Posto come obiettivo mondiale del prossimo futuro, quello della sostenibilità ambientale e della riduzione di Co2, il mercato che Mark Carney, già governatore della Bank of England e della Banca centrale canadese, oggi Presidente del Financial Stability Board e William Janeway, cofondatore e membro di INET (Institut for New Economic Thinking) immaginano, è un mercato volto al sostegno di tale obiettivo. «A chiedercelo è la società – chiarisce l’economista canadese -. Le risposte possibili che possiamo dare, poi, sono due: attendere e vedere in che direzione andranno le cose, oppure agire, combinando l'operato delle tre grandi tecnologie del nostro tempo, politica, finanziaria e ingegneristica». In questo senso dunque, occorre innanzitutto un ripensamento dei valori economici, ampliandoli, come chiarisce l’economista americano, «oltre l’efficienza, in nome dell’equità, che a sua volta passa attraverso resilienza, solidarietà, sostenibilità e connettività. Ma questi valori non si rafforzano da soli.
E’ qui che allora interviene, in un sistema di vicendevole collaborazione, lo Stato: alle istituzioni spetta l’investimento ma anche la regolamentazione dei mercati». Se la speculazione infatti, per i due economisti, non è necessariamente un fattore negativo (basti pensare alla “bolla” che scoppiò negli anni ‘20, portando con sé anche un forte sviluppo produttivo e tecnologico, in direzione dell’elettrico), essa deve tuttavia sottostare a regole, formali ed etiche. «Non possiamo permettere che si ripeta una crisi come quella del 2008, frutto di errori e abusi – spiega Carney – dobbiamo dare decise linee guida su come si devono comportare i mercati (compresi quelli delle criptovalute), imponendo ad esempio trasparenza e corretta esecuzione, ma anche punendo chi commette abusi». La tecnologia digitale, conclude Janeway, «sta spingendo oggi in direzione di un monopolio da parte di pochi player, ribaltando la situazione e consentendo ai mercati il controllo sullo Stato ai propri scopi». Uno scenario che anche per l’economista canadese va arginato al più presto, perché il mercato «sia al servizio delle persone ed espressione delle loro necessità, una su tutte, di nuovo, l’impellente rivoluzione sostenibile».