Sabato, 25 Maggio 2024 - 11:37 Comunicato 1315

Dove va la Cina?

Economia, politica, ambiente: quando si parla di Cina il dibattito si polarizza. Quale il futuro del colosso asiatico? Quali le minacce che pone allo sviluppo industriale europeo? A questo si è cercato di rispondere in Filarmonica nel panel “Quo vadis Cina”. “L’indebitamento dell’economia cinese è del 140% sul Pil e il dato di una crescita del 5% è tarocco: le multinazionali in Cina non vanno bene, non crescono- i numeri forniti da Alberto Forchielli, partner fondatore di Mindful Capital Partners ed esperto del mercato asiatico - Però ha il 60% di capacità produttiva mondiale, una posizione dominante sui beni di consumo, sui beni industriali. La crescita si adeguerà sul 2/3% anche per il calo demografico ma ciò non significa che non ci creerà problemi con una politica sempre più aggressiva”.
Quo vadis Cina Nella foto: Paolo MAGRI; Sofia GRAZIANI; Ettore SEQUI; Alberto FORCHIELLI [ Martina Massetti - Archivio Ufficio Stampa PAT]

“La Cina è la fabbrica del mondo, produce più di quello che consuma e deve esportare, anche sottocosto. Dobbiamo proteggerci?” chiede il moderatore Paolo Magri, vicepresidente esecutivo dell’Ispi. “Dazi, dazi anzi quote perché i dazi possono non bastare. La mia è una posizione estrema” la risposta di Forchielli, che sottolinea come il problema per l’Europa e l’Italia non è proteggersi ma ricostruire il proprio sistema industriale. “Lo abbiamo visto con il Covid, non eravamo in grado di produrre mascherine. Il 60% delle materie prime per i medicinali viene da li, come la componentistica e molto altro. E’ questione di poco che i cinesi ci portino via l’export. Da dieci anni dico che finiremo a fare i camerieri dei cinesi: ogni anno vendere in Cina è sempre più difficile, ora ci sono le nuove leve, quei giovani che hanno sempre visto la grande Cina e credono di essere superiori”.

Economia ma anche politica, con la docente dell’Università di Trento Sofia Graziani, esperta in cultura e storia della Cina, che è intervenuta sulla figura del leader Xi Jinping, confermando il controllo esercitato anche sulla produzione accademica. “C’è una fuga degli imprenditori cinesi verso Singapore, Tokio, Dubai: il clima è di delusione e paura nel vivere in un sistema che privilegia le imprese pubbliche. Mi hanno detto: vorremmo morisse” ha aggiunto Forchielli, con il moderatore Magri che ha chiosato, suscitando l’ilarità della Filarmonica: “Siamo in streaming, credo sarà l’ultima edizione del Festival”.

L’ex ambasciatore a Pechino ed attuale presidente di Sorgenia Ettore Sequi ha parlato della posizione dell’Europa e dell’Italia nei rapporti con la Cina e del ruolo nel rapporto tra Pechino e gli USA, osservando come “Il principale paese capitalista cerca di proteggere i lavoratori mentre il principale paese comunista cerca di proteggere i consumatori, i mercati”.

Spazio infine ad alcune riflessioni e domande dalla sala sul progetto europeo Global Gateway in risposta alla Nuova via della seta, la politica cinese in Africa e la posizione su Taiwan.

(M.C.)


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