Martedì, 04 Novembre 2025 - 16:15 Comunicato 3248

Promossa dal Circolo Gaismayr ha visto la presenza dell'assessore Marchiori
Ieri la commemorazione dei caduti trentini della Grande Guerra

C'era anche l'assessore provinciale alle politiche per la casa, patrimonio, demanio e promozione della conoscenza dell’Autonomia, Simone Marchiori, ieri alla commemorazione organizzata dal Circolo culturale Michael Gaismayr per ricordare i caduti tirolesi trentini e le vittime civili della Prima guerra mondiale.
Nel corso della cerimonia un corteo con un lungo striscione sul quale erano scritti idealmente i nomi di tutti i dodicimila caduti ha percorso le vie del centro storico, quindi presso la lapide affissa a Palazzo Thun si è tenuta la deposizione di una corona.
"La memoria è la radice della nostra identità ed è fondamentale ricordare la nostra storia. Oggi c'è una maggiore consapevolezza e questi caduti non sono stati dimenticati, erano figli di questa terra e non sono morti con la 'divisa sbagliata'", sono state le parole dell'assessore Marchiori che ha puntato l'attenzione anche sulle devastazioni lasciate dalla guerra: "I nostri nonni, quando tornarono, non trovarono più le case, né i luoghi che avevano lasciato, ma solo macerie e distruzione". Oggi, a centodieci anni dall’ingresso in guerra dell’Italia "dobbiamo continuare a tenere viva la fiammella del ricordo, perché non abbiamo più testimoni diretti e il rischio dell’oblio è reale. Solo così possiamo custodire le nostre origini e costruire un futuro di pace, senza confini né guerre", ha concluso l'assessore Marchiori.
commemorazione dei caduti trentini della Grande Guerra [ Archivio Ufficio Stampa PAT]

Accanto all'assessore Marchiori vi erano la vicesindaca Elisabetta Bozzarelli e il presidente del Circolo Gaismayr, Flavio Marchetti, che hanno offerto prospettive complementari sul valore della memoria, della pace e dell’identità trentina. Bozzarelli ha commentato che "il ricordo della loro memoria è fondamentale per restituire dignità al nostro passato, ma anche perché la loro vicenda sia da monito per il presente, contro ogni guerra che porta distruzione e priva le popolazioni della possibilità di chiamare casa la propria terra", mentre Marchetti ha aggiunto: "Siamo qui per un gesto di affetto e di rispetto nei loro confronti, un rispetto che troppo spesso al termine della guerra è mancato" e poi citando le parole del filosofo Martin Heidegger: "Il progresso e l’innovazione nascono dall’essere radicati in una tradizione, in un senso di appartenenza".

(at)


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