Per Yunus, imprenditore e banchiere, pioniere sui temi del microcredito e della microfinanza, non basta “riprogettare” la macchina economica globale che ci spinge a inquinare sempre di più il pianeta, a concentrare il reddito in modo troppo disuguale, con miliardi di persone in basso e una manciata di individui con tutta la ricchezza e in cui gli umani diventano robot per il profitto. Occorre rifondarla completamente, creando una “nuova civiltà” dove riscoprire noi stessi come esseri umani, la condivisione e cura dell’altro. E non è, sottolinea, una questione di Occidente ricco contro sud globale. “Siamo tutti accomunati dalla massimizzazione del profitto e delle sue distorsioni. Non c’è Pil corretto e Pil sbagliato, il sistema è unico. Bisogna invece ‘distruggere’ uno ad uno gli errori che caratterizzano l’attuale macchina e fondarne una nuova”, aggiunge il Nobel.
Riguardo ai giovani, conclude Yunus, “devono avere la possibilità di incidere, possono riunirsi in ‘club’ e promuovere i ‘tre zero’. Insomma le nuove generazioni vogliono creare un mondo sicuro, ma noi non stiamo dando loro opportunità. Cerchiamo quindi di mantenere la loro mente aperta al cambiamento perché saranno i protagonisti di domani”.
Esempi di modello di imprese sociali e inclusivi ce ne sono. La discussione moderata dal giornalista Donelli prosegue con l’esperienza di CreditAccess India, che come racconta Paolo Brichetti è stata ispirata proprio dal premio Nobel originario del Bangladesh: “Yunus, che ho avuto modo di incontrare a New York, è stato ispiratore anche di Credit Access. Abbiamo iniziato questo progetto che oggi è una realtà regionale, in India, Indonesia e Filippine, che offre credito in particolare alla microimprenditoria femminile. Oggi ha 25mila dipendenti e soprattutto 6 milioni di clienti, di donne che fanno attività straordinarie come piccolo commercio, artigianato, attività economiche in tanti settori. Un’impresa commerciale che segue i valori dei tre zero, per una distribuzione equa del margine verso tutti i portatori d’interesse”. Secondo Brichetti, che conclude, quest’esperienza è un’ulteriore prova della grande capacità di resistenza e di crescita nell’economia informale che rappresenta un’opportunità per milioni di persone.