
Con la ricerca si vuole approfondire la conoscenza dei beni archeologici presenti nell’area e di cui è nota la presenza da quando, nel 1978, la Provincia promosse una campagna di scavi che permise di mettere in luce un contesto pluristratificato, con i resti di una frequentazione dell’età del bronzo connessa all’estrazione e lavorazione del rame e inoltre tracce di un successivo villaggio preromano, con la presenza di abitazioni in parte seminterrate e scavate nella roccia e strutture in materiale ligneo, come era tipico delle strutture residenziali della seconda età del Ferro (V e IV secolo a.C.). Erano stati inoltre rinvenuti materiali archeologici riferibili alla fase di romanizzazione (II-I secolo a.C.).
“In questa località – ha spiegato Marzatico – si sono ripresi gli scavi condotti negli anni ’70, che a suo tempo hanno portato alla luce delle case retiche, edifici quadrangolari, unifamiliari, con fondazioni scavate nella roccia. Gli scavi avevano già evidenziato inoltre delle presenze più antiche, del tredicesimo secolo avanti Cristo, riferibili alla produzione del rame. Gli scavi che sono ripresi gli scorsi mesi hanno confermato una frequentazione nel secondo-primo secolo avanti Cristo, all’epoca della romanizzazione. Inoltre la presenza di una cinta muraria e di numerosi contenitori in ceramica ci dimostrano che qui si abitava già a partire dal 1350 – 1200 avanti Cristo”.
Con gli scavi realizzati lo scorso autunno – nello spazio verso est rispetto allo scavo precedente degli anni ’70 - ha evidenziato Emanuele Vaccaro - si sono messe in luce diverse strutture, in particolare un grande muro dell’età del bronzo, cui sono collegate stratificazioni che andranno ulteriormente studiate, e poi, più a monte, i resti di due edifici della seconda età del ferro, riferibili al popolo dei Reti. Molto interessanti, ha aggiunto, sono poi le tracce di romanizzazione del territorio, in particolare i materiali ceramici che sono stati trovati.
Mirko Bisesti
Emanuele Vaccaro
Franco Marzatico