Il Piano attualmente in vigore - approvato nel 2010 e prorogato nel 2021 - necessita di un profondo aggiornamento. Nel corso degli anni sono cambiati gli strumenti tecnici e normativi – come la Carta della pericolosità incendi –, si è evoluta l’analisi delle zone di interfaccia tra bosco e abitato, e il territorio è stato trasformato da eventi come Vaia e dall’epidemia di bostrico.
Il dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna Stefano Fait ha evidenziato l’importanza del lavoro sinergico tra le diverse strutture operative: “Il Trentino può contare su un sistema di protezione e gestione del territorio che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. Ora la sfida è far lavorare in piena sinergia tutte le componenti per costruire un piano davvero integrato. La forza del nostro modello sta nella collaborazione: solo con una pianificazione condivisa e strumenti aggiornati potremo valorizzare le competenze esistenti e utilizzare al meglio le risorse disponibili, intervenendo in modo tempestivo ed efficace quando serve.”
Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche Davide Ascoli (Università di Torino), esperto di selvicoltura preventiva e pianificazione antincendi, il dirigente del Servizio Foreste Giovanni Giovannini, il direttore della Federazione dei Vigili del fuoco volontari Davide Armani, lo specialista di volo del Nucleo elicotteri Mauro Dallabrida e il direttore dell’Ufficio pianificazione, selvicoltura ed economia forestale Alessandro Wolynski. Quest’ultimo ha illustrato le fasi di lavoro che porteranno, entro il 2028, all’approvazione del nuovo Piano: dalla descrizione del fenomeno incendi e l’analisi del rischio, fino alla pianificazione territoriale e alle procedure di consultazione pubblica. “L’obiettivo – ha spiegato Wolynski – è costruire uno strumento condiviso e aggiornato, che tenga conto dei nuovi indici di pericolosità, delle aree più esposte e dei cambiamenti avvenuti nel territorio trentino. Il piano dovrà essere un supporto operativo concreto, non un documento statico”.
Nel suo intervento, Giovannini ha ricordato che la gran parte degli incendi ha origine da comportamenti umani, e ha richiamato l’importanza della selvicoltura preventiva, delle opere di accesso e accumulo idrico e della costante manutenzione della rete viaria forestale a fini antincendio, che in Trentino conta oltre 600 chilometri.
Armani ha posto l’accento sul ruolo dei 236 corpi di Vigili del fuoco volontari e sulla necessità di un coordinamento efficace in sala operativa provinciale, mentre Dallabrida ha ricordato che il Nucleo elicotteri effettua in media 50 missioni antincendio l’anno, per un totale di oltre 90 ore di volo dedicate specificamente a questa attività, potendo contare su 250 piazzole di atterraggio distribuite sul territorio.
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