Ci mettiamo finalmente in marcia passando sotto un elegante arco tra le case antiche del borgo.
La strada è, ovviamente, asfaltata (si sa che camminare su asfalto è più faticoso rispetto allo sterrato o all’erba del sentiero) e ci conduce a costeggiare il lago di Terlago passando per campagne a terrazzamenti ricchi di vigneti.
Superato il lago cominciamo a salire: ben presto la strada diventa sterrata per poi ridursi a sentiero, che si inerpica sulla montagna. Non senza fatica raggiungiamo il punto più alto della giornata, a 841 metri di altitudine, dopo essere partiti da 216. Lì ci fermiamo per una pausa corroborante, coperti dal bosco e godendoci il vento fresco.
Il sentiero prosegue e poi precipita ripido vero il secondo lago di Lamar. La sua acqua cristallina fa da sfondo alla nostra foto di gruppo durante la sosta al rifugio, supporti dall’organizzazione di Fosca e Francesco, che — sull’auto al seguito — ci hanno preparato una bella accoglienza.
Noi partecipanti (31 persone, di cui 7 adulti e gli altri tutti ragazzi in servizio civile o in procinto di farlo) cominciamo a conoscerci tra di noi e a condividere le esperienze passate e anche le fatiche del momento…
Ripartiamo che sono ormai le 11:30. Il cielo si è spalancato ed è uscito un sole bello ma anche caldo. Ritroviamo una ripida salita (l’ultima della giornata) che ci fa definitivamente scollinare verso la valle dell’Adige.
Decidiamo di fermarci per il pranzo ed il meritato riposo in un grande prato dall’erba curata. Siamo proprio sotto l’enorme parete est della Paganella, davvero imponente e di grande impatto. Una leggera pioggia interrompe i nostri buoni propositi di fare un gioco tutti insieme e ci sollecita a riprendere la marcia.
Apriamo gli ombrelli e indossiamo le giacche a vento ma per fortuna la pioggia è leggera e dura poco.
La discesa, un enorme traverso che taglia l’intero basamento della montagna e si svolge su un sentiero non sempre comodo ed agevole, ci mostra diverse belle vedute panoramiche e la curiosità di un interessante cippo che segnava il confine tra il territorio di Zambana e quello di Fai. Riprende a piovere ma gli alberi del bosco ci proteggono e, anche questa volta, dura poco. Il tempo torna subito bello.
Dopo aver osservato la valle da un punto panoramico poco sopra l’abitato di Zambana vecchia, eccoci infine in pianura! Due colleghi camminatori, abitanti in zona, ci raccontano la vicenda della frana che ha richiesto lo spostamento di tutti gli abitanti a Zambana Nuova. Un vallo, costruito tutto intorno alla chiesa vecchia, è ancora testimone dell’importante opera di difesa che venne intrapresa per scongiurare le conseguenze catastrofiche che avrebbe potuto avere un nuovo cedimento della roccia soprastante. Rimane solo la chiesa nella zona dove, fino a metà Novecento, si trovava un intero paese. Alcune foto, appese sul sottopassaggio poco distante, ricordano l’aspetto originario del luogo, ormai completamente perduto.
Sulla strada per uscire dal paese c’è una torrefazione di caffè. Molti di noi lo avrebbero bevuto volentieri ma leggiamo sull’insegna che il lunedì è giorno di riposo. Stiamo per ripartire rassegnati ma i gentilissimi gestori, presenti in quel momento, aprono per noi e soddisfano il nostro desiderio con un caffè di ottima qualità. Scopriamo che la giovane imprenditrice ha fatto il servizio civile solo 5 anni fa. Così, con il marito, si ferma a spiegarci il loro lavoro e ci illustra qualche linea del commercio mondiale del caffè, prodotto povero ma quotato nelle Borse più importati del mondo. In alcuni casi i nostri interlocutori hanno un rapporto diretto con i produttori del Sud del mondo, ai quali riconoscono un prezzo equo.
L’ultimo tratto della camminata si svolge sulla ciclabile, che è sì pianeggiante ma orami in pieno sole: forse questo è il tratto che risulta più faticoso. Camminiamo tra i vigneti di Teroldego, dovendo passare anche sulle statali, esperienza sempre delicata per il pericolo del traffico.
Attraversiamo l’abitato di Zambana, saliamo sul cavalcaferrovia e puntiamo su Lavis in mezzo ai campi, lungo la Trento-Malè.
In paese ci accoglie uno storico collaboratore del servizio civile ed animatore delle politiche giovanili del comune. Ci accompagna al parco urbano, dove nell’anfiteatro ha predisposto un graditissimo rinfresco con bibite e dolci. Intervengono a salutarci i responsabili di alcune delle organizzazioni di servizio civile che operano nel territorio: la cooperativa “Grazie alla vita”, l’Associazione provinciale per i minori, l’associazione “Noi Trento”.
Riceviamo il saluto degli amministratori comunali e ascoltiamo la testimonianza di una giovane che — dopo aver svolto il servizio civile — è stata chiamata a portare avanti il lavoro che aveva iniziato.
Intanto è arrivato il bus che ci riporta a Trento. Abbiamo camminato per più di 17 km: siamo stanchi ma soddisfatti.
Diario a cura del Servizio civile universale provinciale