Lunedì, 01 Aprile 2019 - 18:27 Comunicato 680

Cancro al colon, campanello d’allarme nel microbioma intestinale

Un gruppo di ricerca del Dipartimento Cibio dell’Università di Trento ha
approfondito il collegamento tra la composizione della popolazione batterica
intestinale e questo tipo di tumore. I risultati dello studio sono stati pubblicati
oggi sulla rivista Nature Medicine. Una possibile svolta per la diagnosi precoce
non invasiva

Trento, 1 aprile 2019 – (e.b.) C’è una forte correlazione tra la composizione
del microbioma intestinale e il cancro al colon-retto. La popolazione batterica
intestinale di una persona colpita da questo tipo di tumore presenta delle
caratteristiche specifiche.
Il collegamento è stato registrato con chiarezza da un gruppo di ricerca del
Dipartimento Cibio dell’Università di Trento in collaborazione con team allo Iigm
(Istituto italiano per la medicina genomica) di Torino, al Dipartimento di Informatica
dell’Università di Torino e allo Ieo (Istituto europeo di oncologia) di Milano nell’ambito
di una più ampia collaborazione scientifica internazionale. I risultati dello studio,
realizzato grazie a un finanziamento della Lega italiana per la lotta contro i tumori
(Lilt), sede provinciale di Trento, sono stati pubblicati oggi sulla rivista “Nature
Medicine”.
L’articolo del gruppo dell’Università di Trento è uscito in contemporanea con un
lavoro scientifico complementare sullo stesso tema e la medesima testata, guidato
da un team di Embl (The European Molecular Biology Laboratory) di Heidelberg con
contributi dagli stessi gruppi italiani.
Il carcinoma al colon-retto è una delle più comuni neoplasie di natura maligna e si
sviluppa a partire da gruppi di "cellule impazzite", localizzate nella parete interna
della parte finale dell’apparato digerente. Le cause non sono ancora del tutto chiare,
ma nelle forme non ereditarie – che sono la grande maggioranza - la componente
genetica può spiegare solo in minima parte l’incidenza della malattia. Altri fattori che
hanno un ruolo nello sviluppo della malattia sono le abitudini alimentari e lo stile di
vita. Il nuovo studio suggerisce ora che anche il microbioma intestinale deve essere
preso in considerazione, vista la marcata correlazione tra la composizione del
microbioma e presenza di carcinomi.
«Nei campioni fecali di persone affette da cancro al colon abbiamo osservato la
presenza di un insieme di batteri “marcatori” del carcinoma, in primis il
Fusobacterium nucleatum che era già stato associato alla malattia, ma anche una
decina di altri batteri che rafforzano tale associazione» commenta Nicola Segata,

responsabile del laboratorio di Metagenomica computazionale al Cibio e coordinatore

del lavoro.
Ricercatori e ricercatrici dell’Università di Trento, nella raccolta dei campioni hanno
collaborato con l’Ieo di Milano, l’Iigm di Torino e la Clinica Santa Rita di Vercelli,
mentre altri gruppi di ricerca hanno fornito campioni provenienti da strutture sanitarie
in Germania e Giappone.
«L’aspetto interessante è che l’insieme di batteri fortemente associati al carcinoma
del colon-retto è lo stesso in popolazioni completamente distinte che hanno
solitamente un microbioma intestinale abbastanza diverso. L’inclusione nell’analisi di
campioni raccolti in studi passati ha ulteriormente rafforzato e validato tali risultati»
prosegue Segata.
Il metodo di ricerca è consistito nell’analizzare un migliaio di campioni fecali con
l’approccio della metagenomica computazionale: «Si tratta del sequenziamento
massivo e parallelo del materiale genetico presente in tali campioni che, tramite
avanzati metodi bioinformatici sviluppati dal nostro laboratorio, ci permette di
identificare organismi e geni microbici presenti nel microbioma intestinale». Lo studio
si è avvalso di un approccio multidisciplinare. «All’analisi metagenomica che genera
una gran mole di dati sono, infatti, seguite analisi statistiche e di apprendimento
automatico che hanno considerato campioni provenienti da un totale di nove diverse
popolazioni mondiali».
Ma non sono solo batteri e altri microorganismi del microbioma a essere associati al
cancro al colon-retto. «Abbiamo osservato che nei soggetti affetti da carcinoma, il
microbioma possiede un numero statisticamente più elevato di copie di un gene che
codifica per un enzima chiamato cutC. Questo enzima è coinvolto nel metabolismo
della colina – un composto organico preveniente dalla dieta – e nella conseguente
produzione di una molecola (la trimetilammina) che è stata associata in altri studi a
un rischio più elevato di contrarre il cancro al colon-retto».
Quanto è importante questa scoperta della connessione tra il microbioma intestinale
e il cancro al colon-retto sul piano della diagnosi precoce e dell’efficacia delle
terapie? Segata spiega: «Il fatto che il microbioma rilevato nelle feci sia altamente
predittivo per la presenza della malattia è importante perché, combinato con altri test
disponibili come quello del sangue occulto nelle feci, potrebbe aumentare
l’accuratezza diagnostica di test non invasivi». Ma aggiunge che «sul piano
terapeutico, sebbene si sia visto per altri tumori che la composizione del microbioma
è in qualche misura collegata con l’efficacia dei nuovi approcci immunoterapici, è
ancora troppo presto per pensare di agire direttamente sul microbioma per migliorare
le terapie esistenti».
L’articolo, dal titolo “Metagenomic analysis of colorectal cancer datasets identifies
cross-cohort microbial diagnostic signatures and a link with choline degradation”, è
stato pubblicato oggi sulla rivista “Nature Medicine” ed è disponibile all’indirizzo
http://dx.doi.org/10.1038/s41591-019-0405-7

(mp)


Immagini