Sabato, 14 Ottobre 2023 - 16:02 Comunicato 2954

Luca Cordero di Montezemolo: la mia Ferrari è il mio dream team

È la Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo, intervistato da Daniele Dallera, caporedattore della redazione sport del Corriere della Sera, la protagonista di lusso del talk del pomeriggio presso il Teatro Sociale, nell’ambito della terza giornata del Festival dello Sport di Trento.
Il sogno Ferrari è stato raccontato da un vero protagonista del mondo dello sport, con i suoi 19 titoli mondiali vinti. Chiamato da Enzo Ferrari per ricoprire il ruolo di direttore sportivo, Luca Cordero di Montezemolo ha saputo creare intorno a sé un team vincente. La sua, per anni, è stata una guida sportiva e industriale, a capo della Ferrari e della Confindustria. Non da ultimo, con Italo, ha rivoluzionato il nostro modo di viaggiare, rompendo il monopolio di Ferrovie dello Stato.
La Mia Ferrari E Non Solo Nella foto: Luca CORDERO DI MONTEZEMOLO [ Michele Lotti - Archivio Ufficio Stampa PAT]

L’ex presidente del Cavallino spiega che un “dream team” si crea, prima di tutto,  con tanto lavoro e dei presupposti fondamentali, come la chiarezza degli obiettivi che si intendono raggiungere e la formazione di una squadra formata dagli uomini migliori. 

“Da Enzo Ferrari - racconta - ho imparato moltissimo. Gli devo davvero tanto, basti pensare che in quegli anni, si parla del 1973, non era così facile puntare su un giovane di 25 anni. Da lui ho imparato a guardare sempre avanti e a non arrendersi mai, a lottare e ad essere ancora più esigenti quando si vince di quando si perde”.

Negli anni ’70 fu nominato direttore sportivo della Ferrari per riorganizzarne la struttura. “Quando nel 1992, tornai come presidente - nel frattempo organizzai i Mondiali di calcio, un’impresa ardua - mi chiesi perché la Ferrari non vincesse il Mondiale dal 1979. Mi sono messo alla ricerca di persone giuste per creare una squadra intorno a me. Uno di queste fu Jean Todt, che al nostro primo incontro venne in Mercedes, ma lo assunsi lo stesso. Mi prefissai tre obiettivi: vincere di nuovo il Mondiale - l’ultimo era stato vinto nel ’79 - costruire vere Ferrari tecnologicamente innovative e far percepire Ferrari come un marchio di lusso, dotato della sua esclusività come Hermès o Patek Philippe”.

Sulla F1 di oggi, Luca Cordero di Montezemolo racconta di quando guardava i Gran Premi in assoluta solitudine e dei sui tre televisori rotti. “Oggi devo dire che la F1 ha degli aspetti che mi piacciono - spiega - è bello assistere ad una nuova generazione di piloti farsi avanti, anche se purtroppo tra loro non c’è ancora alcun italiano; anche in America, finalmente, sta diventando uno sport seguito e sentito e poi c’è Max Verstappen, un pilota straordinario, di grandissimo livello. Ciò che invece non mi piace oggi - aggiunge l’imprenditore - sono i regolamenti ancora troppo complicati e naturalmente, la Ferrari. Non vorrei vederla esultare per il terzo posto, vorrei vederla arrivare ancora all’ultima gara nelle condizioni di vincere il Mondiale. Sicuramente, di tutti i problemi della Ferrari, quello dei piloti è l’ultimo”.

In effetti è dal 2014 che la Ferrari non è mai stata nelle condizioni di vincere un Mondiale, nemmeno all’ultima gara. Per Luca Cordero di Montezemolo, i bei tempi sono lontani ed è facile allora, rifugiarsi nel ricordo di alcune delle figure più emblematiche della sua vita al Cavallino.

“Di Enzo Ferrari ho avuto modo di parlare in precedenza, ma come non ricordare insieme a lui, Giovanni Agnelli. Nella vita - dice Cordero di Montezemolo - dopo la salute, la famiglia e gli amici, è importante avere dei valori e senso di riconoscenza. Ne ho immensa verso Giovanni Agnelli che mi ha insegnato ad avere curiosità, a guardare cosa succede nel mondo, a immaginarlo nel futuro”.

Un ricordo è dedicato anche ad uno dei suoi amici più cari, il pilota Niki Lauda di cui racconta l'aneddoto di quando si regalò la sua prima Ferrari, una 348 di colore giallo e la fece provare a Niki che gli disse: “Questa macchina fa solo un grande rumore e non va avanti”.

Luca Cordero di Montezemolo parla anche del suo Michael Schumacher “pilota”: “Una persona meno forte di quanto non apparisse, un pilota veloce, coraggioso, in gara affrontava tutti giri come fossero la pole. Era un “uomo squadra”, si vinceva e si perdeva insieme. Più degli altri aveva la preparazione fisica, conosceva lo sviluppo della macchina perché era un tutt'uno con la squadra e viveva per il suo lavoro. Michael, grazie per quello che ha dato alla Ferrari!”

Ne scaturisce un applauso spontaneo ed emozionato.

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(ds)


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