Forse un sogno
ma con i sogni l’umanità ha realizzato le bellezze del mondo
Gaetano Pesce
Il Mart di Rovereto presenta tre modellini e una serie di disegni del grande progetto per il Ponte sullo stretto di Messina di Gaetano Pesce, uno degli architetti e designer italiani più famosi al mondo.
Allestito negli spazi del cavedio del museo, il focus rispolvera uno dei progetti recenti di Pesce mettendolo in relazione con i fondi dell’Archivio del ’900 del Mart. Vero e proprio centro di ricerca, l’Archivio conserva fondi documentari e librari relativi all’arte e all'’architettura italiana del XX secolo.
L’idea di collegare la Calabria e la Sicilia è un antico sogno che, dai resoconti romani alle cronache più attuali, periodicamente riemerge.
L’architetto Pesce recentemente è entrato nel dibattito sull’opera, immaginando dal suo studio di New York un “ponte abitato” luogo di transito, da visitare. Nelle sue intenzioni il progetto, tra le imprese più impegnative e simboliche del Paese, incarna la più ampia necessità di sostenere una via italiana all’architettura.
“È mia convinzione che l’Italia abbia bisogno di ritornare a realizzare opere originali e innovative, che le portino l’ammirazione del mondo”.
Il progetto del ponte diventa quindi un’opera manifesto che a partire dalla tradizione italiana dei ponti abitati (Rialto, Ponte Vecchio) immagina uno spazio vivo che nasca grazie alla partecipazione delle regioni e delle forze economiche sociali e culturali più vitali del Paese. Il ponte di Pesce, una lunga strada a forma di S, sarebbe retto da diciotto piloni, uno per ogni regione d’Italia (salvo Sicilia e Calabria, sulle quali il ponte sarebbe costruito). Alle regioni infatti il compito di sostenerne i costi di realizzazione e di selezionare sui territori l’architetto che avrà l’incarico di progettare il pilastro della propria regione. Queste strutture portanti potrebbero ospitare attività commerciali, strutture ricettive, gallerie d’arte, spazi ricreativi o servizi. Alla funzione pratica – il collegamento tra le due sponde – si unirebbe quella sociale, urbanista che pone il bello e l’utile al centro di ogni progetto.
L’esposizione si completa con spunti progettuali e disegni; volutamente il progetto si allontana dall’idea di pura funzionalità a favore di un’architettura simbolica e identitaria.