misura strutturale per lo sviluppo del sistema locale, alla riforma di alcuni capisaldi dell’azione provinciale. In merito guardando alle azioni più recenti il riferimento è, innanzitutto, alla revisione della disciplina in materia di lavori socialmente utili, volta, non solo ad adeguare la regolamentazione alla mutata normativa europea in materia di contratti pubblici, di servizi di interesse generale (economici e non), di enti del terzo settore, ma anche al mutato contesto socio-economico che, caratterizzato da un calo demografico e dalla carenza di soggetti attivi nel mercato del lavoro, necessita che il cosiddetto “Progettone” diventi a tutti gli effetti una politica attiva del lavoro.

E’ recente anche l’approvazione del disegno di legge di revisione della legge unica sull’economia, volto a semplificare e innovare il quadro degli interventi mirati ad accrescere la base produttiva locale e al contempo fornire risposte immediate alle necessità e alle sfide che il contesto economico pone di volta in volta, con alla base, quali elementi cardine, il rafforzamento patrimoniale delle imprese, l’innovazione tecnologica, la transizione ecologica, l’internazionalizzazione, la ricerca e l’innovazione.

E’ altresì in corso la revisione della legge provinciale sull’attività amministrativa, con l’obiettivo di semplificare e accelerare le procedure in favore degli utenti, in particolare attraverso la logica dell’interlocutore unico presso la pubblica amministrazione. Si tratta di interventi di semplificazione che si aggiungono ad azioni già adottate, quali, ad esempio, le procedure autorizzative semplificate per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. 

Sul tema della P.A. trentina voglio soffermarmi ulteriormente perché in questi anni si sta compiendo uno sforzo mai così intenso (e convinto) per accrescerne la competitività.

È evidente che la macchina amministrativa -in primo luogo quella provinciale ma anche quella di tutte le amministrazioni territoriali- rappresenta una precondizione per l’efficienza del sistema territoriale, pubblico ma anche privato.

Non c’è autonomia senza (buona) amministrazione: anzi, come autorevoli esperti hanno evidenziato nel corso delle celebrazioni dei 50 anni dell’Autonomia nel corso del 2022, “l’amministrazione è la benzina dell’Autonomia”.

E’ anche grazie a questa consapevolezza che in quest’ultima parte di legislatura si sta mettendo in campo un insieme di risorse e di progetti di efficientamento senza pari, in particolare sul versante della digitalizzazione dei processi e dell’informatizzazione delle procedure. Anche grazie alle importanti risorse acquisite in tema attraverso il PNRR, nell’ordine di decine di milioni. Uno sforzo senza uguali rispetto ad un passato anche recente, come è stato spiegato anche nella ultima assemblea di Confindustria, e che sta dando risultati tangibili nelle relazioni con il cittadino, il quale ormai senza spostarsi da casa può interagire con la PA trentina su un numero amplissimo di procedimenti.

Un’amministrazione vicina al cittadino, sempre connessa con lui, “amichevole”, in una parola “dalla sua parte”, è una duplice sfida: da un lato perché agevola le risposte ai bisogni (di beni e di servizi) della popolazione in modo semplice, dall’altro perché accresce il suo ruolo di “motore “del sistema per la crescita del territorio. Favorendo, si auspica, nel contempo, un aumento della sua attrattivita’ verso le nuove generazioni, di cui anche la PA trentina ha grande bisogno (è di questi giorni la notizia che con le ultime assunzioni l’età media dei dipendenti provinciali è scesa sotto i 50 anni -una barriera anche psicologica!- rispetto ad un recente passato, dove si era raggiunto il picco dei 54 anni.

Ma l’intervento più sfidante in questo momento è rappresentato dalla legge, recentemente approvata dal Consiglio provinciale, che prevede la sospensione dei termini per il rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche. La norma, nella consapevolezza del fatto che può presentare profili di criticità rispetto ai contenuti dell’art. 13 dello Statuto, è stata proposta in considerazione dell’eccezionalità del contesto e della conseguente necessità di individuare soluzioni altrettanto eccezionali. La norma prefigura un modello che consente la prosecuzione fino al 1 aprile 2029 delle attuali concessioni subordinatamente alla presentazione, da parte dei concessionari, di un piano industriale di investimenti contenente anche la disponibilità a pagare alla Provincia, in aggiunta ai canoni già previsti dalla legislazione vigente, una nuova componente parametrata ai valori di mercato dell’energia da destinare a fare fronte ai costi per i consumi energetici sostenuti sul territorio.

Quanto posto in essere dall’autunno del 2018 ad oggi non può che rappresentare “un primo tempo” -purtroppo troppe volte interrotto, anche per lunghi tratti, a causa delle molte difficoltà insorte negli anni scorsi- al quale dare continuità nel 2023 ed eventualmente nel corso della prossima Legislatura - qualora i trentini lo vogliano condividere -, nella speranza che a livello internazionale e nazionale, e conseguentemente locale, si riesca ad imboccare un percorso di normalizzazione. Incertezza, cambi repentini degli scenari dettati da eventi di portata sovranazionale, hanno rappresentato una costante in questi ultimi quattro anni e sono più che mai presenti anche tuttora, rendendo difficile qualsiasi attività di programmazione a medio-lungo termine.

Nonostante questo la Provincia non deve perdere di vista il proprio obiettivo, che essenzialmente è quello di corrispondere ai bisogni dei cittadini e delle imprese sia con interventi diretti che con l’approntamento di misure che favoriscano tale processo.

In merito un ruolo rilevante riveste la finanza provinciale che deve essere salvaguardata nella sua capacità di evolversi in funzione del mutare e dell’espandersi delle necessità del territorio.

Contestualmente è necessario però valutare l’opportunità di aprire un confronto più generale con il Governo per una revisione dei rapporti finanziari con lo Stato. Gli interventi emergenziali nazionali resi necessari prima dall’emergenza Covid e successivamente dalla crisi energetica e in generale dal caro materiali, sui quali ha pesato notevolmente il conflitto in Ucraina, hanno messo in evidenza il rischio di venire attratti da logiche proprie delle regioni a statuto ordinario, ma allo stesso tempo, unitamente ai possibili effetti di manovre nazionali di alleggerimento della pressione fiscale, hanno fatto emergere possibili rischi in ordine alla sostenibilità dell’autonomia.

Ciò rende necessario trovare risposte adeguate, anche discutendo le regole attuali che guidano i rapporti con lo Stato.

Vi è un altro tema che ritengo strategico da affrontare e mi piacerebbe che lo si facesse partendo dai numeri, dalle situazioni oggettive, dai dati di fatto, in altre parole in modo non ideologico.

Mi riferisco in particolare alle alleanze che il Trentino deve e dovrà mettere sempre più in campo. Paradossalmente la frenata della globalizzazione è una straordinaria opportunità di valorizzazione della dimensione micro, delle peculiarità dei territori e questo naturalmente vale anche per noi, ma ciò non significa abbandonare l’idea di mantenersi ben connessi con il mondo, aperti alle opportunità, alleati quando la dimensione più ampia da valore alle singole parti.

Questa Giunta non ha mai messo in discussione l’alleanza con il Nord e l’Alto Adige in particolare, sarebbe sciocco solo pensarlo. E la Legislatura è ricca di situazioni ed occasioni in cui ciò è avvenuto anzi, in alcune occasioni si è anche cercato di dare valore alla Regione ad esempio attraverso l’approvazione di progettualità comuni tra noi ed il Sudtirolo in campi strategici quali la sanità.

Ho colto che molto spesso i distinguo, talvolta necessari, sono stati letti come mancanza di sintonia, in particolare allorquando lo sguardo si è allargato ad altri territori, in particolare sull’asse del Nord-Est. Ne è stata data una lettura parziale, frutto (si è analizzato) da un lato della naturale sintonia di governatori omologhi politicamente o, dall’altro (peggio) come un’abiura delle relazioni istituzionali (quelle sull’asse Nord-Sud) consolidate, storicizzate.

Al riguardo invito a leggere l’ultimo rapporto della Fondazione Nord-Est -che ho già citato- il quale proprio in tema di competitività dei territori focalizza il ruolo importante delle macroregioni allorquando la dimensione ampia diventa fattore strategico di sviluppo, di attrattività ma anche di complementarietà tra aree che hanno valori distinti ma che uniti accrescono esponenzialmente la propria forza. Ebbene, il “nuovo” Nord-Est (dove ci stanno bene sia Trento che Bolzano) che si intravede si allarga sino a ricomprendere anche l’Emilia Romagna.

Unire gli sforzi, quando serve; rimanere ancorati alle proprie peculiarità, quando serve. Un sottile gioco di autonomia ed alleanze a seconda delle esigenze.

Un tema che lascio al dibattito futuro, nella piena consapevolezza che da soli nel mondo di oggi si ha vita breve ma che nelle relazioni con gli altri bisogna rivendicare con tutta la forza che abbiamo in corpo le nostre caratteristiche, le peculiarità, i valori.

Ho provato in questa relazione a dare il senso di quello che è stato, per l’appunto, il primo tempo della nostra azione di governo del Trentino. Abbiamo affrontato sfide importanti, alle volte sicuramente sproporzionate alle dimensioni del nostro territorio e alle risorse che abbiamo avuto a disposizione. Non sempre in questi quattro anni, in questo “primo tempo” di continue emergenze è stato facile cogliere una coerente direzione di marcia, non sempre è stato possibile allargare lo sguardo e costruire insieme alle forze economico-sociali e alle diverse articolazioni della società trentina un’idea di futuro, un progetto complessivo.

Il “secondo tempo” di cui parlavo è una fase che intendiamo impostare partendo dalla legittima soddisfazione per i risultati che abbiamo fin qui ottenuto, ma anche dalla consapevolezza che il presente e a maggior ragione il futuro ci impongono un salto di qualità. Non è solo una questione di scelte programmatiche, ma anche di posizionamento del Trentino, di sua collocazione, del modo in cui sceglieremo il modo di vivere e caratterizzare l’autonomia.

Il monito di Bruno Kessler sui pericoli di un “Trentino piccolo e solo” è ancora attuale e deve ispirarci. Deve ispirarci nel proseguire e nel rafforzare la collaborazione con la Provincia autonoma di Bolzano, nel dare senso compiuto alla dimensione regionale che permette ai due territori di affrontare insieme scelte strategiche, di definire politiche comuni e di affrontare il rapporto con lo Stato facendoci portatori di un’idea dinamica di autonomia. Deve ispirarci nel proseguire e nel rafforzare la cooperazione transfrontaliera delle due Province autonome con il Land Tirol, facendo evolvere sempre più questa collaborazione verso una vera e propria Regione europea.

In questa direzione risultati importanti li abbiamo ottenuti impegnandoci con convinzione a livello di Giunta Gect e, in questo biennio in particolare, ricoprendo il ruolo di Presidente di turno. Vorrei qui ricordare l’importanza e il rilievo degli incontri avuti a Vienna nella primavera scorsa: gli incontri con il Cancelliere austriaco, i Presidenti del Consiglio nazionale e del Consiglio federale, l’apertura e l’allargamento della collaborazione tra il Trentino e i Land austriaci del Salisburghese e dell’Alta Austria. Vorrei ricordare l’apertura della sede del Gect/Euregio a Trento a Villa Moggioli: una sede operativa e di rappresentanza, che sta diventando sempre più punto di riferimento per la cittadinanza e per i vari soggetti interessati alla dimensione euroregionale. Significativo dal punto di vista simbolico è stato il posizionamento della cartellonistica e delle bandiere che segna gli ingressi stradali nell’Euregio così come la larga adesione di molti Comuni del Trentino alla proposta di installare un cartello che indica l’appartenenza alla stessa. Quest’ultima disponibilità, segno di un positivo aumento di consapevolezza e di partecipazione da parte del Trentino che si registra in molte occasioni e con l’istituzione del Consiglio dei comuni dell’Euregio dove la presenza dei comuni trentini nei vari momenti istituzionali è stata numerosa, qualificata e ben oltre le aspettative. Un segnale ulteriormente positivo è la risposta sempre più ampia e articolata del mondo della scuola alle proposte di formazione della cittadinanza “euroregionale”, così come è molto positivo che grazie al programma di Presidenza trentino si stia lavorando alla realizzazione di un “museo digitale” che favorisca la conoscenza della storia che accomuna e che caratterizza, anche nelle loro diversità, i tre territori.

Ma l’ambizioso e necessario obiettivo che vogliamo raggiungere non può limitarsi al rafforzamento della nostra appartenenza euroregionale. Il Trentino ha infatti bisogno di promuovere relazioni e collaborazioni di livello interregionale, nazionale ed internazionale. Un’occasione di importanza strategica è sicuramente l’assegnazione dei Giochi olimpici invernali del 2026: siamo anche in questo caso una “terra di mezzo” e dobbiamo essere all’altezza di questa collocazione. Lo possiamo fare forti della nostra consapevolezza di essere territorio alpino e “corridoio” tra nord e sud.

Per vincere deve crescere, dobbiamo far crescere, la consapevolezza dell’essere autonomi, di sentirci “laboratorio” dell’autogoverno. Deve crescere il senso di appartenenza nei confronti della nostra comunità attingendo, come logico, alla storia e al patrimonio di tradizioni di cui siamo fieri, ma anche cercando un forte dialogo e un diretto coinvolgimento delle nuove generazioni, di coloro che saranno protagonisti del futuro di questa terra e della nostra autonomia.

Buon lavoro a tutti e grazie per l’attenzione.

Link per scaricare il video integrale della relazione
https://ufficiostampa-pat.wetransfer.com/downloads/acaa0307653375ae17609bbcbf994d7a20221213155205/fd788a8619f50704dc150c149520195e20221213155205/93b1b2

Link per scaricare l’intervista al presidente Fugatti
https://we.tl/t-Cs1YQWR9pb

(sv)


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