“Occupandomi di relazioni tra arte e moda, l’idea di scrivere un libro su Raffaella Carrà - ha spiegato Capella - mi ha allettato anche perché lei è un personaggio di famiglia, tutti abbiamo almeno un ricordo legato a lei”.
Un libro davvero colorato e pieno di immagini con una struttura trasversale in capitoli certo ma con corpo centrale che è una timeline che ci racconta la cultura e la società attraverso il rapporto di Raffaella Carrà con la moda dagli anni cinquanta fino al 2021, anno della sua scomparsa.
In particolare si evidenzia la trasformazione del ruolo della donna di cui l’artista è stata fra i protagonisti in Italia e non solo. Come ha sottolineato l’autore: “Ha fatto più lei per l’emancipazione femminile che molte battaglie femministe perché ha comunicato in modo diffuso e trasversale un concetto di donna indipendente e capace di essere una vera professionista. Prima di tutto aveva studiato, cercava sempre di migliorarsi e da donna di spettacolo sapeva esprimersi anche attraverso i vestiti che indossava. Invece sceglierà sempre dei look con giacca e cravatta per affrontare le interviste più importanti e parlare di temi come l’indipendenza femminile o le tasse al fine di non spostare l’attenzione dal tema all’aspetto frivolo del costume”.
“Raffaella Carrà - ha sottolineato Capella - è sempre riuscita a essere se stessa e riconoscibile seppur mutando negli anni facendosi ispirare dalle mode del periodo dalla Swinging London agli hippies, dal tailleur geometrico al minimal anni 90, senza dimenticare le tendenze rock e punk. La moda la divertiva. La moda ha regole ma la creatività le stravolge e lì c’è la sua genialità”.
Mentre in Italia la Carrà veniva censurata, come accadde per il suo look androgino e anche per il suo “Tuca tuca” che solo grazie all’intervento di Alberto Sordi approdò sul piccolo schermo, in altri paesi e in particolare nella pur cattolicissima Spagna ottenne un grande successo tanto che le fu affidato un programma in prima serata: “La hora de Raffaella”. Secondo Capella: “Raffaella Carrà era anche una donna molto spirituale, con una grande consapevolezza nei suoi mezzi, onestà e professionalità. Se si è così strutturati non c’è proprio bisogno di ribadire la propria importanza. Infatti lei diceva di non aver inventato nulla, ma di aver portato solo la sua normalità in scena, normalità però che per quei tempi era molto audace”.