
Stuzzicati da Cristina Fantoni, gli azzurri non si sono sottratti a raccontare emozioni, ricordi e aneddoti della loro esperienza di capo delegazione azzurra ai Giochi olimpici, non prima di aver fatto alcune riflessioni sull’olimpiade di Parigi che ha portato in dote dall’Italia Team quaranta medaglie (12 oro) e numerosi piazzamenti appena sotto il podio.
“Abbiamo ottenuto il miglior risultato dal 1896, anno della nascita delle Olimpiadi moderne - le parole del presidente Malagò - Tante medaglie ci sono sfuggite per pochissimo o per episodi di varia natura, abbiamo ottenuto il record di tutti i tempi nei quarti e nei quinti posti. È un dato che se da un lato lascia amarezza, dall’altro però dimostra che l’Italia Team è competitivo e anche in futuro potrà togliersi soddisfazioni” il commento del presidente.
Tornando all’esperienza di portabandiera, anche a distanza di anni è apparso ancora forte e vivo in tutti gli sportivi sul palco il sentimento di orgoglio, la gioia e l’emozione provata in quella giornata speciale.
“Quel giorno del 1984 è stato un momento importantissimo - ha spiegato Sara Simeoni, oro nel salto in alto a Mosca 1980 e portabandiera a Los Angeles quattro anni più tardi -. Essere scelti è qualcosa di molto gratificante, che premia il percorso sportivo di un atleta e che allo stesso tempo riempie di orgoglio ma anche di responsabilità” ha raccontato Simeoni, ricordando come sentisse forte, anche in virtù di quel ruolo così speciale, la voglia di fare bella figura in gara e provare a giocarsi fino in fondo le sue chances.
Anche Jury Chechi, oro agli anelli ad Atlanta 1996 e portabandiera ad Atene 2004, ricorda quel momento come uno dei più intensi della sua vita. “La vita è fatta di ricordi che con il tempo tendono ad affievolire - ha spiegato -. Ancora oggi quello è uno dei momenti più nitidi e vivi che io ricordi: l’ingresso nello stadio, l’intera delegazione italiana alle mie spalle, l’inno di Mameli, l’incrocio di sguardi con l’allora presidente della Repubblica Ciampi. È stato qualcosa di davvero speciale, un’emozione forte come o più dell’oro olimpico, perché in quel momento senti di rappresentare la parte più bella e positiva di una intera nazione”.
Un sentimento condiviso da Antonio Rossi, portabandiera a Pechino 2008, che venuto a conoscenza della sua designazione per i giochi in China ha confidato di aver chiamato proprio Chechi per chiedergli cosa si provasse in quel momento. “Devo ammettere che ricordo meno il podio di Atlanta e Barcellona del giorno in cui sono stato portabandiera per la nostra nazione - le sue parole -. La bandiera ti trasmette orgoglio, fierezza, gioia, forza di rappresentare e difendere i colori italiani. Poi per me è stato ancora più particolare perché ero il primo canoista e primo atleta delle fiamme gialle a ricoprire quel ruolo, per lo più in un momento in cui in Cina era alta l’attenzione sui temi civili”.
Di coronamento della carriera ha parlato invece Valentina Vezzali, ex schermitrice e portabandiera a Londra 2012. “Quando a sei anni sono entrata per la prima volta in palestra mai avrei immaginato di arrivare un giorno a rappresentare l’Italia alle olimpiadi - le sue parole -. Quando sono stata scelta ero consapevole che il giorno dopo avrei dovuto disputare una gara fondamentale per la conquista dell’oro olimpico, ma non ho avuto il minimo dubbio ad accettare”.
L’ultima in ordine di tempo ad aver portato il vessillo italiano alla cerimonia inaugurale dei giochi olimpici è stata Arianna Errigo, che insieme a Gianmarco Tamberi ha aperto Parigi 2024. “Una giornata fantastica, un privilegio, un’emozione fortissima” ha detto Errigo, che ha anche raccontato il momento in cui ha saputo di essere stata scelta come portabandiera. “Avevo appena disputato una ottima gara in coppa del mondo e mi arriva una chiamata dal presidente Malagò. Pensavo fosse per congratularsi e invece... . Ho fatto fatica a crederci, è stata un’emozione fortissima, un riconoscimento per tutto il mio percorso ” le sue parole.
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