Una ricorrenza si può onorare in molti modi. Il ciclo “Quel che resta di Alcide. Viaggio nelle memorie della Repubblica” è stato pensato per fare del 70° anniversario della morte dello statista l’occasione per un ribaltamento di prospettiva: non più solo il racconto della biografia di De Gasperi, ma un percorso in quattro incontri sulla memoria degasperiana per verificare quale sia il nostro rapporto con la storia politica. In questi 70 anni, che cosa abbiamo ricordato dello statista e che cosa abbiamo dimenticato? Quando lo abbiamo riscoperto e quando ci siamo limitati a considerarlo soltanto il simbolo di un’Italia ormai scomparsa?
Dopo i primi tre incontri – su itinerari storiografici, monumenti, film e immaginario collettivo – l’evento conclusivo, intitolato De Gasperi nella storia repubblicana e in programma lunedì 17 giugno alle 17.00 nel Salone di rappresentanza del Comune di Trento a Palazzo Geremia in via Belenzani, aumenta la densità storico-politica della riflessione, portando al centro del discorso l’eredità che lo statista trentino proietta su quella Repubblica che contribuì a fondare.
Più celebrato che studiato, più citato che compreso, il suo pensiero e il suo stile di governo sono rimasti unici. I due relatori, moderati da Flavia Piccoli Nardelli, presidente di AICI, Associazione delle istituzioni di cultura italiane, avranno il compito di mostrarne l’attualità e di suggerire nuovi modi per riflettere sulla storia della Repubblica in un momento in cui si tende a sminuirne il valore. Marco Follini, già più volte parlamentare e vicepresidente del Consiglio dei Ministri, formatosi nel solco della Democrazia cristiana di cui oggi è attento studioso, si interrogherà sulla anomalia rappresentata dallo statista trentino all’interno della DC e tra le leadership post belliche, chiedendosi se De Gasperi sia stato un democristiano a modo suo. Giuseppe Tognon, storico delle idee e presidente della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, mostrerà quali sono state le «radici degasperiane» della Repubblica. De Gasperi, impegnato per otto lunghi anni nell’attività di governo, ha saputo modellare la politica italiana intorno a valori e metodi che sono sopravvissuti a lungo dopo la sua scomparsa nel 1954.
Complessa, ingombrante e anche scomoda, la lezione degasperiana, liberata dalla retorica, ci mostra l’originalità di una grande figura novecentesca, non “scultorea” o rigida, di cerniera tra le due metà di un secolo drammatico. De Gasperi ha saputo gestire l’incontro tra i vecchi compagni nell’avventura del Partito popolare di Sturzo e nell’opposizione al fascismo e le nuove leve gettate nella mischia politica con l’avvento della democrazia. Fu un leader troppo forte per avere soltanto una «sua» corrente nel partito, impegnato a tenere unito tutto il mondo cattolico intorno ad una visione in cui i valori cristiani si coniugassero con quelli laici repubblicani sanciti dalla Costituzione e prima ancora con quelli della storia politica democratica europea. Uno statista preoccupato di restituire ai cittadini italiani risorse e dignità, ma al contempo di inaugurare uno stile di governo responsabile e rigoroso, al servizio di quello spirito di libertà che era alla base della pedagogia politica dei cattolici. De Gasperi fu un credente che, come intuì per primo lo storico Pietro Scoppola, non ebbe timore di fare della “democrazia dei cristiani” la “democrazia di tutti”.
La “solitudine” di De Gasperi, di cui parlò la figlia Maria Romana, si colora così di riflessi nuovi e si veste di una passione politica che, se anche appartiene ad altri tempi, resta nell’immaginario collettivo e non può ridursi a devozione o a rimpianto.
Info
Gli incontri sono liberi fino a esaurimento posti, senza bisogno di prenotazione. La frequenza è riconosciuta ai fini dell’aggiornamento del personale insegnante. Per informazioni o richieste comunicazione.fdg@degasperitn.it o 0461 314247.
Partnership
La rassegna è organizzata dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e dall’Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler, con il patrocinio del Comune di Trento e la collaborazione della Fondazione Museo storico del Trentino.