Venerdì, 23 Settembre 2022 - 18:27 Comunicato 2917

Claudio Ranieri, una vita in panchina

Nella sua carriera ha messo in fila ben 1335 panchine fra campionati e coppe diventano uno degli allenatori più apprezzati del calcio italiano ed europeo. Lui è Claudio Ranieri protagonista dell’incontro di questo pomeriggio al Teatro Sociale per i Festival dello Sport. Intervistato dal giornalista della Gazzetta Alessandro Vocalelli l’allenatore romano ha raccontato il suo calcio vissuto attraverso panchine prestigiose del nostra campionato, dalla Roma alla Juve, passando per Napoli, Fiorentina e Inter, ed europee come quelle di Valencia, Chelsea e di quel Leicester con il quale ha conquistato un leggendario titolo nella Premier League.
CLAUDIO RANIERI, IL LORD DEL CALCIO Nella foto: Claudio RANIERI, Alessandro VOCALELLI Festival dello Sport Teatro Sociale Trento, 22 settembre 2022 [ Nicola ECCHER Archivio Ufficio Stampa Provincia autonoma di Trento]

L'incontro con Claudio Ranieri, romano classe 1951, è iniziato proprio dagli esordi da giovanissimo con la Roma di Helenio Herrera e poi del “barone” Nils Liedholm. ”Erano altri tempi per i giovani con la panchina corta - ha spiegato Ranieri - era difficile trovare spazio e così trovai la mia dimensione nel Cagliari dove ho giocato per otto anni e poi in altre squadre”. Proprio a Cagliari sono legati i suoi più bei ricordi di allenatore in Italia: “Allenai il Cagliari quando era in serie C. Mi dicevano di non farlo ma volevo l’opportunità di allenare e di mettermi alla prova. Il presidente voleva arrivare in B. Invece arrivammo in A in due anni. Il mio dubbio di allora era se sapevo far l’allenatore perché non è detto che il fatto di aver giocato a calcio serva per capire di calcio, saper parlare coi giocatori, con i media”. Poi il Napoli del difficile post Maradona: “Arrivai il primo anno dopo Maradona.

Non era un periodo facile, insieme a Ciro Ferrara parlammo con Diego per convincerlo a tornare ma non volle. Arrivammo quarti, ora sarebbe Champions League, allora era la coppa Uefa”. Nel suo percorso la tappa a Firenze “Vincemmo il campionato di serie B e poi coppa Italia e Supercoppa italiana. Avevo in squadra Batistuta, Rui Costa, Pioli. Il percorso di Ranieri lo porta in Spagna al Valencia e all’ Atletico Madrid e poi in Inghilterra al Chelsea: “A Londra andai prima dell’era Abramovich che comprò la squadra perché andammo in Champions League all’ultima giornata Eravamo prossimi al fallimento e per questo non riuscimmo a rinnovare il contratto di Zola. Da lì cambiò la storia del Chelsea”- Poi il rientro in Italia al Parma dove ottenne “Una salvezza da “mission impossible perchè subentrai a metà febbraio quando erano ultimi in classifica” e poi alla Juventus: “Dovevo andare al Manchester City ma continuavano a rimandare la firma. Poi  mi arrivò una chiamata dalla Juve e non potei dire di no. Alla Juve la mia carriera si interruppe anche perchè non approvavo il ritorno di Cannavaro dopo che era stato al Real Madrid. Non mi sembrava corretto per i campioni rimasti con la squadra in B”. Il grande rammarico per Ranieri è lo scudetto perso sul filo di lana con la Roma contro l’Inter (un’altra squadra da lui allenata) di Mourinho mentre il suo nome resterà nella storia del calcio per la vittoria della Premier League con il Leicester nella stagione 2015 - 2016.

Ranieri ha anche reso omaggio al Milan Campione d’Italia, “Mi piace il suo gioco, mi fa divertire”, indicato in Vlahovic e Osimhen i due attaccanti che più lo convincono del nostro campionato, sottolineato di poter allenare tutte le squadre tranne che la Lazio, e dato una lettura della crisi di talenti in Italia: “Io all’oratorio giocavo dove c’erano quelli più grandi per me, a prescindere dallo sport. Ora ci sono molte scuole calcio ma non ci sono più gli oratori, i giochi per strada. Bisognerebbe far sì che lo sport aiutasse a crescere i bambini perchè qualsiasi sport ha delle regole e il rispetto delle regole dà più possibilità alle persone di fare una vita giusta”. L’ultimo pensiero è andato alla nazionale per la seconda volta senza Mondiali: “Abbiamo una buona schiera di giocatori, la base è valida e Mancini sta facendo bene. Forse ci manca il goleador e quei tre o quattro giocatori che inventano qualcosa come faceva Totti”.

(fds)


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